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SISTEMA BANCARIO, SILEONI A TUTTO CAMPO

di Redazione
 
Il Segretario generale FABI, in una lunga intervista rilasciata a QN (Il Resto del carlino, Il Giorno, La Nazione) fotografa la situazione del settore bancario italiano. 
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IL RESTO DEL CARLINO – LA NAZIONE – IL GIORNO – LA CITTA’ (TUTTE LE EDIZIONI), mercoledì 1° giugno 2016

Un settore fermo da 20 anni «Se si chiudono gli sportelli inevitabile parlare di esuberi Riportiamo servizi in banca» Lando Sileoni, segretario generale della Fabi- contesta gli allarmi sui troppi dipendenti nel credito. «Facciamo tornare nelle banche gli uffici legali e il recupero crediti».

Claudia Cervini

MILANO. PRIMA lo scandalo delle quattro banche, poi la Popolare di Vicenza e Veneto banca. E ora, mentre si attendono le prime aggregazioni tra istituti, c’è chi dice che 309mila bancari sono troppi.

Lando Sileoni, da segretario generale della Fabi, che cosa risponde?

«Dico che il settore, sotto il profilo del rinnovamento, è fermo da oltre 20 anni. A livello di relazioni sindacali abbiamo gli strumenti per gestire la solidarietà espansiva, le uscite su base volontaria, i part time. Abbiamo anticipato di sei/sette anni alcune misure del governo, ma le banche, a causa di una struttura elefantiaca, non riescono a utilizzarli».

Sono troppi anche per lei o è solo un’ossessione del governo?

«I 309 mila bancari sono troppi solo se le banche continueranno a chiudere gli sportelli. Bisogna invece coltivare la relazione col cliente. Il neo-presidente di Confindustria Vincenzo Boccia sostiene che gli istituti, oltre a verificare i bilanci, dovrebbero andare nei capannoni. Serve una maggiore elasticità in questo senso».

La tecnologia è però una realtà. Come va ripensata la banca?

«Siamo per la specializzazione dei lavoratori bancari, per riportare, all’interno delle aziende, gli uffici legali e il recupero crediti, aree che oggi vengono esternalizzate. Lo stesso vale per le consulenze fiscali, previdenziali e specialistiche. Il settore copia modelli americani che negli Usa sono presenti da decenni e ormai superati».

Le banche si stanno adoperando per rinnovare gli sportelli e gli spazi fisici. È la strada giusta?

«La ristrutturazione degli spazi con la promozione degli open-space equivale a sottrarre la privacy al cliente. Per i clienti di alto profilo e le imprese si stanno inaugurando filiali ad hoc e si sta personalizzando il servizio; la clientela media invece viene servita in un unico luogo e sottoposta a un’offerta smisurata di prodotti. Col risultato che, da un lato ha meno privacy, dall’altro non riesce a scegliere».

Così mi costringe a fare l’avvocato del diavolo. Alcune misure sono state prese. L’Abi, per esempio, ha dato la sua disponibilità a condividere un codice etico per la vendita dei prodotti finanziari.

«Vero, ma si tratta di atti unilaterali. Se non sono previste sanzioni il codice etico, di per sé, è un deterrente debole».

L’esecutivo ha modificato in senso più favorevole i termini dei fondi di solidarietà. Attualmente possono aderire ai piani di riduzione del personale le risorse a cui mancano 5 anni dal raggiungimento della pensione. Con le nuove norme potranno aderire anche le risorse che devono maturare 7 anni. A che punto siamo e cosa ne pensa.

«La soluzione non è lontana e penso che lasciare la scelta al lavoratore sia saggio e positivo».

Le aggregazioni potranno essere di supporto alle banche di medie dimensioni?

«Con la creazione del Fondo Atlante le aggregazioni sono state ritardate: nessuno dei gruppi si muoverà fino a quando il fondo non avrà completato le operazioni di ricapitalizzazione. In ogni caso, al primo licenziamento siamo pronti agli scioperi. Il problema reale da gestire non sono Vicenza, Veneto Banca, Banca Carige e via dicendo. La questione riguarda il Monte dei Paschi di Siena. La Bce pretende un partner forte. Noi siamo per il mantenimento del marchio storico, ma il governo dovrà prendere seriamente in mano la questione».

 

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1 commento

Cristiano 3 Giugno 2016 - 14:47

SALVATE I MONTEPASCHINI!!!!! (3 giugno 2016)

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