Ieri le assemblee hanno detto sì alla fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano. Sileoni: “Al riparo da acquisizioni selvagge da parte di fondi speculativi. Ora stabilità e crescita”
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Corriere della Sera 16/10/2016
Banco Bpm, sì dalle assemblee Nasce il terzo istituto italiano – Righi Stefano
MILANO La maggioranza qualificata di oltre 30 mila soci tra Verona e Rho ha dato il via libera alla fusione tra il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano. Il 1 gennaio 2017 nascerà BancoBpm Spa: sarà il terzo istituto di credito italiano. E l’effetto più macroscopico della riforma del sistema bancario voluta dal governo Renzi. Nella giornata del cambiamento – che ha mandato in archivio la banca voluta da Luigi Luzzatti dopo 150 anni, 10 mesi e tre giorni – è filato tutto liscio, commozione di Pier Francesco Saviotti compresa. A Verona i soci si sono espressi con una maggioranza bulgara (23.683 favorevoli, 118 contrari, 11 astenuti). A Milano c’è voluto più tempo e più fatica per arrivare all’annuncio del presidente Nicola Rossi (7.314 favorevoli – il 71,8 per cento – 2.731 contrari,142 astenuti, 11 non votanti). A lungo hanno aleggiato due fantasmi, la cosiddetta «quota 8 mila presenti», necessaria secondo i calcoli per far passare la maggioranza qualificata e poi Ubi, il partner a cui Milano ha detto no, richiamata sia dalle dichiarazioni del consigliere delegato Victor Massiah («se il matrimonio fallisce, noi siamo pronti»), che dal segretario nazionale dei bancari Fabi, Lando Maria Sileoni: «la nostra preferenza andava a Ubi, ma senza Mps. Questa però è un’operazione sana, che crea stabilità e i presupposti per la crescita». Il cambio di passo è atteso subito, nonostante i 1.800 esuberi, tutti volontari. La fusione realizza un’operazione di mercato – a cui hanno lavorato gli advisor Citi e Lazard per Milano; Colombo e associati, Mediobanca e Merrill Lynch per Verona -, visto che il tetto al 5 per cento del possesso azionario scadrà a marzo, a meno di tre mesi dalla nascita della nuova banca, che avrà sede (e molte funzioni strategiche) a Milano e sarà presieduta dal veronese Carlo Fratta Pasini. «Il 10% del business della nuova banca — ha sottolineato Giuseppe Castagna, che ne sarà l’amministratore delegato — matura in quattro tra le 10 regioni più ricche d’Europa: Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna. Il Ceti ratio sarà al 13 per cento e nel 2019 realizzeremo 1,1 miliardi di utile netto». Il gruppo avrà 4 milioni di clienti, 2.467 sportelli, l’8,2 per cento del mercato nazionale. Tra i più soddisfatti Pier Carlo Padoan: «Nasce con ampio consenso una grande banca — ha scritto su Twitter il ministro dell’Economia, che poi ha aggiunto — il decreto del gennaio 2015 ha avviato un consolidamento indispensabile per ritrovare la strada della crescita». Tra gli sportelli del credito un nodo si sta per sciogliere, restano – strettissimi – tutti gli altri.
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Centro 16/10/2016
Sì dai soci: fusione Bpm-Popolare – …
ROMA Le assemblee della Bpm e del Banco Popolare hanno celebrato il primo matrimonio tra popolari innescato dalla riforma del governo Renzi che, all’inizio del 2015, ha imposto alle banche cooperative con attivi superiore agli 8 miliardi di trasformarsi in spa entro la fine di quest’anno. Mentre a Verona è andato in scena un plebiscito, con 23.683 sì e 129 tra contrari e astenuti, a Milano l’assemblea è stata più lunga e combattuta, a causa della ferma opposizione dei soci pensionati della Bpm. La mobilitazione dei dipendenti, favorevoli a un’operazione che li sottrae al rischio di scalate ostili, e l’appoggio dei soci non dipendenti capitanati da Giorgio Lonardi, a cui è stato garantito un posto in cda, hanno permesso alla delibera di passare con i 171,8% dei voti, con un discreto margine rispetto alla maggioranza richiesta di due terzi. In un’assemblea record, a cui hanno partecipato oltre 10 mila soci, hanno votato sl in 7.314, no in 2.731, e si sono astenuti in 142. «Un’operazione importante» e «un segno di fiducia» verso il sistema bancario e il Paese, hanno commentato, Giuseppe Castagna, consigliere delegato di Bpm, e Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare. Soddisfazione anche da parte del governo. «Dalla fusione Bpm-Banco Popolare su impulso di una riforma del 2015 nasce oggi con ampio consenso una grande banca» ha twittato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui la legge sulle popolari «ha avviato un consolidamento indispensabile per ritrovare la strada della crescita». A Milano Castagna ha chiamato a raccolta i dipendenti ricordando i rischi che la Bpm («un bocconcino prelibato») potesse finire preda di qualche fondo speculativo e sottolineando la necessità di un «salto dimensionale» in contesto economico e normativo difficile. «Vi chiediamo di guardare al futuro e non al passato, di guardare a un sistema bancario italiano che ha grandi problemi e al quale Bpm può dare una mano per reagire». Decisiva per far passare l’operazione anche la mobilitazione dei sindacati, a partire dalla Fabi, maggioritaria in Bpm: la banca, si è congratulato il suo segretario, Lando Maria Sileoni, è stata messa «al riparo da acquisizioni selvagge da parte dei fondi speculativi»
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Citta’ 16/10/2016
Sì dai soci: fusione Bpm-Popolare – …
ROMA Le assemblee della Bpm e del Banco Popolare hanno celebrato il primo matrimonio tra popolari innescato dalla riforma del governo Renzi che, all’inizio del 2015, ha imposto alle banche cooperative con attivi superiore agli 8 miliardi di trasformarsi in spa entro la fine di quest’anno. Mentre a Verona è andato in scena un plebiscito, con 23.683 sì e 129 tra contrari e astenuti, a Milano l’assemblea è stata più lunga e combattuta, a causa della ferma opposizione dei soci pensionati della Bpm. La mobilitazione dei dipendenti, favorevoli a un’operazione che li sottrae al rischio di scalate ostili, e l’appoggio dei soci non dipendenti capitanati da Giorgio Lonardi, a cui è stato garantito un posto in cda, hanno permesso alla delibera di passare con i 171,8% dei voti, con un discreto margine rispetto alla maggioranza richiesta di due terzi. In un’assemblea record, a cui hanno partecipato oltre 10 mila soci, hanno votato sl in 7.314, no in 2.731, e si sono astenuti in 142. «Un’operazione importante» e «un segno di fiducia» verso il sistema bancario e il Paese, hanno commentato, Giuseppe Castagna, consigliere delegato di Bpm, e Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare. Soddisfazione anche da parte del governo. «Dalla fusione Bpm-Banco Popolare su impulso di una riforma del 2015 nasce oggi con ampio consenso una grande banca» ha twittato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui la legge sulle popolari «ha avviato un consolidamento indispensabile per ritrovare la strada della crescita». A Milano Castagna ha chiamato a raccolta i dipendenti ricordando i rischi che la Bpm («un bocconcino prelibato») potesse finire preda di qualche fondo speculativo e sottolineando la necessità di un «salto dimensionale» in contesto economico e normativo difficile. «Vi chiediamo di guardare al futuro e non al passato, di guardare a un sistema bancario italiano che ha grandi problemi e al quale Bpm può dare una mano per reagire». Decisiva per far passare l’operazione anche la mobilitazione dei sindacati, a partire dalla Fabi, maggioritaria in Bpm: la banca, si è congratulato il suo segretario, Lando Maria Sileoni, è stata messa «al riparo da acquisizioni selvagge da parte dei fondi speculativi»
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Eco di Bergamo 16/10/2016
Banco bpm, via libera da Verona e Milano – Nozze Banco-Bpm netta vittoria dei sì: «Ora meno scalabili» – M.F.
Una vittoria indiscutibile dei favorevoli alla fusione, che non lascia spazio a recriminazioni, e che se a Verona poteva dirsi scontata fin dalla vigilia, a Milano non lo era affatto. La fusione tra Bpm e Banco Popolare diventa realtà: lo hanno sancito ieri le due assemblee tenutesi in contemporanea sull’asse Milano-Verona, lo hanno decretato una maggioranza bulgara sul fronte del Banco (attorno al 99%) con 23.683 sì, mentre i contrari si sono fermati a 118, e solo 11 astenuti e un’altra meno netta ma altrettanto significativa (vista la spaccatura annunciata dai pensionati dei giorni scorsi) su quello Bpm, con l’approvazione dal 71,79% dei soci, 7.314 a favore, 2.731 contrari e 142 astenuti (per approvare la fusione serviva la maggioranza dei due terzi dei votanti). Con l’approvazione del progetto di fusione da parte delle due assemblee nasce così il terzo gruppo bancario italiano alle spalle di Intesa Sanpaolo e Unicredit, con 4 milioni di clienti, 2.467 sportelli e una quota di mercato dell’8,2%. Sulla base del concambio gli azionisti del Banco rappresenteranno il 54,6% del capitale e quelli della Bpm il 45,4%. L’obiettivo è di conseguire 1,1 miliardi di utili al 2019, portando la redditività del capitale (rote) dal 5,5% al 9% e il Cet1, principale indicatore di solidità patrimoniale, dal 12,3% al 12,9%, spingendo al contempo su una forte riduzione dello stock di crediti deteriorati, destinati a ridursi da 31,5 a 23,9 miliardi. Prevista l’uscita di 1.800 dipendenti, solo su base volontaria, e la chiusura di 335 filiali, che contribuiranno a raggiungere sinergie a regime per 460 milioni. È la prima aggregazione scaturita dalla legge che ha imposto la trasformazione delle popolari in società per azioni Un processo, quello che ha portato alla nascita di Banco Bpm (questo il nome del nuovo istituto), costellato dalle rigorose richieste della Bce, alle prese con l’esame della sua prima fusione dopo l’avvio dell’Unione Bancaria. Forse è anche per questo che, commentando la notizia, il premier Matteo Renzi, parlando della «prima vera fusione tra banche» tra Banco e Bpm, ha aggiunto: «Certo il fatto che ci sono voluti 18 mesi la dice lunga». «Miglioreremo i servizi». Sul fronte veronese, «la fusione tra Banco e Bpm – ha spiegato il presidente del Banco Popolare, Carlo Fratta Pasini -, è un segno di fiducia verso il nostro sistema bancario e di speranza per il Paese. La missione affidata alla nuova banca di rispondere ai precipitosi mutamenti del mercato, migliorando il servizio ad imprese, famiglie e comunità dei territori di riferimento appare, ad un tempo, difficile ed affascinante. La nuova banca non la eluderà grazie all’impegno delle sue persone». Da parte milanese invece, il consigliere delegato di Bpm, Giuseppe Castagna ha spiegato come Banco Bpm sia oggi «una public company» senza un nocciolo duro di azionisti anche se è «è meno probabile» che possa essere esposta ad acquisizioni della sola Bpm trasformata in Spa. Anche a pochi minuti dal voto, Castagna aveva insistito sul fatto che ima fusione allontanerebbe le mire di chi vede in Bpm «un bocconcino prelibato per i fondi e le banche estere». Parole che hanno colpito nel segno in platea, con il voto meno diviso rispetto alle previsioni. Padoan: i frutti della riforma – Tomando alle reazioni sul fronte governativo, su Twitter il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha dichiarato che «dalla fusione Bpm-Banco Popolare su impulso di una riforma del 2015 nasce oggi con ampio consenso una grande banca». Il ministro ha anche ricordato come «il decreto legge numero 3 del 24/1/2015 ha avviato un consolidamento indispensabile per ritrovare la strada della crescita». M. F. Dai sindacati ok alla fusione «Adesso stabilità e crescita» «Abbiamo votato un sì convinto alla fusione Banco-Bpm – spiega il segretario Fabi, Sileoni -: ora il management punti su stabilità e crescita»
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Gazzetta del Mezzogiorno 16/10/2016
Banco Bpm, prima fusione con la riforma delle Popolari – Algisi Paolo
RHO (MILANO). Le assemblee della Bpm e del Banco Popolare hanno celebrato il primo «matrimonio» tra popolari innescato dalla riforma del governo Renzi che, all’inizio del 2015, ha imposto alle banche cooperative con attivi superiore agli 8 miliardi di trasformarsi in spa entro la fine di quest’anno. Nasce così la terza banca del Paese. Mentre a Verona è andato in scena un plebiscito, con 23.683 sì e 129 tra contrari e astenuti, a Milano l’assemblea è stata più lunga e combattuta, a causa della ferma opposizione dei soci pensionati della Bpm. La mobilitazione dei dipendenti, favorevolia un’operazione che li sottrae al rischio di scalate ostili, e l’appoggio dei soci non dipendenti capitanati da Giorgio Lonardi, a cui è stato garantito un posto in cda, hanno permesso alla delibera di passare con il 71,8% dei voti, con un discreto margine rispetto alla maggioranza richiesta di due terzi. In un’assemblea record, a cui hanno partecipato oltre 10 mila soci, hanno votato sì in 7.314, no in 2.731, e si sono astenuti in 142. «Un’operazione importante» e «un segno di fiducia» verso il sistema bancario e il Paese, hanno commentato, Giuseppe Castagna, consigliere delegato di Bpm, e Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare. Mentre un commosso Pier Francesco Saviotti, acclamato a Verona, ha parlato di assemblea «storica» destinata a «lasciare il segno nel panorama bancario nazionale» e a «creare un istituto forte». Soddisfazione anche da parte del governo. «Dalla fusione Bpm-Banco Popolare su impulso di una riforma del 2015 nasce oggi con ampio consenso una grande banca» ha twittato il ministro dell’Economia. Pier Carlo Padoan. secondo cui la legge sulle popolari «ha avviato un consolidamento indispensabile per ritrovare la strada della crescita». È stata «la prima vera fusione tra banche, certo il fatto che ci sono voluti 18 mesi la dice lunga» ha commentato il premier Matteo Renzi. A Milano Castagna ha chiamato a raccolta i dipendenti ricordando i rischi che la Bpm («un bocconcino prelibato») potesse finire preda di qualche fondo speculativo e sottolineando la necessità di un «salto dimensionale» in contesto economico e normativo difficile. «Vi chiediamo di guardare al futuro e non al passato, di guardare a un sistema bancario italiano che ha grandi problemi e al quale Bpm può dare una mano per reagire», è stato il suo appello. Decisiva per far passare l’operazione anche la mobilitazione dei sindacati, a partire dalla Fabi, maggioritaria in Bpm: la banca, si è congratulato il suo segretario, Lando Maria Sileoni, è stata messa «al riparo da acquisizioni selvagge da parte dei fondi speculativi» mentre il segretario della Uilca, Massimo Masi, ha parlato di modello che «crea valore non solo per il terzo gruppo bancario italiano, ma per l’intero settore del credito». A questo punto «andiamo avanti con il cantiere dell’integrazione», che diventerà effettiva del primo gennaio 2017, ha detto Castagna. Escluso il coinvolgimento in salvataggi di altre banche: «L’operazione è talmente grande, importante e prenderà così tanto tempo che non ci consentirà di avere distrazioni». Banco Bpm dovrà anche cercare un assetto azionario stabile: la banca, ha ammesso Castagna, resta una «public company», seppur meno esposta della sola Bpm al rischio di scalate. «Ci potranno essere evidentemente avvicinamenti di qualcuno che interessato a prendere delle posizioni più rilevanti» ma ad oggi «non abbiamo indicazioni in tal senso». Il tetto del 5% al diritto di voto, che scadrà il prossimo marzo, non è un ostacolo: «chi vuol prendere anche più del 5% – ha spiegato Castagna – potrà esercitare i suoi diritti già nella prossima assemblea».
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Gazzetta di Mantova 16/10/2016
Sì dai soci: fusione Bpm-Popolare – …
ROMA Le assemblee della Bpm e del Banco Popolare hanno celebrato il primo matrimonio tra popolari innescato dalla riforma del governo Renzi che, all’inizio del 2015, ha imposto alle banche cooperative con attivi superiore agli 8 miliardi di trasformarsi in spa entro la fine di quest’anno. Mentre a Verona è andato in scena un plebiscito, con 23.683 sì e 129 tra contrari e astenuti, a Milano l’assemblea è stata più lunga e combattuta, a causa della ferma opposizione dei soci pensionati della Bpm. La mobilitazione dei dipendenti, favorevoli a un’operazione che li sottrae al rischio di scalate ostili, e l’appoggio dei soci non dipendenti capitanati da Giorgio Lonardi, a cui è stato garantito un posto in cda, hanno permesso alla delibera di passare con il 71,8% dei voti, con un discreto margine rispetto alla maggioranza richiesta di due terzi. In un’assemblea record, a cui hanno partecipato oltre 10 mila soci, hanno votato sì in 7.314, no in 2.731, e si sono astenuti in 142. «Un’operazione importante» e «un segno di fiducia» verso il sistema bancario e il Paese, hanno commentato, Giuseppe Castagna, consigliere delegato di Bpm, e Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare. Soddisfazione anche da parte del governo. «Dalla fusione Bpm-Banco Popolare su impulso di una riforma del 2015 nasce oggi con ampio consenso una grande banca» ha twittato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui la legge sulle popolari «ha avviato un consolidamento indispensabile per ritrovare la strada della crescita». A Milano Castagna ha chiamato a raccolta i dipendenti ricordando i rischi che la Bpm («un bocconcino prelibato») potesse finire preda di qualche fondo speculativo e sottolineando la necessità di un «salto dimensionale» in contesto economico e normativo difficile. «Vi chiediamo di guardare al futuro e non al passato, di guardare a un sistema bancario italiano che ha grandi problemi e al quale Bpm può dare una mano per reagire». Decisiva per far passare l’operazione anche la mobilitazione dei sindacati, a partire dalla Fabi, maggioritaria in Bpm: la banca, si è congratulato il suo segretario, Lando Maria Sileoni, è stata messa «al riparo da acquisizioni selvagge da parte dei fondi speculativi»
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Giornale 16/10/2016
Banco-Bpm, ok dei soci alla fusione – Restelli Massimo
La Popolare Milano e il Banco Popolare si uniscono per creare il terzo gruppo del Paese alle spalle di Intesa Sanpaolo e Unicredit. Ma se nella Verona di Pier Francesco Saviotti l’assemblea dei soci chiamata ad approvare le nozze è stata un plebiscito (oltre 23mila i voti favorevoli contro 118 contrari e 11 astenuti), a Milano la base di Bpm ha concesso un «sì» sofferto e di misura, dopo 8 ore di discussione. Malgrado l’intera macchina organizzativa di Bpm abbia lavorato per garantire un’affluenza crescente con il passare delle ore (oltre 10mila i voti validi, di cui 5.406 fisicamente presenti nei capannoni. di Fiera Milano a Rho) e rendere così difficile il compito dell’opposizione guidata dai soci pensionati (che potevano disporre di 10 deleghe), allo spoglio i contrari sono risultati infatti 2.731 (26,8%), 800 di più di quanto stimato dagli alchimisti del voto del gruppo. Le schede favorevoli sono invece risultate 7.314 (71,79%), percentuale sufficiente ma non distante dal quorum minimo dei due terzi. Tutti i sindacati erano schierati per la fusione ma è entrata in azione una nutrita squadra di «cecchini», probabilmente complice un ultimo colpo di coda dell’Associazione Amici, disciolta da anni ma ancora presente nel cuore del «parlamento» di Piazza Meda. E ieri molto ha pesato appunto la guerra delle deleghe: da una parte i pensionati, dall’altra quelle rastrellate tra i familiari dei dipendenti. La fusione Banco Bpm, allo stato il solo frutto concreto della riforma Renzi che nel gennaio 2015 ha imposto per decreto alla cooperative di diventare spa, è comunque ormai al sicuro. «Esprimiamo soddisfazione per Banco-Bpm» ma pensando che ci sono voluti 18 mesi la dice lunga», ha detto ieri Renzi. «Questo è un bel cambiamento per la banca e per il nostro Paese», ha rimarcato l’ad Giuseppe Castagna, cui va ora il compito di costruire il nuovo maxi-gruppo da 4mila clienti e che ha promesso 1,1 miliardi di utili entro il 2019. II futuro Banco Bpm «sarà un polo aggregante, ma per eventuali acquisizioni servirà tanto tempo», ha proseguito il banchiere specificando che, su indicazione Bce, a marzo 2017 scade il tetto del 5% al possesso azionario che agisce ora da scudo antiscalata: «Siamo una public company». II nuovo campione nazionale nascerà entro il primo di gennaio: il Banco si è appoggiato a Mediobanca come advisor, Bpm a Citi e Lazard. Il percorso di integrazione passa dal concambio di un’azione della nuova capogruppo per ogni titolo del Banco e per ogni 6,386 azioni Pop Milano. Proprio i rapporti di forza sono stati soggetto ieri di forti critiche da parte dei soci Bpm (che avrà un peso nell’aggregato del 46% contro il 54% del Banco) e lo stesso presidente del Cds Nicola Rossi (vicino ai pensionati) ha invitato a valutare i rischi dell’operazione e poi non ha votato. Un centinaio gli interventi dove, sotto gli occhi degli emissari della Consob, hanno spiccato quelli velenosissimi di alcuni pensionati, l’accorato «sì» al Banco del leader dei soci non dipendenti Piero Lonardi e quello dei sindacati, il cui impegno è risultato determinante per la fusione. Hanno preso la parola il capo della Fabi, Lando Sileoni (che ha rimarcato come Bpm sia ora al riparo da acquisizioni selvagge) e della Uilca, Massimo Masi. «Non è un funerale ma una nuova storia» aveva assicurato qualche ora prima a Verona Saviotti, visibilmente commosso, ai soci del Banco. II banchiere, l’unico che in questi ultimi anni ha fatto un passo indietro per permettere una fusione, ha poi dato una stoccata a Victor Massiah definendo «non molto corretto» l’intervento di venerdì dell’ad di Ubi sulla possibilità di un nuovo interesse se fosse saltato l’asse con Bpm.
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Giorno – Carlino – Nazione 16/10/2016
Banco e Bpm, un plebiscito per la fusione Nasce la terza banca italiana – Via libera alle nozze Banco-Bpm «Siamo più forti, scalarci sarà dura» – Cervini Claudia
MILANO CE l’hanno fatta. Quasi dieci anni dopo le nozze tra Banca Intesa e Sanpaolo Imi (era il 2017), le assemblee dei soci di Bpm e Banco Popolare hanno approvato la fusione, la seconda più grande operazione di questa natura che il credito nazionale ricordi. Il progetto prevede la nascita della nuova realtà Banco Bmp, in forma di società per azioni: una governance imposta dalla riforma delle banche popolari promossa dal governo Renzi. Grazie al Si dei soci, dal primo gennaio 2017 nascerà il terzo gruppo bancario del Paese con 4 milioni di clienti, 2.467 filiali, una quota di mercato a livello nazionale dell’8,2% e un presidio particolarmente forte in Lombardia, Veneto e Piemonte. L’operazione è di quelle storiche e, in serata, è arrivato il commento del premier: «Siamo di fronte alla prima vera fusione tra banche. Il fatto che ci sono voluti 18 mesi la dice lunga». PER il consigliere delegato di Bpm, Giuseppe Castagna, che guiderà il nuovo gruppo in qualità di ceo, l’esito è stato liberatorio. «Siamo contenti, questo è un bel cambiamento per la banca e per il nostro Paese», ha commentato a caldo. «Diecimila persone in assemblea non è cosa di tutti i giorni», ha aggiunto. Per Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare e presidente del nuovo polo «è un segno di fiducia verso il nostro sistema bancario e di speranza per il Paese». Soddisfatto anche il presidente di Bpm Mario Anolli, che definisce la giornata «bellissima e sofferta», mentre l’ad del Banco, Pier Francesco Saviotti, precisa che «in una giornata come questa non c’è niente che possa creare preoccupazioni». Se a Verona il voto favorevole dell’assemblea era dato quasi per scontato non era lo stesso per Milano, dove i soci pensionati avevano annunciato battaglia. Ma nel pomeriggio, dopo il Si plebiscitario del Banco giunto con una percentuale del 99,5%, è arrivato anche quello di Milano, dove la fusione è passata con l’appoggio del 71,79% dei soci intervenuti (a favore si sono espressi 7.314 soci, i contrari sono stati 2.731). Ora occorre lavorare al nuovo gruppo. A marzo 2017 scadrà il tetto del 5% al possesso azionario nella neonata Bpm-Banco che diventa a tutti gli effetti una public company. «Saremo a rischio scalata? Chiunque — spiega Castagna — in un mercato globale è esposto a possibili acquisizioni, le due entità messe insieme valgono 4 miliardi di euro, non è una cifra impossibile, ma una scalata ora è più improbabile di quanto sarebbe stata se Bpm fosse rimasta da sola, con una capitalizzazione di 1,8 miliardi». Anche il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, favorevole al Si insieme agli altri leader sindacali, ha sottolineato che ora la banca è al riparo da acquisizioni selvagge. SECONDO quanto definito dal piano strategico, il gruppo dovrebbe raggiungere nel 2019 un utile normalizzato di 1,1 miliardi e un indice di redditività operativa del 9%. L’integrazione determinerà inoltre sinergie a regime per 460 milioni, di cui 140 milioni per riduzione del personale attraverso circa 1.800 esuberi. Altri 110 milioni saranno risparmiati sui costi operativi, con la razionalizzazione delle duplicazioni di spesa, l’incremento del potere contrattuale e la riduzione del numero di filiali. In linea con le richieste Bce, i crediti deteriorati scenderanno di 8 miliardi nel 2019. In futuro Bpm-Banco potrà forse anche essere un nuovo polo aggregante, ma ora è tempo di digerire la fusione.
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Messaggero Veneto 16/10/2016
Sì dai soci: fusione Bpm-Popolare – …
ROMA Le assemblee della Bpm e del Banco Popolare hanno celebrato il primo matrimonio tra popolari innescato dalla riforma del governo Renzi che, all’inizio del 2015, ha imposto alle banche cooperative con attivi superiore agli 8 miliardi di trasformarsi in spa entro la fine di quest’anno. Mentre a Verona è andato in scena un plebiscito, con 23.683 sì e 129 tra contrari e astenuti, a Milano l’assemblea è stata più lunga e combattuta, a causa della ferma opposizione dei soci pensionati della Bpm. La mobilitazione dei dipendenti, favorevoli a un’operazione che li sottrae al rischio di scalate ostili, e l’appoggio dei soci non dipendenti capitanati da Giorgio Lonardi, a cui è stato garantito un posto in cda, hanno permesso alla delibera di passare con il 71,8% dei voti, con un discreto margine rispetto alla maggioranza richiesta di due terzi. In un’assemblea record, a cui hanno partecipato oltre 10 mila soci, hanno votato sì in 7.314, no in 2.731, e si sono astenuti in 142. «Un’operazione importante» e «un segno di fiducia» verso il sistema bancario e il Paese, hanno commentato, Giuseppe Castagna, consigliere delegato di Bpm, e Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare. Soddisfazione anche da parte del governo. «Dalla fusione Bpm-Banco Popolare su impulso di una riforma del 2015 nasce oggi con ampio consenso una grande banca» ha twittato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui la legge sulle popolari «ha avviato un consolidamento indispensabile per ritrovare la strada della crescita». A Milano Castagna ha chiamato a raccolta i dipendenti ricordando i rischi che la Bpm («un bocconcino prelibato») potesse finire preda di qualche fondo speculativo e sottolineando la necessità di un «salto dimensionale» in contesto economico e normativo difficile. «Vi chiediamo di guardare al futuro e non al passato, di guardare a un sistema bancario italiano che ha grandi problemi e al quale Bpm può dare una mano per reagire». Decisiva per far passare l’operazione anche la mobilitazione dei sindacati, a partire dalla Fabi, maggioritaria in Bpm: la banca, si è congratulato il suo segretario, Lando Maria Sileoni, è stata messa «al riparo da acquisizioni selvagge da parte dei fondi speculativi»
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Nuova Venezia-Mattino di Padova-Tribuna di Treviso 16/10/2016
Passa la fusione Banco-Bpm nasce la terza banca italiana – I soci dicono “sì” nasce Banco-Bpm – Vallin Eleonora
VERONA Nasce Banco-Bpm Spa con l’ok dei soci di Verona e Milano nella loro ultima assemblea popolare e capitaria: una testa, un voto. Maggioranza bulgara a Verona: 99,5% di sì, percentuale minore, ma più alta delle aspettative, a Milano: 71,79% azionisti a favore della fusione. Prende così il largo, dopo mesi di trattativa tra le parti e soprattutto con i vigilatori che hanno imposto al Banco un aumento di capitale da 1 miliardo, la terza banca d’Italia. Istituto che, a detta dello stesso Pier Francesco Saviotti, ad del Banco, si propone oggi sul mercato «come una valida alternativa» a Banca Intesa. Ieri le due assemblee dei soci, svoltesi in contemporanea a Verona e Milano, hanno suggellato il progetto di fusione delle due (ex) Popolari che si tradurrà a gennaio 2017 nella nascita di una nuova Spa. Il concambio è stato fissato in un’azione della nuova capogruppo per ogni azione del Banco e per ogni 6,386 azioni Pop Milano. Banco-Bpm, questo il nome definitivo, ha un attivo di oltre 171 miliardi di euro, 4 milioni di clienti, 2.467 sportelli, circa 25mila dipendenti e quasi 120 miliardi di impieghi. Un futuro comune ma due passati diversi. A partire da ieri, con due assise differenti per clima e numeri, sia nella partecipazione sia nel verdetto finale. A Verona, deleghe comprese, si sono registrati 24 mila voti. In sala oltre 10 mila presenze fin dalle 9 del mattino. Una reunion di amici e bancari «semplice» come l’ha definita il presidente Carlo Fratta Pasini, «la meno complessa di sempre». Solo una trentina di interventi “soft” al microfono, nell’alveo dei 3 minuti concessi, che han condotto a una votazione bulgara 23.683 a favore, 11 astenuti e 118 contrari. A Milano il clima è stato molto più teso. Fin dall’avvio il presidente del consiglio di sorveglianza di Bpm, Nicola Rossi, ha invitato i soci a considerare con «attenzione» quelli che sono «i principali fattori di rischio dell’ operazione», e di dare attenta lettura della documentazione assembleare. «Vogliamo che la nostra banca, splendida e in forma, possa – nelle acque più difficili di una società per azioni – essere ancora protagonista e non potenziale target di qualche acquisizione» ha quindi aggiunto Giuseppe Castagna, consigliere delegato di Banca Popolare di Milano. Alla fine anche Milano è riuscita a strappare il sì, nonostante i rappresentanti delle associazioni dei pensionate “Patto per Bpm” e “Lisippo per Bpm” abbiamo confermano sin da subito la loro contrarietà assoluta. A fine votazioni, arrivate alle 16.30 del pomeriggio dopo quasi un centinaio di interventi ben più focosi di Verona, a favore delle fusione si sono espressi 7.314 soci, i contrari sono stati 2.731, gli astenuti 142 mentre 11 non hanno votato. Positive e immediate le reazioni dei sindacati: «Un sì positivo per il settore e per il Paese, che apre nuove prospettive e darà sicurezza a lavoratori e risparmiatori» ha precisato il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale. «Con il voto di oggi nasce il terzo gruppo bancario italiano, che valorizza Bpm e il Banco e le mette al riparo da acquisizioni selvagge» ha aggiunto il segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni. Così anche Massimo Masi della Uilca nazionale: «Questo progetto creerà valore per il terzo gruppo bancario italiano e l’intero settore del credito, rafforzandolo e diventando un modello da seguire per le prossime fusioni». Anche il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha affidato a twitter il suo più che positivo commento: «Dalla fusione di Popolare di Milano e Banco Popolare su impulso di una riforma de12015 nasce oggi con ampio consenso una grande banca».
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Prealpina 16/10/2016
Le assemblee dicono sì: nasce Banco Bpm – …
MILANO – (e.p.) Nessuna sorpresa: entrambe le assemblee dei soci di Bpm e Banco Popolare ieri hanno approvato la fusione dei due storici istituti. Per il Banco Popolare, a Verona, il sì ha vinto a larga maggioranza: i voti a favore sono stati 23.683, i contrari 118, 11 gli astenuti. A Milano, il matrimonio è stato approvato con numeri meno bulgari, dal 71,79%. A favore si sono espressi 7.314 soci, i contrari sono stati 2.731, gli astenuti 142 mentre 11 non hanno votato. L’approvazione del progetto darà vita al terzo gruppo italiano alle spalle di Intesa Sanpaolo e Unicredit, con 4 milioni di clienti, 2.467 sportelli e una quota di mercato dell’ 8,2%. Si tratta della prima aggregazione scaturita dalla legge che ha imposto la trasformazione delle popolari in società per azioni. Il processo che ha portato alla nascita di Banco Bpm – questo il nome del nuovo istituto – è stato costellato dalle rigorose richieste della Bce, alle prese con l’esame della sua prima fusione dopo l’avvio dell’Unione Bancaria. La vigilanza europea ha imposto al Banco un aumento da 1 miliardo, allo scopo di alzare le coperture sul corposo stock di crediti deteriorati, mentre ha ridimensionato le richieste della Bpm su governance e autonomia della sua banca, che dopo un triennio dovrà essere incorporata nella capogruppo. Si è dovuti ricorrere ad equilibri da manuale Cencelli nella distribuzione degli incarichi tra Verona, Milano, Lodi e Novara. Una storia che riguarda da vicino anche il Varesotto, dove i due gruppi insieme rappresentano una presenza storica, con 45 (Bpm) e 33 (Banco) sportelli in provincia. Soddisfatta la Fabi: «Sì alla fusione, come auspicato dal segretario della Fabi Lando Maria Sileoni – commenta il coordinatore varesino Alessandro Frontini -: serve al sistema bancario nel suo complesso, è un’operazione indispensabile per un rilancio del sistema e che si spera possa essere copiata anche da altri istituti. Sulla piazza varesina occorrerà vigilare e vedere come il piano industriale si orienterà sulla questione delle filiali in sovrapposizione e sugli esuberi. Abbiamo più volte ribadito che l’operazione dovrà essere solo su base volontaria». Una «fusione importante non solo per il futuro Gruppo ma per tutto il sistema dove un sì significherebbe l’inizio per altre possibili fusioni ad oggi tutte in attesa del verdetto definitivo delle assemblee di Banco e Bpm», aggiunge Alberto Zonca, segretario provinciale Uilca.
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Provincia – Pavese 16/10/2016
Sì dai soci: fusione Bpm-Popolare – …
ROMA Le assemblee della Bpm e del Banco Popolare hanno celebrato il primo matrimonio tra popolari innescato dalla riforma del governo Renzi che, all’inizio del 2015, ha imposto alle banche cooperative con attivi superiore agli 8 miliardi di trasformarsi in spa entro la fine di quest’anno. Mentre a Verona è andato in scena un plebiscito, con 23.683 sì e 129 tra contrari e astenuti, a Milano l’assemblea è stata più lunga e combattuta, a causa della ferma opposizione dei soci pensionati della Bpm. La mobilitazione dei dipendenti, favorevoli a un’operazione che li sottrae al rischio di scalate ostili, e l’appoggio dei soci non dipendenti capitanati da Giorgio Lonardi, a cui è stato garantito un posto in cda, hanno permesso alla delibera di passare con il 71,8% dei voti, con un discreto margine rispetto alla maggioranza richiesta di due terzi. In un’assemblea record, a cui hanno partecipato oltre 10 mila soci, hanno votato sì in 7.314, no in 2.731, e si sono astenuti in 142. «Un’operazione importante» e «un segno di fiducia» verso il sistema bancario e il Paese, hanno commentato, Giuseppe Castagna, consigliere delegato di Bpm, e Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare. Soddisfazione anche da parte del governo. «Dalla fusione Bpm-Banco Popolare su impulso di una riforma del 2015 nasce oggi con ampio consenso una grande banca» ha twittato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui la legge sulle popolari «ha avviato un consolidamento indispensabile per ritrovare la strada della crescita». A Milano Castagna ha chiamato a raccolta i dipendenti ricordando i rischi che la Bpm («un bocconcino prelibato») potesse finire preda di qualche fondo speculativo e sottolineando la necessità di un «salto dimensionale» in contesto economico e normativo difficile. «Vi chiediamo di guardare al futuro e non al passato, di guardare a un sistema bancario italiano che ha grandi problemi e al quale Bpm può dare una mano per reagire». Decisiva per far passare l’operazione anche la mobilitazione dei sindacati, a partire dalla Fabi, maggioritaria in Bpm: la banca, si è congratulato il suo segretario, Lando Maria Sileoni, è stata messa «al riparo da acquisizioni selvagge da parte dei fondi speculativi».
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Repubblica 16/10/2016
Bpm-Banco, via al terzo polo italiano – Puledda Vittoria
MILANO. Oltre 30mila soci hanno detto sì alla fusione tra il Banco Popolare e la Banca popolare di Milano. Con un voto plebiscitario a Verona (23 mila a favore, 118 contro) e un’adesione ben più sofferta a Milano, dove quasi il 30% dei soci Bpm ha votato contro. Quel che conta è comunque il risultato: fusione tar le due Popolari e trasformazione in spa dal primo gennaio 2017. L’andamento delle due assise è stato molto diverso (quella della Bpm è durata quasi sette ore; a Verona all’ora di pranzo era tutto finito ) ma il risultato è la nascita del terzo gruppo bancario nazionale, il primo per quote di mercato in Lombardia ( davanti anche a Intesa) con una presenza importante in 4 delle 10 regioni più ricche d’Europa. Poco importa se il percorso per arrivare alle nozze è stato accidentato, lungo e difficile: «Si tratta di un salto, con cui vi chiediamo di guardare al futuro e non al passato», aveva spiegato in apertura dei lavori Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Bpm, rivolgendosi anche a quella parte -in particolare i soci pensionati – fortemente contraria (il presidente del cds, Nicola Rossi, non ha votato). Più semplice il compito di Pier Francesco Saviotti, a Verona. «Un po’ di emozione c’è, questa è l’ultima assemblea dei soci del Banco», ha detto l’ amministratore delegato, che non ha nascosto la fatica per il lavoro svolto (compresa la possibilità, remota, di ricorrere ad un piano B se Bpm avesse bocciato la fusione) anche se ha subito rilanciato con l’orgoglio per l’operazione varata, che porterà ad un miliardo di utili nel 2019. Nei prossimi mesi andranno avanti i cantieri per l’integrazione e verrà definita la prima linea della banca. Che dal primo gennaio sarà un’entità unica, con una capitalizzazione intorno ai 4 miliardi. Abbastanza per essere tra i primi in Italia, ma non abbastanza per metterla al riparo da possibili scalate ( «Siamo una public company», ha ricordato Castagna). In ogni caso in una posizione di maggior forza rispetto a prima: «Chiunque in un mercato globale è esposto ad acquisizioni – ha ricordato l’ad di Bpm – ma sicuramente è meno probabile che per Bpm da sola, con i suoi 1,8 miliardi di capitalizzazione, le sue performance già raggiunte e il suo piano già realizzato». L’operazione, ha subito avuto il plauso del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan («Oggi nasce, con ampio consenso, una grande banca») e dei sindacati dei bancari, dalla Fabi alla Fisac, alla Uilca, che hanno parlato di «esito favorevole, che dà stabilita e un segnale positivo all’intero settore bancario», mentre brindano gli advisor delle due banche (Colombo e associati, Medio-banca e Merrill Lynch per il Banco, Lazard e Citi per Bpm). Ciò non toglie che il percorso per arrivare alla fusione abbia visto momenti di grande tensione. Anche ieri, nell’assemblea della Bpm, dove molti interventi hanno contestato il concambio e sottolineato i molti crediti in difficoltà del Banco, che hanno portato Verona a dover fare un aumento da un miliardo, propedeutico alla fusione. Proprio parlando della fusione Saviotti ha detto: «Per il momento non c’è nessuno colloquio in corso con la Bce, anche se dalla Bce ci si può aspettare di tutto». Polemiche passate: dopo la proclamazione del voto Castagna abbraccia la moglie dal palco e va anche lui a festeggiare, pazienza se il suo Napoli ha perso.
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Secolo XIX 16/10/2016
Bpm-Popolare, matrimonio riuscito – P.AL.
Via libera delle due assemblee: nasce il terzo polo bancario del Paese RHO. Le assemblee della Bpm e del Banco Popolare hanno celebrato il primo “matrimonio” tra popolari innescato dalla riforma del governo Renzi che, all’inizio del 2015, ha imposto alle banche cooperative con attivi superiore agli 8 miliardi di trasformarsi in Spa entro la fine di quest’anno. Mentre a Verona è andato in scena un plebiscito, con 23.683 sì e 129 tra contrari e astenuti, a Milano l’assemblea è stata più lunga e combattuta, a causa della ferma opposizione dei soci pensionati della Bpm. La mobilitazione dei dipendenti, favorevoli a un’operazione che li sottrae al rischio di scalate ostili, e l’appoggio dei soci non dipendenti capitanati da Giorgio Lonardi, a cui è stato garantito un posto in cda, hanno permesso alla delibera di passare con il 71,8% dei voti, con un discreto margine rispetto alla maggioranza richiesta di due terzi. In un’assemblea record, a cui hanno partecipato oltre 10 mila soci, hanno votato sì in 7.314, no in 2.731, e si sono astenutiin142. «Un’operazione importante» e «un segno di fiducia» verso il sistema bancario e il Paese, hanno commentato, Giuseppe Castagna, consigliere delegato di Bpm, e Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare. Mentre un commosso Pier Francesco Saviotti, acclamato a Verona, ha parlato di assemblea «storica» destinata a «lasciare il segno nel panorama bancario nazionale» e a «creare un istituto forte». Soddisfazione anche da parte del governo. «Dalla fusione Bpm-Banco Popolare su impulso di una riforma del 2015 nasce oggi con ampio consenso una grande banca» ha twittato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. C’è stata «la prima vera fusione tra banche, certo il fatto che ci sono voluti 18 mesi la dice lunga» ha commentato il premier Matteo Renzi. A Milano Castagna ha chiamato a raccolta i dipendenti ricordando i rischi che la Bpm («un bocconcino prelibato») potesse finire preda di qualche fondo speculativo e sottolineando la necessità di un «salto dimensionale» in contesto economico e normativo difficile. «Vi chiediamo di guardare al futuro e non al passato, di guardare a un sistema bancario italiano che ha grandi problemi e al quale Bpm può dare una mano per reagire», è stato il suo appello. Decisiva per far passare l’operazione anche la mobilitazione dei sindacati, a partire dalla Fabi, maggioritaria in Bpm: la banca, si è congratulato il suo segretario, Lando Maria Sileoni, è stata messa «al riparo da acquisizioni selvagge da parte dei fondi speculativi». A questo punto «andiamo avanti con il cantiere dell’integrazione», che diventerà effettiva del primo gennaio 2017, ha detto Castagna. Escluso il coinvolgimento in salvataggi di altre banche: «L’operazione è talmente grande, importante e prenderà così tanto tempo che non ci consentirà di avere distrazioni». Banco Bpm dovrà anche cercare un assetto azionario stabile: la banca, ha ammesso Castagna, resta una «public company», seppur meno esposta della sola Bpm al rischio di scalate. «Ci potranno essere evidentemente avvicinamenti di qualcuno che interessato a prendere delle posizioni più rilevanti» ma ad oggi «non abbiamo indicazioni in tal senso». Il tetto del 5% al diritto di voto, che scadrà il prossimo marzo, non è un ostacolo: «Chi vuol prendere anche più del 5% – ha spiegato Castagna potrà esercitare i suoi diritti già nella prossima assemblea». P. AL.
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Stampa 16/10/2016
Bpm e Banco Popolare, sì alle nozze “Ora è nata la terza banca in Italia” – Spini Francesco
MILANO I soci della Banca Popolare di Milano e del Banco Popolare dicono «si» alle nozze: nasce Banco Bpm, terzo istituto di credito dietro i colossi Unicredit e Intesa Sanpaolo. La suspence è tutta per Milano, ma si scioglie poco dopo le 16, al termine di 7 ore di dibattito, quando il presidente Nicola Rossi (dapprima schierato per il «no», come l’associazione dei soci-pensionati, ma che alla fine preferisce non votare) legge il verdetto. Le nozze e la concomitante trasformazione in Spa passano con 7.314 voti a favore, pari al 71,79%, appena 522 voti in più del quorum dei due terzi degli oltre 10 mila presenti. Sono le deleghe a risultare determinanti per l’ultimo verdetto «una testa un voto» dell’imprevedibile popolare milanese. II via libera di Verona, invece, è plebiscitario: i voti a favore sono pari al 99,5% dei quasi 24 mila voti espressi. A sera, anche il governo si congratula. Il ministro Pier Carlo Padoan celebra la nascita di una «grande banca» che avvia «un consolidamento indispensabile per ritrovare la strada della crescita». Anche il premier Matteo Renzi saluta «la prima vera fusione tra banche». Ma aggiunge: «Certo, il fatto che ci sono voluti 18 mesi la dice lunga…». E difatti lo sa benissimo anche l’ad di Bpm (a cui andrà la guida del Banco Bpm), Giuseppe Castagna, quando ammette che «senza il decreto sulle popolari oggi non saremmo qui. Il decreto Renzi ci ha aperto gli occhi su come il sistema bancario stava cambiando». Castagna, ai soci descrive l’aggregazione come «un salto con cui guardare al futuro e non al passato». Ai pensionati, tra cui molti ex «ras» della famigerata associazione «Amici della Bpm», schieratissimi per il no, Castagna ricorda che senza fusione la Bpm da Spa sarebbe stata «un bocconcino per chi dall’estero volesse mettere piede in Italia». Invece la nascita del nuovo Banco Bpm è «un segno di fiducia verso il nostro sistema bancario e di speranza per il Paese», dicono sia Castagna sia Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare e futuro presidente di Banco Bpm. Emozionato l’ad del Banco Pier Francesco Saviotti, per l’assemblea destinata a «lasciare il segno nel panorama bancario» con la «terza banca italiana». E soddisfatti sono i sindacati, schierati a favore dell’operazione. Che, secondo Lando Sileoni, leader della Fabi, «valorizza» l’istituto milanese, «mettendolo al riparo da acquisizioni selvagge» di fondi speculativi. Anche Massimo Masi, numero uno della Uilca, esulta per il si a un progetto «che creerà valore».
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Unità 16/10/2016
Le assemblee approvano la fusione fra Bpm e Banco Popolare – …
L’assemblea della Bpm e quella del Banco Popolare hanno approvato con la maggioranza richiesta di oltre i due terzi la fusione tra i due istituti da cui nascerà la terza banca italiana, operativa dal primo gennaio, che «guarderà al futuro» in veste di polo aggregante. Scontato l’ok degli azionisti del Banco, con il 99,5%a favore, mentre il tanto atteso si della Bpm è venuto dal 71,7%dei presenti, al termine di sette ore di discussione, con 87 interventi e la massiccia presenza di soci, paria 10.198, di cui 5406 fisicamente in sala egli altri per delega. A esprimersi a favore sono stati in 7314, 522 in più del quorum necessario fissato a 6792 voti (66,67%). Contro, come previsto, i pensionati, a favore i sindacati, con i segretari Masi (Uilca) e Sileoni (Fabi) che si sono spesi prendendo la parola per ricordare le ragioni del sì. L’assemblea sancisce anche la fine dopo 151 anni della forma cooperativa di Bpm. «Siamo contenti, è una bella giornata, questo un bel cambiamento per la banca – ha commentato Giuseppe Castagna, ad della Bpm e della futura banca -, è stata un’operazione fortemente voluta da tutti i colleghi».
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Voce di Rovigo 16/10/2016
Via libera alla fusione Banco-Bpm – …
VERONA – Con il voto favorevole dei soci alla fusione, la nuova entità bancaria Banco-Bpm ha la strada spianata. Dal i gennaio 2017, l’aggregazione avrà efficacia e l’istituto diventerà la terza banca del Paese – dopo Unicredit e Intesa Sanpaolo – con un attivo di oltre ili miliardi di euro, 4 milioni di clienti, 2.467 sportelli, circa 25mila dipendenti e quasi 120 miliardi di impieghi. Il progetto ha avuto una “gestazione” di sette mesi, prima di arrivare ieri alle assemblee congiunte di Verona e Milano. L’assemblea straordinaria dei soci di Banco Popolare a Verona ha approvato con 23.683 voti a favore,118 voti contrari e 11 astenuti: il sì ha superato la percentuale del 99%. A Milano il quorum dei due terzi è stato raggiunto e superato: su 10.198 soci in proprio e per delega, in 7.314 hanno votato sì, in 2.731 hanno votato no e 142 si sono astenuti. Undici persone non hanno votato. Il piano industriale 2016-2019 sulla fusione prevede un utile di 1,1 miliardi al 2019, un rote pari al 9% nel 2019 e un dividendo pay-out del 40%. Il nuovo gruppo disporrà sin da subito di una posizione di capitale solida, con un Ceti al 12,3% nel 2015, che aumenterà fino a 11,9% nel 2019. Le sinergie a regime ammonteranno a circa 460 milioni: queste deriveranno da sinergie di costo per 320 milioni di cui 140 milioni da riduzione del personale, attraverso l’attivazione di fondi di solidarietà con capacità per 1.800 dipendenti. Le 2.417 filiali retail di Banco-Bpm si ridurranno di 335 unità in arco piano riducendosi a 2.082 filiali. Quanto alle sofferenze, il piano prevede una “nuova unità dedicata alle sofferenze” e la cessione di 8 miliardi di non performing loan. “Nasce il terzo gruppo bancario italiano, che valorizza Bpm e la mette al riparo da acquisizioni selvagge”, afferma il segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni, dopo il via libera alla fusione con il Banco popolare. L’operazione è stata “fortemente voluto dai dipendenti e dalle organizzazioni sindacali”, sottolinea Sileoni. “Abbiamo votato a favore della fusione – spiega- perché siamo fortemente convinti della qualità, del senso di appartenenza e nella professionalità dell’attuale gruppo dirigente e di tutti i lavoratori della Bpm”. A marzo, dopo almeno tre mesi di analisi, trattative e di “siamo sulla buona strada”, era stato firmato il primo protocollo di intesa tra Bpm e Banco Popolare, salutato con favore dallo stesso ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan. Nei mesi successivi, sono arrivate le diverse autorizzazioni, a partire dall’Antitrust il 26 luglio. A settembre, in successione, è arrivato il nullaosta ufficiale di Bankitalia e della Banca centrale europea, che ha seguito l’iter in ogni suo passaggio. L’ultima autorizzazione è arrivata martedì scorso, da parte dell’Ivass . Fondamentale per avere il benestare della Bce è stato l’aumento di capitale da un miliardo varato dal Banco Popolare, che si è concluso il 22 giugno scorso con sottoscrizioni al 99,4%. RIPRODUZONE RISERVATA
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Libertà 16/10/2016
Bpm-Banco, quasi un plebiscito per la fusione – Algisi Paolo
RHO (MILANO) – Le assemblee della Bpm e ciel Banco Popolare hanno celebrato il primo “matrimonio” tra popolari innescato dalla riforma del governo Renzi che, all’inizio del 2015, ha imposto alle banche cooperative con attivi superiore agli 8 miliardi di trasformarsi in spa entro la fine di quest’anno. Mentre a Verona è andato in scena un plebiscito, con 23.683 sì e 129 tra contrari e astenuti, a Milano l’assemblea è stata più lunga e combattuta, a causa della ferma opposizione dei soci pensionati della Bpm. La mobilitazione dei dipendenti, favorevoli a un’operazione che li sottrae al rischio di scalate ostili, e l’appoggio dei soci non dipendenti capitanati da Giorgio Lonardi, a cui è stato garantito un posto in cda, hanno permesso alla delibera di passare con il 71,8% dei voti, con un discreto margine rispetto alla maggioranza richiesta di due terzi. In un’assemblea record, a cui hanno partecipato oltre 10 mila soci, hanno votato sì in 7.314, no in 2.731, e si sono astenuti in 142. «Un’operazione importante» e «un segno di fiducia» verso il sistema bancario e il paese, hanno commentato, Giuseppe Castagna, consigliere delegato di Bpm, e Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare. Mentre un commosso Pier Francesco Saviotti, acclamato a Verona, ha parlato di assemblea «storica» destinata a «lasciare il segno nel panorama bancario nazionale» e a «creare un istituto forte». Soddisfazione anche da parte del governo. «Dalla fusione Bpm-Banco Popolare su impulso di una riforma del 2015 nasce con ampio consenso una grande banca» ha twittato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui la legge sulle popolari «ha avviato un consolidamento indispensabile per ritrovare la strada della crescita». Ieri c’è stata «la prima vera fusione tra banche, certo il fatto che ci sono voluti 18 mesi la dice lunga» ha commentato Matteo Renzi. A Milano Castagna ha chiamato a raccolta i dipendenti ricordando i rischi che la Bpm potesse finire preda di qualche fondo speculativo e sottolineando la necessità di un «salto dimensionale» in contesto economico e normativo difficile: «Vi chiediamo di guardare al futuro e non al passato, di guardare a un sistema bancario italiano che ha grandi problemi e al quale Bpm pub dare una mano per reagire». Decisiva per far passare l’operazione anche la mobilitazione dei sindacati, a partire dalla Fabi, maggioritaria in Bpm. «A questo punto «andiamo avanti con il cantiere dell’integrazione, che diventerà effettiva del primo gennaio 2017», ha detto Castagna. Escluso il coinvolgimento in salvataggi di altre banche: «L’operazione è così grande che non ci consente di avere distrazioni».
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Nuova Sardegna 16/10/2016
Sì dai soci: fusione Bpm-Popolare – …
ROMA Le assemblee della Bpm e del Banco Popolare hanno celebrato il primo matrimonio tra popolari innescato dalla riforma del governo Renzi che, all’inizio del 2015, ha imposto alle banche cooperative con attivi superiore agli 8 miliardi di trasformarsi in spa entro la fine di quest’anno. Mentre a Verona è andato in scena un plebiscito, con 23.683 sì e 129 tra contrari e astenuti, a Milano l’assemblea è stata più lunga e combattuta, a causa della ferma opposizione dei soci pensionati della Bpm. La mobilitazione dei dipendenti, favorevoli a un’operazione che li sottrae al rischio di scalate ostili, e l’appoggio dei soci non dipendenti capitanati da Giorgio Lonardi, a cui è stato garantito un posto in cda, hanno permesso alla delibera di passare con il 71,8% dei voti, con un discreto margine rispetto alla maggioranza richiesta di due terzi. In un’assemblea record, a cui hanno partecipato oltre 10 mila soci, hanno votato sì in 7.314, no in 2.731, e si sono astenuti in 142. «Un’operazione importante» e «un segno di fiducia» verso il sistema bancario e il Paese, hanno commentato, Giuseppe Castagna, consigliere delegato di Bpm, e Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare. Soddisfazione anche da parte del governo. «Dalla fusione Bpm-Banco Popolare su impulso di una riforma del 2015 nasce oggi con ampio consenso una grande banca» ha twittato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui la legge sulle popolari «ha avviato un consolidamento indispensabile per ritrovare la strada della crescita». A Milano Castagna ha chiamato a raccolta i dipendenti ricordando i rischi che la Bpm («un bocconcino prelibato») potesse finire preda di qualche fondo speculativo e sottolineando la necessità di un «salto dimensionale» in contesto economico e normativo difficile. «Vi chiediamo di guardare al futuro e non al passato, di guardare a un sistema bancario italiano che ha grandi problemi e al quale Bpm può dare una mano per reagire». Decisiva per far passare l’operazione anche la mobilitazione dei sindacati, a partire dalla Fabi, maggioritaria in Bpm: la banca, si è congratulato il suo segretario, Lando Maria Sileoni, è stata messa «al riparo da acquisizioni selvagge da parte dei fondi speculativi»
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Trentino 16/10/2016
Sì dai soci: fusione Bpm-Popolare – …
ROMA Le assemblee della Bpm e del Banco Popolare hanno celebrato il primo matrimonio tra popolari innescato dalla riforma del governo Renzi che, all’inizio del 2015, ha imposto alle banche cooperative con attivi superiore agli 8 miliardi di trasformarsi in spa entro la fine di quest’anno. Mentre a Verona è andato in scena un plebiscito, con 23.683 sì e 129 tra contrari e astenuti, a Milano l’assemblea è stata più lunga e combattuta, a causa della ferma opposizione dei soci pensionati della Bpm. La mobilitazione dei dipendenti, favorevoli a un’operazione che li sottrae al rischio di scalate ostili, e l’appoggio dei soci non dipendenti capitanati da Giorgio Lonardi, a cui è stato garantito un posto in cda, hanno permesso alla delibera di passare con il 71,8% dei voti, con un discreto margine rispetto alla maggioranza richiesta di due terzi. In un’assemblea record, a cui hanno partecipato oltre 10 mila soci, hanno votato sì in 7.314, no in 2.731, e si sono astenuti in 142. «Un’operazione importante» e «un segno di fiducia» verso il sistema bancario e il Paese, hanno commentato, Giuseppe Castagna, consigliere delegato di Bpm, e Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare. Soddisfazione anche da parte del governo. «Dalla fusione Bpm-Banco Popolare su impulso di una riforma del 2015 nasce oggi con ampio consenso una grande banca» ha twittato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui la legge sulle popolari «ha avviato un consolidamento indispensabile per ritrovare la strada della crescita». A Milano Castagna ha chiamato a raccolta i dipendenti ricordando i rischi che la Bpm («un bocconcino prelibato») potesse finire preda di qualche fondo speculativo e sottolineando la necessità di un «salto dimensionale» in contesto economico e normativo difficile. «Vi chiediamo di guardare al futuro e non al passato, di guardare a un sistema bancario italiano che ha grandi problemi e al quale Bpm può dare una mano per reagire». Decisiva per far passare l’operazione anche la mobilitazione dei sindacati, a partire dalla Fabi, maggioritaria in Bpm: la banca, si è congratulato il suo segretario, Lando Maria Sileoni, è stata messa «al riparo da acquisizioni selvagge da parte dei fondi speculativi»
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ILFATTOQUOTIDIANO.IT 15/10/2016
Nozze Bpm-Banco Popolare, via libera dei soci di Milano alla fusione – …
I soci della Banca Popolare Milano hanno approvato la fusione con il Banco Popolare. Il quorum dei due terzi è stato raggiunto e superato: su 10.198 soci in proprio e per delega, in 7.314 hanno votato sì, in 2.731 hanno votato no e 142 si sono astenuti. Undici persone non hanno votato. Dopo le procedure di voto, durate circa mezz’ora e che hanno permesso di registrare contrari e astenuti, sono risultati favorevoli alla fusione con il Banco Popolare il 71,79% dei soci Bpm che hanno partecipato all’assemblea. Considerando i votanti, la delibera aveva bisogno dei voti a favore di almeno 6.800 soci. Dal 1 gennaio 2017, l’aggregazione avrà efficacia e l’istituto diventerà la terza banca del Paese – dopo Unicredit e Intesa Sanpaolo – con un attivo di oltre 171 miliardi di euro, 4 milioni di clienti, 2.467 sportelli, circa 25mila dipendenti e quasi 120 miliardi di impieghi. Il progetto ha avuto una gestazione di sette mesi, prima di arrivare alle assemblee congiunte di Verona e Milano. A marzo, dopo almeno tre mesi di analisi, trattative e di “siamo sulla buona strada”, è stato firmato il primo protocollo di intesa tra Bpm e Banco Popolare, salutato con favore dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan. “Con il voto di oggi nasce il terzo gruppo bancario italiano, che valorizza Bpm e la mette al riparo da acquisizioni selvagge”, ha commentato il segretario generale del sindacato dei bancari Fabi, Lando Maria Sileoni. L’operazione è stata “fortemente voluta dai dipendenti e dalle organizzazioni sindacali – ha sottolineato – Abbiamo votato a favore della fusione perché siamo fortemente convinti della qualità, del senso di appartenenza e nella professionalità dell’attuale gruppo dirigente e di tutti i lavoratori della Bpm”. Secondo il sindacalista, inoltre, questa soluzione “valorizza lo storico istituto milanese, mettendolo al riparo da acquisizioni selvagge da parte dei fondi speculativi. Vogliamo una banca al servizio del territorio , delle imprese, delle famiglie e dei lavoratori che mantenga tutti i posti di lavoro”. E ancora: “Stabilità e crescita, valorizzazione della professionalità, centralità della Bpm all’interno del terzo gruppo bancario, dovranno essere le bussole di orientamento del nuovo management”. Ai posteri l’ardua sentenza.