Sileoni: “Il futuro in uno specchio lontano”. La mostra fotografica allestita dalla FABI di Bergamo, con materiale relativo alla banca (prima BPB ora UBI) è l’occasione per volgere lo sguardo al passato ed all’evoluzione del lavoro in banca.
L’invito ad inaugurare la mostra non poteva che essere rivolto al Segretario Generale della FABI, che è l’interprete massimo di un cambiamento continuo che sta attraversando il mondo delle banche e che il sindacato deve, prima anticipare, e poi governare.
“Le nostre iscritte e i nostri iscritti che – è sempre opportuno sottolineare – costituiscono il fine ultimo dell’attività sindacale ed allo stesso tempo il nostro patrimonio più prezioso, si attestano oltre le 5.200 persone”.
Inizia così, Cristian Manzoni, Segretario Coordinatore della FABI bergamasca.
Nonostante la consistente riduzione del numero degli addetti, dovuta in modo particolare, ai pensionamenti incentivati ed ai prepensionamenti, sempre in forma volontaria, attuati dai gruppi che maggiormente insistono sul nostro territorio (Banco/BPM – IntesaSanpaolo – UBI), la FABI di. Bergamo è riuscita a salvaguardare il numero degli iscritti.
“Ciò è stato possibile, grazie all’intensa attività svolta dal nostro quadro sindacale, che ha contribuito in modo importante ad aumentare la nostra rappresentatività” – continua Manzoni.
Certamente, per il futuro, bisognerà valutare con grande attenzione le ricadute della complessiva ristrutturazione dell’industria bancaria, che va delineando un numero consistente di esuberi.
Poi il leader della FABI passa ad illustrare il periodo di forte crisi in cui i bancari ed il sindacato si sono trovati a combattere.
“Noi della FABI siamo stati tra i pochi a metterci la faccia su tutti i media per spiegare che la responsabilità degli scandali non è dei bancari, ma dei banchieri”.
Nessun altro ha avuto il coraggio di affrontare l’opinione pubblica e dire come stavano davvero le cose.
Questa capacità della FABI di prendere il toro per le corna ha dato i suoi frutti e “la FABI è cresciuta in quest’ultimo anno di oltre 9mila unità”.
Non bisogna trascurare che la FABI, soprattutto, è stata protagonista della battaglia per la creazione del Fondo esuberi ed ha determinato scelte che hanno consentito all’Italia, unico paese in Europa, di evitare licenziamenti.
“Grazie a noi, nessun bancario ha perso il posto di lavoro, ma tutti sono usciti solo su base volontaria ed incentivata”.
Quindi, il Segretario Generale ha affrontato la questione delle crisi, rimarcando che la Banca d’Italia, da circa 3 anni, è solo una sorta di costola della BCE ed ha perso molto potere di vigilanza e d’intervento.
“È la BCE che ha in mano il vero potere, che può nominare e rimuovere i vertici bancari”, per questo la lunga, feroce e infinita querelle sulle banche è da imputare alla prossimità della campagna elettorale.
Certo gli scandali ci sono stati e sono da imputare a banchieri incapaci o disonesti ed i ritardi degli organi di vigilanza. Non certo ai bancari, vittime anch’essi degli scandali.
Circa il nuovo piano industriale di Intesa, Sileoni ha detto senza reticenze: “La volontà di non assumere rischi sui crediti, se non in misura fisiologica, una profonda riorganizzazione digitale insieme alla focalizzazione del core business verso l’attività commerciale e l’utilizzo di risorse interne di personale per lo sviluppo di nuove attività, attraverso una profonda riconversione, dovrebbero garantire ‘utili’ significativi al Gruppo Intesa”.
“Se l’Amministratore Delegato Carlo Messina continuerà ad avere la sensibilità e l’attenzione fin qui dimostrate verso il personale, il nuovo Piano industriale potrà avere successo e la nostra condivisione”.
È chiaro che siamo di fronte ad un importante cambiamento organizzativo che va dalla specializzazione del personale ad una maggiore e più radicale consulenza ed assistenza verso i territori. Servirà conseguentemente un management all’altezza, una modalità di approccio al sindacato più accurata, più approfondita e più professionale e, soprattutto, il coinvolgimento di tutto il personale e delle stesse organizzazioni sindacali.
“La digitalizzazione dovrà diventare una nuova occasione per la creazione di nuovi posti di lavoro”, ha concluso Sileoni.
Poi Sileoni è passato a descrivere la situazione delle BCC, dove la riforma del settore creerà 3 nuovi gruppi bancari.
Il Contratto Nazionale delle BCC non si è ancora chiuso per ragioni politiche interne alle BCC stesse e per la inaccettabile richiesta fatta al sindacato di “finanziare” con quote rilevanti di salario l’uscita di lavoratori in esubero.
Ora, in generale, la situazione del settore è in miglioramento e tutti gl’indicatori lo attestano.
“Le banche stanno ricominciando a fare utili, benché si sappia che alleggerendosi dei crediti inesigibili, sia ora più facile presentare bilanci positivi. Tuttavia, è un dato di fatto che le banche stanno ricominciando a fare utili”.
Ciò renderà più difficile per le nostre Controparti sostenere che non ci sono spazi per rinnovare i Contratti Nazionali anche nella parte economica.
Infine, tutti si spostano al Chiostro di Santa Marta, dov’è allestita la mostra fotografica.
Attraverso l’esposizione dei 35 scatti diventa automatico riflettere sul profondo cambiamento che il “fare banca” sta assumendo nel tempo.
Negli ultimi anni UBI Banca è stata al centro di profondi cambiamenti e, così come tutto il sistema bancario, sta traghettandosi in una realtà economica e sociale in mutazione continua.
Grazie al materiale fotografico messo a disposizione da Giovanni Roglio, un collega in pensione, si sono voluti valorizzare alcuni momenti della vita di UBI.
Immagini di dipendenti, strumenti di lavoro, ambienti, inaugurazioni, celebrazioni: tutti elementi che hanno costruito una lunga storia.
Scatti che vanno dal 1869 sino agli anni Ottanta del Novecento.
Sileoni: “Colgono appieno il senso di un percorso che viene da lontano e va lontano. Il futuro ci attende e noi siamo pronti”.
Bergamo, 14/02/2018