Home Rassegna Stampa Banche. Come è cambiata la presenza territoriale nel primo semestre 2009 – Rallenta la corsa degli sportelli – I grandi gruppi riducono la rete Molto attive Bcc, medie Popolari e operatori esteri (Il Sole 24 Ore/Plus, 10 ottobre 2009)

Banche. Come è cambiata la presenza territoriale nel primo semestre 2009 – Rallenta la corsa degli sportelli – I grandi gruppi riducono la rete Molto attive Bcc, medie Popolari e operatori esteri (Il Sole 24 Ore/Plus, 10 ottobre 2009)

di Redazione

Oltre 6mila sportelli bancari sono stati aperti in Italia in meno di 10 anni. Ogni cinque ne è comparso uno in più. Ma la corsa delle banche a “piantare la bandiera” sembra rallentare. Gli indizi sono molti: dai piani di razionalizzazione alle chiusure, dalle cessioni alla rinnovata attenzione ai costi. Certo la recessione pesa sulle masse e dunque sulla valorizzazione delle agenzie. Se il 5 ottobre 2007, per ottenere il via libera Antitrust alla fusione con Sanpaolo, Intesa vendeva a 9,6 milioni l’una 198 dipendenze, il 21 luglio scorso Mps raccoglieva “appena” 4,9 milioni (poco più della metà, in termini unitari) per ciascuna delle 15 agenzie cedute.
I primi sei mesi del 2009 mostrano segnali contrastanti. I gruppi maggiori riducono la presenza: Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Popolare e Ubi hanno ceduto o chiuso 519 sportelli. Ma molte realtà estendono la rete. Tra queste il sistema delle Banche di credito cooperativo, alcuni istituti di medie e piccole dimensioni (Carige su tutti, ma anche CheBanca! – gruppo Mediobanca –) e
gli operatori stranieri. Che sono molto attivi nelle acquisizioni (come Barclays – si veda l’articolo a pagina 6 –) e nelle aperture (Bnl Bnp Paribas conta su 850 punti vendita e vuole aprirne 50 all’anno fino al 2012).
«Nonostante l’Italia sia tra i paesi europei con il maggior numero di sportelli per abitante, superata solo dalla Spagna, è prevista un’ulteriore crescita. Un campione di piani industriali mostra uno sviluppo del 10% della rete per linee interne nei prossimi tre anni», spiega Danila De Pascale, partner di Kpmg Advisory. Ma le compravendite di sportelli non scompariranno: «Dal 2000 circa 25 transazioni hanno coinvolto oltre 1.200 agenzie: il controvalore dei passaggi di proprietà è stimato in 6 miliardi. L’80% hanno cambiato proprietà nel biennio 2007-08 per le grandi fusioni. Intesa Sanpaolo e UniCredit Capitalia hanno ceduto l’80% di tutti gli sportelli passati di mano, rispettivamente circa 580 e 360, mentre Carige, Crédit Agricole e Popolare di Vicenza hanno svettato nelle acquisizioni. La rete si concentra al nord, dove l’economia è più forte, ma oltre il 40% degli sportelli compravenduti dal 2007 a oggi sono stati acquisiti da Popolari intenzionate a rafforzarsi specie nel Centro-Sud», spiega De Pascale.
Ma i recenti piani di chiusure, specie al Sud, non smentiscono questo assunto? «No», ribatte De Pascale. «Anzi, lo sportello riconquista un ruolo centrale nel modello distributivo: alle funzioni tradizionali affiancherà sempre più quelle di consulenza e di formazione finanziaria della clientela. Ci sarà attenzione al cost/income, alleggerito dalle nuove tecnologie e dalle presenze “leggere”, con meno di cinque dipendenti».
Proprio il fronte sindacale, però, è caldo: con le agenzie, infatti, passano di mano dipendenti e clienti. «Negli switch i grandi gruppi sono più legati a logiche economiche, mentre nelle Popolari pesano molto i fattori “politici”», spiega Lando Sileoni, segretario generale aggiunto della Fabi. «Ad esempio,
nel caso di Ubi i recenti piani di riorganizzazione, che comunque devono ancora essere discussi con i sindacati, sembrano studiati solo per mantenere l’equilibrio interno delle diverse “anime” territoriali, anche in previsione dell’assemblea del 2010. Quanto ai piani industriali dei gruppi maggiori, alcuni non sono stati concretizzati appieno né sul fronte del rafforzamento della presenza geografica né su quello dei benefici per i clienti. Le fusioni, poi, non hanno di certo avvantaggiato i dipendenti: l’attenzione al cost/income è stata esasperata, portando alla chiusura di molte sedi storiche. Ma il modello delle filiali leggere e gli sportelli con un unico dipendente, che stanno prendendo piede, portano benefici di conto economico solo nel brevissimo periodo.
Invece gli operatori più attenti stanno tornando al modello tradizionale di agenzia, l’unico che garantisce attenzione e consulenza alla clientela», conclude Sileoni.

(Il Sole 24 Ore/Plus, 10 ottobre 2009)

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