Home Editoriali SI RIAPRONO I GIOCHI. L'Abi come la serie A (La Voce dei Bancari, 3 marzo 2010)

SI RIAPRONO I GIOCHI. L'Abi come la serie A (La Voce dei Bancari, 3 marzo 2010)

di Redazione

La candidatura di Giuseppe Mussari alla presidenza dell’Abi troverà sulla sua strada quella dell’attuale presidente Corrado Faissola, che ha intenzione di presentarsi per un nuovo – il terzo- mandato.

Faissola è un po’ come l’Inter: quando pensava di aver raggiunto ormai il diciottesimo scudetto della sua storia si ritrova con Roma e Milan alle calcagna.

L’attuale presidente dell’Abi, ligure doc ma bresciano d’adozione, dopo il grande lavoro fatto per siglare la tregua col ministro dell’Economia Giulio Tremonti pensava, probabilmente, che non avrebbe avuto più avversari a contendergli l’ambita poltrona, forte di risultati ottenuti con le associazioni dei consumatori e più ancora con quelle degli imprenditori grandi e piccoli. Faissola di questioni sindacali non si è mai impicciato, preferendo navigare in mari meno pericolosi e più conosciuti.

La parte da leone, sindacalmente parlando, in Abi, l’hanno sempre fatta i grandi gruppi bancari, rappresentati da Francesco Micheli del gruppo Intesa e Rino Piazzolla del gruppo Unicredit, con Carmine Lamanda, capo delegazione sindacale in Abi, che mediava tra gli interessi dei grandi gruppi bancari e quelli dei piccoli e medi istituti di credito.

Giuseppe Mussari, di origini calabresi ma da aprile 2006 presidente della banca Monte dei Paschi di Siena, gode dell’appoggio incondizionato di due pezzi da 90 come gli amministratori delegati Corrado Passera, di Intesa Sanpaolo, e Alessandro Profumo, di Unicredit, che, mai come questa volta, si ritrovano uniti dallo stesso obiettivo, quello cioè di gestire direttamente la politica della categoria, completando il progetto di rinnovamento dell’associazione per dare ad essa un ruolo di rappresentanza forte, simile a quello della Confindustria per il mondo industriale.

A favore di Mussari è scesa in campo anche la fitta rete diplomatica di Giuseppe Guzzetti, presidente della Cariplo e dell’Acri, associazione delle fondazioni di origine bancaria, col quale Mussari ha un’ottima intesa.

La banche popolari, le piccole banche e le banche di credito cooperativo sosterranno probabilmente la ricandidatura di Faissola, mentre i grandi gruppi, come Intesa, Unicredit, Bnl e Mediobanca sosterranno la candidatura di Giuseppe Mussari, presidente di Mps. All’interno del comitato esecutivo che dovrà nominare il nuovo presidente dell’Abi ago della bilancia saranno le piccole casse di risparmio. Secondo indiscrezioni, i grandi gruppi bancari muovono 10 voti contro gli 8 delle popolari e i tre delle cooperative. I voti delle casse di risparmio si annunciano così determinanti.

Ma che cosa c’entra la nuova presidenza Abi con i lavoratori bancari e con il sindacato? C’entra eccome, in quanto il nuovo presidente dovrà dettare le linee guida del nuovo contratto del credito, che scade a dicembre 2010; dovrà gestire la fase dell’impatto della recessione sui bilanci delle banche, e cioè il grande aumento delle perdite su crediti e delle sofferenze; dovrà guidare le banche al rispetto delle nuove regole internazionali su capitale, bonus e liquidità e dovrà trovare una stabile intesa con il governo.
Un’Abi autorevole e forte rappresenterebbe per il sindacato una controparte credibile; al contrario, un’Abi poco autorevole renderebbe più difficile l’ottenimento di un buon contratto per i lavoratori, perché la componente più integralista finirebbe per prevalere su quella che ha maggior buon senso, con il rischio di una contrapposizione senza via d’uscita.

Se dalle elezioni dovesse emergere una presidenza poco autorevole, ciò potrebbe anche compromettere l’esito degli aggiornamenti dei piani industriali, perché s’inasprirebbe inevitabilmente il conflitto tra sindacato e aziende.

Il federalismo dei poteri, che contraddistingue questa corsa alla presidenza dell’Abi sarà determinante per capire se i banchieri vorranno dotarsi di una sola politica o se, invece, preferiranno continuare ad alimentare i particolarismi di ogni singolo gruppo, com’è avvenuto negli ultimi anni.
Questa è la sostanza dei fatti, sui quali, piaccia o no, la Fabi e i lavoratori bancari dovranno inevitabilmente confrontarsi.

(Da La Voce dei bancari n.3 Marzo 2010)

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