“Una novità importante è rappresentata dai nuovi sistemi incentivanti che entrano, di diritto, a far parte della contrattazione di secondo livello e perdono il carattere di unilateralita’”.
Lo ha affermato Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, in una intervista rilasciata a Milano Finanza, riferendosi al nuovo contratto di lavoro dei bancari.
“Inoltre”, continua Sileoni, “è stato creato un fondo per la nuova occupazione che consentirà 25 mila nuove assunzioni a tempo indeterminato per i giovani nell’arco di cinque anni. Sono mezzi concreti per combattere il precariato”.
Il fondo è importante perché “il sindacato deve porsi anche il problema della solidarietà tra generazioni, cioè di come garantire nuova occupazione. Queste sono le vere politiche di inclusione sociale. I giovani assunti entreranno in banca con una retribuzione temporaneamente ridotta del 18%. Dopo quattro anni lo stipendio raggiungerà i livelli tabellari del contratto nazionale. La novità importante è che le assunzioni così realizzate saranno tutte a tempo indeterminato, così come accade per la stabilizzazione dei lavoratori precari oggi presenti nei gruppi industriali. La riforma del sistema pensionistico, che ha innalzato l’età di uscita dal lavoro, ostacola i prepensionamenti volontari di un tempo, realizzati tramite i piani industriali. Così ci siamo posti il problema, da una parte, di gestire preventivamente eventuali eccedenze e, dall’altra, di dare risposte concrete alle banche che chiedevano, come punto irrinunciabile, una maggiore produttività, attraverso l’allungamento dell’orario di sportello”.
Infine riferendosi ai rapporti con l’Abi, Sileoni la definisce “una controparte decisa, talvolta spregiudicata, che era partita con l’intenzione di togliere ai lavoratori bancari le cinque giornate di festività soppresse, la banca delle ore e le indennità di cassa. L’essere riusciti a negoziare e ottenere miglioramenti economici senza un minuto di sciopero è un risultato importante, perché il rischio concreto era di non poter concludere un contratto di lavoro e quindi di non avere alcun aumento. In più, uno scontro con le banche sarebbe costato caro ai lavoratori”.