MILANO — La Fondazione Montepaschi ha iniziato a smobilizzare il pacchetto di azioni Mps che ha deciso di mettere in vendita per rimborsare circa 1 miliardo di euro di debiti. Nelle sedute di venerdì, lunedì e martedì scorsi è stato venduto fuori mercato il 2,52% di Rocca Salimbeni a investitori privati, clienti della banca, che hanno sborsato circa 115 milioni per rilevare singolarmente piccoli pacchetti.
Lo ha reso noto ieri la Fondazione guidata da Gabriello Mancini con una nota in cui conferma anche il raggiungimento dell’accordo con il Credit Suisse, mentre sul prolungamento a fine aprile del congelamento dei debiti (standstill) che scade oggi, la trattativa con le banche creditrici è ancora in corso, ma c’è già un consenso di massima. La prima tranche di azioni cedute da Mancini rappresenta solo una parte di quel 15,5% di Mps che la Fondazione ha deciso di vendere. I colloqui con i potenziali compratori stanno andando avanti e al tavolo si sono ripresentati anche alcuni fondi che avevano messo il dossier in stand-by. L’ente sta parlando con tutti. Venerdì ha incontrato Clessidra, martedì Equinox e oggi sarà il turno della Sator, di cui la stessa Fondazione è socia con una piccola quota in via di dismissione. Al momento sembrerebbe Equinox il più determinato a entrare a Rocca Salimbeni. Il fondo di Salvatore Mancuso è disponibile a rilevare fino al 13% e ieri in un’intervista alla «Nazione» il finanziere ha spiegato che a Siena non vuole fare il «semplice socio finanziatore, a noi interessa il progetto industriale e vogliamo sostenere la Fondazione nell’impegno a tutelare il Montepaschi». «Nei prossimi giorni» arriverà l’offerta formale. Potrebbe essere sabato, in occasione della riunione della deputazione amministratrice, da cui potrebbe arrivare l’ufficializzazione della candidatura di Alessandro Profumo alla presidenza di Mps. Sull’ex numero uno di Unicredit «non è vero che sussistono veti», ha detto Mancuso. Nonostante le «divergenze di vedute» del passato, Profumo «è e resta un grande manager».
E alla vigilia di quello che potrebbe essere il giorno della svolta per il Monte, a Siena andrà in scena il primo sciopero dell’ultracentenaria storia della banca, contro il piano di risparmi del nuovo direttore generale, Fabrizio Viola. Il banchiere ieri ha invitato i sindacati «a sedersi attorno a un tavolo e discutere». Il clima non sembra tuttavia essere dei migliori per un avvicinamento. A Rocca Salimbeni sta circolando una bozza del piano che parla di 80 milioni di tagli nel 2012, circa 800 esuberi «obbligatori» (con i requisiti per la pensione) a cui verrebbe concesso uno scivolo, un piano di solidarietà che passerebbe per il congelamento del premio aziendale e di altri benefit. Sebbene si tratti solo di una bozza a preoccupare i sindacati è l’assenza di indicazioni sulle azioni di rilancio.
Venerdì in piazza ci sarà anche il sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi «per sostenere le prospettive industriali del terzo gruppo bancario italiano», ha spiegato.
L’iniziativa non è piaciuta ai sindacati che trovano «singolare», come ha spiegato il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, che colui che «rappresenta l’istituzione che ha nominato i vertici della Fondazione e quindi del Monte Paschi di Siena decida di scendere in piazza per protestare contro la banca da lui governata».
Federico De Rosa