di Luca Gualtieri
Domani l’assemblea di Ubi Banca dovrebbe registrare un’affluenza di gran lunga superiore al passato. Segno che quest’anno l’appuntamento della seconda popolare italiana è particolarmente sentito dagli azionisti. C’è grande attesa per l’intervento di Giorgio Jannone, l’imprenditore e parlamentare Pdl che dal giugno scorso ha messo nel mirino i vertici di Ubi. Per la prima volta Jannone dovrà illustrare agli azionisti della banca le sue strategie e proporre un progetto alternativo a quello portato avanti dal consigliere delegato, Victor Massiah. Ma anche sindacati e dipendenti-soci vogliono farsi sentire. In prima fila c’è la Fabi, che ha assunto una posizione di moderata equidistanza tra i vertici e Jannone, e che vuole portare all’attenzione dei soci le esigenze dei lavoratori. Il segretario, Lando Sileoni, ne parla con MF-Milano Finanza.
Domanda. Sileoni, Lei interverrà direttamente all’assemblea?
Risposta. Non interverrò dalla tribuna perché preferisco che siano i nostri coordinatori di gruppo e i delegati delle banche a portare un contributo. Certo, ci sono diversi aspetti della gestione che meritano riflessioni attente.
D. Si riferisce all’ipotesi di banca unica, ventilata diverse volte anche se mai confermata dal gruppo?
R. L’ipotesi di banca unica, cioè la rinuncia al sistema federale, ci troverebbe fortemente contrari in quanto produrrebbe centinaia di dipendenti in esubero. Questa è una banca popolare, non una società per azioni e le decisioni più importanti devono essere condivise anche dai 19.500 dipendenti del gruppo. Tuttavia essere a favore del sistema federale non significa che l’attuale assetto sia immutabile. Anzi, appare tutt’altro che perfetto. Occorrono dei correttivi sostanziali che evitino duplicazioni, dispersioni, lentezze decisionali e paludamenti come lo strapotere e l’elefantiasi di certe strutture di staff, lontane dal cliente e dal mercato.
D. Quindi cosa direte in concreto in assemblea?
R. La Fabi ha sempre sostenuto due capisaldi: il dialogo tra i lavoratori e la banca e l’esercizio di un ruolo costruttivo rispetto ai processi di governance del gruppo. Privilegeremo chi saprà tutelare l’occupazione e chi saprà rappresentare al meglio una visione concreta di sviluppo, che negli ultimi tempi è venuta meno. Privilegeremo chi esprime programmi e strategie e chi saprà valorizzare le tante professionalità esistenti nel gruppo. La Fabi vuole svolgere anche una politica di stimolo verso gli attuali vertici, fornire delle evidenze oggettive, così come ha fatto quando ha denunciato i problemi di alcune società prodotto, l’eccessivo costo e l’affollamento di alcuni organi societari.
D. Che cosa pensa del punto all’ordine del giorno in assemblea, che prevede di incentivare il top management assegnando delle quote azionarie?
R. Ragioni di buon senso e di lungimiranza politica dovrebbero indurre i vertici a maggiore cautela e a ponderare al meglio certe scelte. Dico però che l’equità interessa e investe tutte le varie fasi della gestione: le carriere, le scelte per gli incarichi, la rappresentanza degli azionisti, il rapporto con i fornitori, un argomento che approfondiremo perché nasconde alcune ombre, le autonomie decisionali delle banche. C’è bisogno di un cambiamento non solo per difendersi dagli effetti della crisi, ma per ripensare alcune politiche organizzative, come una miglior assistenza alla clientela, un presidio più attento del territorio e una prospettiva di crescita condivisa da tutto il personale.
D. In questi ultimi mesi si è ipotizzato l’inserimento di rappresentanti dei lavoratori nei due board. Cosa ne pensa?
R. Siamo in campagna elettorale e le aperture dei vertici su questo argomento sono tutte da verificare. Vedremo nei prossimi mesi se ci sarà una lista alternativa che concorrerà contro l’attuale gruppo che gestisce l’istituto. È prematura quindi ogni nostra valutazione. Voglio però ringraziare l’attuale direttore generale, Graziano Caldiani, che sta per andare in quiescenza, per lo straordinario lavoro svolto in questi anni. Caldiani ha saputo ben amalgamare le due anime, bresciana e bergamasca, lavorando con buonsenso, lungimiranza politica e rispetto verso tutto il personale dell’istituto. (riproduzione riservata)