Home Articoli DISDETTA CONTRATTO BANCARI – TUTTA LA STAMPA

DISDETTA CONTRATTO BANCARI – TUTTA LA STAMPA

di Redazione
IL MESSAGGERO, martedì 17 settembre 2013
Bancari, disdetto il contratto. Sciopero – L’Abi: costi insostenibili – I sindacati: «Inaudito» LO SCONTRO mobilitazione il 31 ottobre
 
ROMA Seppure un po’ in anticipo sulla scadenza, la mossa era attesa – l’aveva anticipato il Messaggero – ed è arrivata puntuale: il contratto dei 330.000 lavoratori bancari firmato solo 20 mesi fa (con un aumento medio di 170 euro a regime) è già da riscrivere per l’Abi, l’associazione bancaria italiana. Colpa della crisi e degli oneri diventati «gravosi» e «non più sostenibili» da parte degli istituti, alle prese con 140 miliardi di sofferenze. Risultato: quelle condizioni in scadenza a giugno 2014 sono ora congelate (aumenti automatici compresi che aggraverebbero il costo del lavoro di un altro 2%). Ma i sindacati sono già sul piede di guerra. Per la prima volta dal 2000 il sistema del credito nazionale potrebbe essere travolto da un’ondata di scioperi. E la prima mobilitazione unitaria è già fissata in coincidenza con la Giornata mondiale del risparmio, il 31 ottobre.
Del resto la posta in gioco è alta. Le banche devono fare i conti con margini risicati (il settore bancario vanta un roe tra i più bassi dell’industria, atteso al 2,1% contro l’11,7% del 2006) e con il 50% dei dipendenti bancari con un contratto da quadro, quindi abbastanza oneroso. Senza contare che il costo del lavoro unitario (74.800 euro secondo Bankitalia) supera la media Ue e in Italia ci sono più filiali rispetto all’estero, con un numero di transazioni allo sportello praticamente dimezzato in 4 anni. Sono i «troppi squilibri tra costi e ricavi» sottolineati da Francesco Micheli, banchiere alla guida della delegazione sindacale Abi, a dettare la strada. Si tratta dunque di rispondere alle «nuove esigenze». Al punto che «la contrattazione integrativa aziendale dovrebbe essere sostituita da regole derogatoria o sostitutiva di quelle nazionale»: sono parole dello stesso Micheli.
LE PROSPETTIVE
E’ in questo scenario che torna ad incombere la stima di altri 40.000 esuberi da far digerire al settore dopo i tagli già subiti nel quinquiennio tra il 2008 e il 2012 (28.500 posti di lavoro andati in fumo) e le circa 19 mila uscite ancora da gestire nei prossimi anni. Ulteriori sacrifici che possono passare da pre-pensionamenti per gli over 55 all’azzeramento degli inquadramenti fino al congelamento della parte economica. Non solo. Tra le ipotesi c’è anche l’utilizzo di un doppio binario per la parte economica, prevedendo un trattamento diverso per chi è nelle agenzie e chi è negli uffici con una distinzione precisa, quindi, tra area commerciale e attività di supporto.
Condizioni e prospettive inaccettabili, queste per i sindacati che vedono nella mossa unilaterale dell’Abi una via per ricostruire un intero sistema, oltre che per fare pressioni sul governo anche in coincidenza con la scadenza per l’adeguamento del Fondo esuberi.
LE REAZIONI
La disdetta del contratto è «un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori», risponde Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, che ha proposto, assieme al segretario della Fisac-Cgil, Agostino Megale, un’autolimitazione delle retribuzioni dei top manager per un biennio con un tetto a 600mila euro l’anno. Massimo Masi (Uilca), invece, prevede uno scontro «non solo a Roma ma anche nei gruppi bancari».
Inoltre, avverte, «senza contratto nazionale gli accordi aziendali perderanno valore». Da parte sua, invece, la Fiba Cisl sottolinea come la mossa dell’Abi «mandi a monte 15 anni di concertazione». Roberta Amoruso
————————————————————————————————————-
IL MESSAGGERO, martedì 17 settembre 2013
Martedì 17 Settembre 2013 Chiudi chiudi finestra – Lo spettro degli accordi separati banca per banca
IL DOCUMENTO
 
ROMA Modello Marchionne anche allo sportello. La disdetta anticipata del contratto dei bancari formalizzata ieri dall’Abi potrebbe dar luogo a contratti separati dei singoli istituti, se entro giugno 2014 banchieri e sindacati non riuscissero a concretizzare un nuovo accordo. Col rischio tutt’altro che remoto di altri 40 mila esuberi oltre le 19.800 uscite volontarie già concordate, entro il 2020. Solo a Roma, secondo le prima sommarie ricostruzioni, sono a rischio altri 2.500 posti di lavoro.
Emergenza occupazione è il titolo di uno degli otto capitoli del documento sulla condizione di lavoro nel sistema bancario, consegnato ieri da Francesco Micheli, vicepresidente dell’Abi, accompagnato dall’altro vice Camillo Venesio e da Pietro Sella, ad del gruppo omonimo, agli otto segretari generali di categoria affiancati dalle rispettive segreterie nazionali.
SILEONI: UNA PISTOLA ALLA TESTA
«La disdetta non è tecnica come sostiene Abi – dice Lando Sileoni, leader della Fabi – ma rappresenta una pistola alla tempia per un contratto nazionale ad uso ed immagine delle banche che non accetteremo mai. Il teorema Abi di scegliere tra mantenimento dei livelli occupazionali o aumenti economici è inaccettabile. La disdetta, se non ritirata, rappresenta la fine della concertazione sindacale del settore». Ma perché i banchieri arrivano a tanto? La recessione provoca una caduta di redditività che mette in crisi gli istituti, anche perchè essi devono assecondare riforme regolamentari di rafforzamento del patrimonio. A questo si aggiunga che il costo del lavoro è elevato. Nel documento l’Abi spiega che l’incidenza dei costi operativi delle banche italiane è più alto del 22% rispetto alla media Ue, mentre se in Italia ci sono 55 sportelli ogni 100 mila abitanti, in Europa ce ne sono 41: nel Vecchio continente si accelera verso attività on line a discapito delle reti fisiche. La disdetta anticipata non mette in discussione gli aumenti tabellari: 170 euro medi in più, di cui 77 scatteranno a partire da giugno 2014. Ma, si legge a pag 17 del documento, «la tradizionale contrattazione integrativa aziendale dovrebbe essere sostituita da una regolamentazione derogatoria o sostitutiva di quella prevista dal contratto nazionale»: in futuro il contratto a livello di singole banche potrebbe prendere il posto del contratto unico nazionale. r. dim.
————————————————————————————————————-

MF-MILANO FINANZA, martedì 17 settembre 2013

L’abi disdice il contratto nazionale in anticipo e i sindacati vanno allo scontro – Sciopero dei bancari il 31 ottobre – Per le banche con la crisi le attuali regole sono economicamente insostenibili. L’obiettivo è arrivare a retribuzioni variabili, come quelle dei promotori. La risposta: prima tagliate i vostri super-stipendi

di Antonio Satta

Ieri è stato il giorno della rottura. Atteso, ma non per questo meno dirompente. L’Abi si è presentata al tavolo dei sindacati con un documento di 18 pagine per dire che così non si può andare avanti: la crisi continua a mordere e anche il prossimo anno sarà durissimo.

Quindi va ripensato l’intero contratto di lavoro, perché nel 2014 non sarà più economicamente sostenibile, tanto vale disdirlo ora, con otto mesi d’anticipo e non con i soliti due trimestri, così da occupare il tempo restante fino alla scadenza naturale del giugno 2014, per ripensarne l’intero impianto e tagliare un costo del lavoro che resta tra i più alti in Europa (in media 78 mila euro all’anno circa per addetto). Un discorso che i sindacati non hanno gradito affatto, considerandolo una vera e propria provocazione e hanno risposto annunciando una giornata di sciopero, parola che da parecchio non si sentiva più in questo settore. Anche se la data che gira informalmente fra le organizzazioni sindacali sembra pensata per non portare subito lo scontro a un punto di non ritorno. Lo sciopero dei bancari dovrebbe essere indetto per il 31 ottobre, lasciando sei settimane di tempo per provare a ricucire.

I toni, per la verità, non sembrano comunque diplomatici, almeno quelli dei sindacati, ma a rendere complicata la trattativa è soprattutto uno degli aspetti chiave del nuovo modello bancario che hanno in mente all’Abi. Un modello che porta l’imprinting del vicepresidente vicario, Francesco Micheli, chief operating officer di Intesa Sanpaolo (intervista qui sotto).

Per usare una battuta si potrebbe dire che per Micheli il posto fisso in banca non c’è più, nel senso che in filiale dovranno rimanere in pochi, mentre gli altri dovranno fisicamente andare incontro ai clienti, assomigliando sempre più ai promotori finanziari che ai bancari di una volta. E considerando che l’età media dei dipendenti resta alta, come di livello medio alto è l’inquadramento della maggior parte del personale, si può capire che una riconversione così radicale non è tanto semplice. Il numero di esuberi potenziali quindi, è alto. Si dice 20 mila e qualcun altro magari arriva a conteggiarne il doppio. Ma in questa fase anche i numeri fanno parte della pretattica. Quel che è certo è che la partita è appena iniziata e sarà impossibile per il governo pensare di starci fuori. I sindacati per ora sparano ad alzo zero e replicano ai banchieri dicendo che anche loro vogliono cambiare modello a cominciare dalla distanza abissale che c’è tra le retribuzioni medie e quelle dei top manager. Anzi, aggiungono provocatoriamente, cominciassero loro a mettere un salary cap. Seicentomila euro l’anno, per un biennio. E poi si cominci a discutere.

————————————————————————————————————-

IL GIORNALE, martedì 17 settembre 2013

Bancari senza contratto – I sindacati: «È sciopero»

Massimo Restelli – Mar, 17/09/2013 – 07:20

Da prossimo giugno i 330mila addetti che lavorano nelle filiali e negli uffici delle banche italiane potrebbero restare senza contratto.

In difetto di «auspicabili accordi» con i sindacati, l’attuale impianto non sarà prorogato, avverte infatti l’Abi di Antonio Patuelli nella disdetta formalizzata ieri con dieci mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale di metà 2014. In pratica i bancari potrebbero vedersi spazzare via ferie, welfare, orari di impiego e si profilerebbe la deregolamentazione dei salari dei nuovi assunti. Una posizione durissima che avvia lo scontro finale da cui uscirà il modello di banca post-crisi: istituti molto più «leggeri» sul fronte delle filiali, integrati con il web e dal personale concentrato sul commerciale.

I sindacati del credito si preparano quindi alla mobilitazione, con uno sciopero generale che potrebbe cadere giovedì 31 ottobre. Non accadeva dal 2000 e segna la fine di quasi 15 anni di «concertazione»; tanto che le forze sociali vogliono bloccare anche tutti i tavoli aperti nei 13 gruppi che stanno gestendo piani di ristrutturazione. Ieri nella «sala verde» al primo piano di Palazzo Altieri è quindi stato deposto ogni fair play e si sono susseguiti fendenti tra i leader sindacali e il vicepresidente Francesco Micheli, davanti al vertice Abi presente al completo (ha ribadito la linea dura anche l’ambasciatore dei piccoli istituti Camillo Venesio). In un comunicato congiunto Fabi, Fiba, Uilca, Fisac, Ugl e Dircredito hanno definito la decisione delle banche di «inaudita arroganza». Ma il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni, è convinto che il progetto di Palazzo Altieri sia più ampio: esasperare la tensione per indurre il governo Letta a concedere alle banche un trattamento fiscale perlomeno allineato a quanto accade alle concorrenti estere, e non più penalizzante come l’attuale. La voracità del fisco e i 140 miliardi di sofferenze che gravano sul sistema sono peraltro le cause «esogene» lamentate dalla stessa Abi nel vertice con i sindacati, cui va aggiunta quella «endogena» di un costo del lavoro ormai «insostenibile». A ribadirlo è Micheli: in un contesto di caduta della redditività «diventa difficile coniugare occupazione e retribuzione». L’Abi, nei documenti inviati a Palazzo Chigi, auspica «un processo solidaristico» per garantire gli addetti, perché gli interventi del passato non sono più sufficienti. In gioco ci sono i 35mila posti di lavoro degli over 55, che potrebbero essere pensionati obbligatoriamente tramite un apposito ente bilaterale. Potrebbe essere congelata la parte economica e azzerati gli inquadramenti.

————————————————————————————————————-

 LA REPUBBLICA, martedì 17 settembre 2013

Il vice dei banchieri, Micheli: redditività in calo, modello da rivedere subito. I sindacati: inaccettabile – L’Abi disdice in anticipo il contratto bancari verso lo sciopero il 31 ottobre

ROSARIA AMATO

ROMA — Neanche un giorno di proroga per il contratto dei bancari: l’Abi ha dato disdetta con quasi dieci mesi di anticipo, una dichiarazione di guerra per i sindacati che hanno risposto annunciando lo sciopero per il 31 ottobre, una data simbolica, quella della “Giornata mondiale del risparmio”. Le banche, precisa Francesco Micheli, vicepresidente vicario Abi, applicheranno il contratto fino all’ultimo giorno, aumenti tabellari compresi. La disdetta anticipata (di regola arriva 6 mesi prima della scadenza) vuole essere un invito «a mettersi subito al tavolo, anche domani mattina». «Nessuno ha parlato di annullamento — dice Micheli — ma la complessità dello scenario è tale che bisogna mettersi subito all’opera per dare risposte ai problemi organizzativi e del lavoro. La proroga automatica sarebbe stata insostenibile, ormai il contratto 2012 corrisponde a modelli organizzativi superati».

Nonostante una quota rilevante delle operazioni di routine si effettui ormai su Internet, si legge in un documento consegnato dall’Abi ai sindacati, in Italia ci sono ancora 55 sportelli ogni 100mila abitanti rispetto a una media europea di 41. Troppi, visto che la clientela “da sportello” si è dimezzata, e ancora poco flessibili: è vero che le banche si stanno trasformando sempre più in “salotti” dedicati alla consulenza, gli orari iniziano ad allungarsi fino alle 20, però «si registra ancora una insufficiente disponibilità alla riconversione

e alla riqualificazione», denuncia l’Abi. A fronte di risultati economici che «continuano a registrare redditività e produttività in declino», l’attuale costo del lavoro «non è più sostenibile».

I sindacati contestano compatti la disdetta anticipata: «Il fatto grave è che ci mettono una pistola alla tempia, in stile Marchionne: — contesta Lando Sileoni, segretario generale della Fabi — o facciamo il contratto alle loro condizioni oppure restiamo senza, il che aprirebbe la possibilità per ogni azienda di stipulare il proprio contratto da applicare in via esclusiva. Questo è inaccettabile». Il segretario della Cisl Annamaria Furlan parla di «un atto che rompe una tradizione concertativa», l’Unisin di «segnale devastante».

————————————————————————————————————-

CORRIERE DELLA SERA, martedì 17 settembre 2013

L’abi disdice il contratto nazionale in anticipo e i sindacati vanno allo scontro – Sciopero dei bancari il 31 ottobre – Per le banche con la crisi le attuali regole sono economicamente insostenibili. L’obiettivo è arrivare a retribuzioni variabili, come quelle dei promotori. La risposta: prima tagliate i vostri super-stipendi

di Antonio Satta

Ieri è stato il giorno della rottura. Atteso, ma non per questo meno dirompente. L’Abi si è presentata al tavolo dei sindacati con un documento di 18 pagine per dire che così non si può andare avanti: la crisi continua a mordere e anche il prossimo anno sarà durissimo.

Quindi va ripensato l’intero contratto di lavoro, perché nel 2014 non sarà più economicamente sostenibile, tanto vale disdirlo ora, con otto mesi d’anticipo e non con i soliti due trimestri, così da occupare il tempo restante fino alla scadenza naturale del giugno 2014, per ripensarne l’intero impianto e tagliare un costo del lavoro che resta tra i più alti in Europa (in media 78 mila euro all’anno circa per addetto). Un discorso che i sindacati non hanno gradito affatto, considerandolo una vera e propria provocazione e hanno risposto annunciando una giornata di sciopero, parola che da parecchio non si sentiva più in questo settore. Anche se la data che gira informalmente fra le organizzazioni sindacali sembra pensata per non portare subito lo scontro a un punto di non ritorno. Lo sciopero dei bancari dovrebbe essere indetto per il 31 ottobre, lasciando sei settimane di tempo per provare a ricucire.

I toni, per la verità, non sembrano comunque diplomatici, almeno quelli dei sindacati, ma a rendere complicata la trattativa è soprattutto uno degli aspetti chiave del nuovo modello bancario che hanno in mente all’Abi. Un modello che porta l’imprinting del vicepresidente vicario, Francesco Micheli, chief operating officer di Intesa Sanpaolo (intervista qui sotto).

Per usare una battuta si potrebbe dire che per Micheli il posto fisso in banca non c’è più, nel senso che in filiale dovranno rimanere in pochi, mentre gli altri dovranno fisicamente andare incontro ai clienti, assomigliando sempre più ai promotori finanziari che ai bancari di una volta. E considerando che l’età media dei dipendenti resta alta, come di livello medio alto è l’inquadramento della maggior parte del personale, si può capire che una riconversione così radicale non è tanto semplice. Il numero di esuberi potenziali quindi, è alto. Si dice 20 mila e qualcun altro magari arriva a conteggiarne il doppio. Ma in questa fase anche i numeri fanno parte della pretattica. Quel che è certo è che la partita è appena iniziata e sarà impossibile per il governo pensare di starci fuori. I sindacati per ora sparano ad alzo zero e replicano ai banchieri dicendo che anche loro vogliono cambiare modello a cominciare dalla distanza abissale che c’è tra le retribuzioni medie e quelle dei top manager. Anzi, aggiungono provocatoriamente, cominciassero loro a mettere un salary cap. Seicentomila euro l’anno, per un biennio. E poi si cominci a discutere. (riproduzione riservata)

————————————————————————————————————-

CORRIERE DELLA SERA, martedì 17 settembre 2013

PARLA Micheli, VICEPRESIDENTE DELL’ABI

Ci vuole flessibilità

Francesco Micheli, vicepresidente vicario dell’Abi è il capo delegazione dei banchieri in questa delicata partita.

Domanda. Avevate avviato il percorso per recepire gli accordi sulla produttività e invece avete disdetto il contratto. Che cosa vi ha fatto cambiare idea?

Risposta. Il trend del settore resterà negativo per i prossimi sei-dodici mesi, con uno squilibrio crescente tra costi e ricavi. Non potevamo aspettare il prossimo 30 giugno per cominciare a discutere con i sindacati. Con queste dinamiche nel 2014 i costi del contratto saranno insostenibili. È quanto abbiamo detto ai sindacati.

D. Non sembra l’abbiano presa bene.

R. La loro a mio parere è soprattutto una risposta politica, che va attentamente valutata, ma non possono negare le difficoltà del settore, con le rettifiche dei crediti in crescita esponenziale. Noi non intendiamo disapplicare le norme contrattuali. Vogliamo solo arrivare alla scadenza di quelle vecchie con le nuove già approvate.

D. Per voi la chiave è modificare il modello della retribuzione, introducendo una quota variabile?

R. La fotografia della situazione ci dice che le operazioni allo sportello calano del 60% e sale l’online. Se vogliamo salvare l’occupazione dobbiamo creare nuovi mestieri, trattandoli come avviene altrove.

D. Come nelle assicurazioni?

R. O come fra i promotori. Bisogna condividere modelli nuovi e capire che la flessibilità è vitale.

D. Chi metterà i soldi nel Fondo esuberi? Lo Stato?

R. Nessuno chiede soldi allo Stato, ma le banche versano 200 milioni l’anno in contributi alla disoccupazione che il settore non usa. Risorse che potrebbero confluire nel fondo. (riproduzione riservata)

————————————————————————————————————-

CORRIERE DELLA SERA, martedì 17 settembre 2013

LA RISPOSTA DI SILEONI, SEGRETARIO FABI

Non siamo loro pedine

Lando Maria Sileoni, segretario del principale sindacato di categoria, la Fabi, così risponde ai banchieri.

Domanda. L’Abi sostiene che si è limitata a disdire il contratto con un po’ di anticipo, rispetto ai sei mesi canonici, per aprire subito la discussione. Non ci crede?

Risposta. Mentono sapendo di mentire. In realtà ci hanno detto: o rinnovate il contratto entro giugno, o dopo quella data restate senza contratto nazionale. Ma noi non accetteremo mai che ogni banca si faccia il proprio contratto.

D. Le perdite sui crediti, però, non se le sono inventate le banche.

R. No e hanno anche ragione a chiedere al governo che vengano modificate le regole fiscali al riguardo, che penalizzano pesantemente il sistema italiano rispetto a quelli degli altri paesi europei. Poi, però, se l’esecutivo risponde picche, non è che possono sperare che le castagne dal fuoco gliele leviamo noi.

D. In che senso?

R. Ma è chiaro che la disdetta del contratto serve solo a costringerci a uno sciopero, così da poter fare pressione sul governo, sperando che in nome dell’emergenza vengano aperti quei cordoni fiscali rimasti finora ben serrati. È un giochetto a cui non ci presteremo.

D. L’attuale modello di banca è sostenibile?

R. Ne possiamo discutere. Avanzino le loro idee e noi metteremo sul tavolo le nostre. Anche noi pensiamo a nuovi modelli, con figure indipendenti. Un progetto ampio. Se invece pensano alle mini filiali o ai bancari promotori, rinunciando al rapporto con il territorio, non ci stiamo. E a proposito di nuove organizzazioni un’idea forte c’è. I supermanager che guadagnano 100 volte quello che prendono i loro dipendenti, si taglino autonomamente il compenso a 600 mila euro, almeno per due anni. Se è dura, è dura per tutti. (riproduzione riservata)

————————————————————————————————————-

LIBERO, martedì 17 settembre 2013

(cliccare sull’immagine per ingrandire)

 

libero_170913

————————————————————————————————————-
IL PICCOLO, martedì 17 settembre 2013

Rottura sull’accordo dei bancari. Sindacati: è sciopero

(cliccare sull’immagine per ingrandire)

il piccolo 170913

 

————————————————————————————————————-

BRESCIA OGGI, martedì 17 settembre 2013

L’Abi disdetta il contratto dei bancari – Sindacati verso la mobilitazione per lo sciopero generale di settore

ROMA – Tra Abi e sindacati è rottura. A sei mesi dalla scadenza l´Associazione bancaria ha disdetto ieri il contratto di lavoro del settore. I sindacati, denunciano l´atto come grave colpo ai diritti dei lavoratori e annunciano mobilitazioni per indire uno sciopero generale di categoria. Al termine di un incontro ieri l´Abi ha comunicato la disdetta del contratto collettivo nazionale del 19 gennaio 2012 per i quadri direttivi e il personale delle imprese creditizie, la cui scadenza ufficiale era prevista il 30 giugno 2014. L´intento, afferma l´Abi, è di avviare in anticipo le consultazioni per arrivare a un nuovo contratto più coerente con la situazione del settore.

È il panorama che caratterizza il mondo del credito, frutto delle conseguenze della crisi, quello che, per l´Abi, ha indotto alla decisione e i banchieri ne sottolineano la liceità visto che la legge prevede che la disdetta sia data almeno sei mesi prima della scadenza.

Nella lettera ai sindacati l´Abi ricorda che «per le banche la caduta della redditività si conferma significativa e insostenibile». E sul settore pesa «un costo del lavoro tra i più alti, nel confronto con le banche europee e gli altri settori produttivi». Le banche, lamenta l´associazione, «si trovano pertanto a dover gestire gli addetti in eccedenza, con una vita lavorativa che è nel frattempo allungata per effetto della riforma delle pensioni, e le cui competenze e professionalità non risultano più coerenti con l´attuale modo di fare banca».

Lando Maria Sileoni leader della Fabi, parla di «attacco inaudito ai diritti dei lavoratori», sottolineando la «doppiezza delle banche»,definite «perfetti Giano Bifronte». La decisione dell´Abi è definita «un gravissimo errore» dal Agostino Megale, leader della Fisac Cgil, che annunciando la protesta sottolinea come i sindacati ieri abbiano chiesto all´Abi una riduzione dei compensi dei banchieri per i prossimi due o tre anni sotto i 600-700 mila euro annui per «dare il buon esempio, prima di mettere in discussione i diritti e le condizioni di lavoro». La disdetta «costituisce un atto che compromette le relazioni sindacali nel credito» per Massimo Masi, Uilca, mentre la Fiba Cisl sottolinea come la disdetta «mandi a monte 15 anni di concertazione».

I sindacati avevano già lanciato l´allarme e sottolineato come la rottura comporti il blocco degli accordi in atto sulle ristrutturazioni. Operazioni delicate e importanti in questa fase di criticità del settore, calcolando che nei prossimi anni ci saranno da gestire circa 19mila uscite dal comparto che lo scorso anno ha visto un calo di 7mila unità.

————————————————————————————————————-

IL SOLE 24 ORE, martedì 17 settembre 2013

Bancari, dall’Abi arriva la disdetta – I sindacati hanno proclamato uno sciopero, probabile nella giornata del risparmio LE MOTIVAZIONI Micheli (Abi): «Ci troviamo a gestire addetti con eccedenze che crescono a causa della riduzione di volumi e attività produttive»

Cristina Casadei

«Il modello contrattuale non tiene più: ci sono troppi squilibri tra costi e ricavi che non crescono». Francesco Micheli, presidente del Casl e vicepresidente di Abi, spiega così la decisione di usare la carta della disdetta con dieci mesi di anticipo rispetto alla naturale scadenza del contratto nazionale (si veda il Sole 24 Ore di giovedì scorso). Ieri, a Palazzo Altieri, ai sindacati dei bancari (Dircredito, Fabi, Fiba, Fisac, Sinfub, Ugl credito, Uilca, Falcri) è stata consegnata la lettera firmata dal direttore generale, Giovanni Sabatini, che formalizza la decisione.

Non si può più aspettare perché «sono così complesse e articolate le questioni da affrontare che dobbiamo sederci al tavolo al più presto – osserva Micheli –. Ogni giorno che passa cresce la preoccupazione del settore soprattutto per quanto attiene alla questione occupazione. Noi registriamo un eccesso di capacità produttiva. Il contratto che scade il 30 giugno 2014 permanendo l’attuale situazione per le banche non è più sostenibile. Per questo motivo non si può più aspettare, è arrivato il momento indifferibile di mettere le questioni sul tavolo».

La risposta dei sindacati non si è fatta attendere. Innanzitutto hanno chiesto ad Abi di ritirare la disdetta, ricevendo una risposta negativa. Poco dopo, prima il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, poi quello della Fisac Agostino Megale, e a seguire si sono uniti nella richiesta i segretari delle altre sigle, Fiba, Uilca, Dircredito, Sinfub, Ugl credito, Falcri all’unanimità, hanno invitato i banchieri a ridursi i compensi. Sul taglio degli stipendi Abi però fa notare che i tagli sono già in corso soprattutto per i top manager.

Alcuni gruppi, aggiunge Micheli, «hanno lavorato sui costi in modo eccellente, intervenendo su tutti i costi di struttura. In qualche gruppo virtuoso il costo medio del dirigente è sceso di quasi il 25% negli ultimi 12 mesi. Un risultato ottenuto intervenendo sugli stipendi, sulla parte variabile e sulla semplificazione delle strutture organizzative». Dopo l’incontro a Palazzo Altieri le 8 sigle si sono riunite e hanno deciso di proclamare uno sciopero, molto probabilmente nella giornata del risparmio, il 31 ottobre.

Ai sindacati Micheli riconosce l’esigenza «di una valutazione politica» dell’azione dell’Abi. In realtà per i banchieri la crisi non permette più agli istituti di avere una redditività adeguata a mantenere i requisiti patrimoniali di vigilanza. E quindi: «Qualcosa va fatto», continua Micheli. Non dice invece nulla su un’eventuale richiesta di intervento del Governo di fronte alla situazione di crisi.

«Il Governo conosce la situazione complessiva e ha gli stessi documenti consegnati ai sindacati», dice Micheli alludendo al fatto che i vertici dell’Abi prima della pausa estiva erano saliti a Palazzo Chigi presentando una serie di numeri e di richieste al premier Enrico Letta.

Entrando nel merito del documento illustrato ieri da Abi ai sindacati, le condizioni di scenario sono peggiorate, al di là di ogni previsione e l’ultimo contratto siglato quindi non è più sostenibile. I banchieri si trovano nella necessità «di dover gestire gli addetti in eccedenza, in crescita progressiva anche in ragione della riduzione dei volumi e delle attività produttive». Gli aumenti tabellari derivanti dal rinnovo contrattuale dovrebbero andare a regime da luglio 2014 e «da quel momento non sono previste compensazioni con recuperi, stabiliti invece nel periodo temporale di vigenza del ccnl. Imprescindibile è la ricerca di nuovi equilibri tra livello dei salari e occupazione sostenibile». Torna quindi l’aut aut tra salario e occupazione. Infine l’emergenza in atto ha spinto le banche a ribadire ai sindacati anche l’importanza della contrattazione di prossimità. Un insieme di fattori che spiega come per i bancari stia per iniziare una fase diversa, aperta ufficialmente con la lettera di disdetta del ccnl di Abi. E l’annuncio di uno sciopero dei sindacati.

————————————————————————————————————-

LA STAMPA martedì 17 settembre 2013

LE SIGLE SINDACALI: «LA DISDETTA È UN GRAVISSIMO ERRORE» Banche, l’Abi scioglie i contratti – I lavoratori sono pronti allo sciopero il 31 ottobre – La scadenza dei contratti era prevista a fine giugno 2014

FRANCESCO SPINI

MILANO – I banchieri vanno dritti allo scontro coi bancari: l’Abi dà disdetta al contratto collettivo nazionale siglato il 19 gennaio del 2012. I sindacati gridano allo scandalo e si preparano allo sciopero. A giustificazione della svolta, l’Abi nella lettera con cui ha formalizzato la disdetta, riporta «l’evoluzione della crisi » che ha portato alla «caduta di redditività» per le banche che si conferma «significativa e insostenibile». Di fronte a tale scenario i banchieri puntano ad avviare per tempo «una riflessione approfondita finalizzata ad una complessiva revisione dei contratti di lavoro in vigore».

L’effetto della disdetta è però contenuto nelle ultime due righe della lettera fatta avere ai sindacati: fino al 30 giugno 2014 il contratto sarà onorato in ogni sua parte. Successivamente «in difetto di auspicabili accordi, oltre la data di scadenza» prevista per il 30 giugno 2014 il contratto non sarà prorogato. I 310 mila lavoratori del settore rischiano insomma di ritrovarsi senza un contratto collettivo nazionale, ma solo con accordi aziendali di secondo livello. Le sigle sindacali sono in rivolta e si preparano allo sciopero. Una probabile data c’è già: il 31 ottobre, giornata mondiale del risparmio. Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, parla di «attacco inaudito» e lo dice chiaro e tondo: «Non accetteremo mai di trattare con la pistola puntata alla tempia, né accetteremo di farci usare dalle banche per le loro rivendicazioni con il governo, in tema di sgravi fiscali e non solo». Di «gravissimo errore» parla anche Agostino Megale, della Fisac-Cgil che riporta come i sindacati abbiano chiesto «prima di mettere in discussione diritti e condizioni di lavoro» un taglio ai compensi dei manager sotto la soglia dei i 6-700 mila euro per i prossimi tre anni. «Sarebbe stato un segnale al Paese – aggiunge Massimo Masi, a capo della Uilca -. Io di fronte ai dati che ci hanno mostrato mi sarei aspettato anche le dimissioni in toto della direzione dell’Abi». A Palazzo Altieri, sede dell’Abi, Francesco Micheli, alla guida della delegazione sindacale dell’Abi snocciola in un documento di 18 pagine lo stato dell’arte del credito in Italia e i fattori di crisi che derivano dall’attuale organizzazione. Dalla riforma pensionistica che «comporta un insostenibile incremento degli anni di permanenza al lavoro», fino alle «forti criticità» legate «alla progressiva insostenibilità degli oneri del Fondo esuberi». E poi, si lamenta un personale «addensato nei livelli inquadramentali più elevati», che mostra una «marcata resistenza» alla «riconversione e riqualificazione professionale», con un costo del lavoro che in banca «è ben al disopra degli altri settori».

I sindacati avrebbero voluto un confronto preventivo rispetto a una disdetta. Ribatte però Micheli: «Avremmo rischiato l’ultra-attività del contratto anche dopo la scadenza. Ma se nelle altre occasioni non c’era l’esigenza di rivedere il contratto nella sua struttura complessiva e i tempi e i modi della contrattazione potevano essere, più ampie, ora è diverso. Da domani vogliamo ragionare sul contratto, con otto mesi di tempo per farne uno nuovo». Confida in «una riflessione più approfondita» del sindacato, per riscrivere insieme le nuove regole. «Certamente – conclude Micheli – siamo alla ricerca di maggiori elementi di flessibilità e di soluzioni che riguardino l’organizzazione del lavoro e la distribuzione dei salari. Agganciandoli alla produttività in modo serio e concreto».

 ————————————————————————————————————-

AVVENIRE, martedì 17 settembre 2013

Banche, l’Abi rompe sul contratto I sindacati: sciopero nazionale

L’Abi annuncia la disdetta dei contratti nazionali in vigore per i lavoratori del settore bancario e i sindacati si preparano allo sciopero generale. Una nota congiunta di Dircredito Fabi, Fiba-Cisl, Fisac-Cgil e Sinfub Ugl-credito Uilca ha spiegato che saranno convocati gli attivi e le assemblee «per avviare tutte le procedure per la proclamazione dello sciopero generale della categoria». È stata la replica alle motivazioni con cui l’Associazione bancaria italiana aveva dichiarato la rottura degli accordi che interessano circa 300 mila persone: costo del lavoro «ben al di sopra» degli altri settori produttivi, contrattazione integrativa aziendale che «dovrebbe essere sostituita da una regolamentazione derogatoria o sostitutiva di quella prevista dal contratto nazionale», riforma pensionistica che comporta un «insostenibile incremento degli anni di permanenza al lavoro anche a danno di nuova eventuale occupazione». Da parte loro, le organizzazioni sindacali hanno risposto attaccando: è ora di tagliare, hanno detto, i compensi dei banchieri che spesso guadagnano 100 volte di più dei dipendenti. Simbolica la data proposta per l’agitazione nazionale: il 31 ottobre, la Giornata del Risparmio.

————————————————————————————————————-

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, martedì 17 settembre 2013

Abi, disdetta anticipata del contratto: banche più vicine allo sciopero

Roma – Tra Abi e sindacati è rottura. A sei mesi dalla sua effettiva scadenza l’Abi, facendosi portavoce del disagio delle banche italiane oberate dagli effetti della crisi, ha infatti disdetto il contratto di lavoro del settore. E i sindacati, sul piede di guerra, denunciano il grave colpo ai diritti dei lavoratori e annunciano mobilitazioni per indire uno sciopero generale della categoria. Al termine di un incontro, l’associazione bancaria ha ufficialmente comunicato alle sigle sindacali la disdetta del contratto collettivo nazionale di lavoro 19 gennaio 2012 per i quadri direttivi e il personale delle imprese creditizie, la cui scadenza ufficiale era prevista per il 30 giugno 2014. Una decisione il cui intento, secondo l’Abi, è quello di avviare con largo anticipo le necessarie consultazioni per arrivare a un futuro nuovo contratto più coerente con la nuova situazione del settore. Ed è proprio questo nuovo panorama che caratterizza il mondo del credito, frutto delle conseguenze della crisi economica, quello che, spiega l’Abi, ha indotto alla decisione di ieri. I banchieri sottolineano per altro la liceità della propria decisione visto che per legge prevede che la disdetta dei contratti venga data almeno sei mesi prima della scadenza. Nella lettera consegnata ai sindacati l’Abi ricorda che «per le banche la caduta della redditività si conferma significativa e insostenibile». E sul settore pesa anche «un costo del lavoro tra i più alti, nel confronto con le banche europee e gli altri settori produttivi». Le banche – lamenta ancora l’associazione – si trovano pertanto a dover gestire gli addetti in eccedenza, con una vita lavorativa che è nel frattempo allungata per effetto della riforma delle pensioni, e le cui competenze e professionalità non risultano più coerenti con l’attuale modo di fare banca». Ma i sindacati non ci stanno. Lando Maria Sileoni leader della Fabi, parla di un «attacco inaudito ai diritti dei lavoratori», sottolineando la «doppiezza delle banche», definite «perfetti Giano Bifronte». La decisione dell’Abi viene definita «un gravissimo errore» dal leader della Fisac Cgil, Agostino Megale che annunciando la protesta sottolinea come i sindacati nell’incontro abbiano chiesto alla controparte una riduzione dei compensi dei banchieri per i prossimi due o tre anni sotto la soglia dei 600-700 mila euro annui» per «dare il buon esempio, prima di mettere in discussione i diritti e le condizioni di lavoro». La disdetta «costituisce un atto che compromette gravemente le relazioni sindacali nel credito» per la Uilca, mentre la Fiba Cisl sottolinea come l’atto dell’Abi «mandi a monte 15 anni di concertazione».

————————————————————————————————————-

L’ARENA, martedì 17 settembre 2013

L’Abi disdetta il contratto dei bancari – Sindacati verso la mobilitazione per lo sciopero generale di settore

ROMA – Tra Abi e sindacati è rottura. A sei mesi dalla scadenza l´Associazione bancaria ha disdetto ieri il contratto di lavoro del settore. I sindacati, denunciano l´atto come grave colpo ai diritti dei lavoratori e annunciano mobilitazioni per indire uno sciopero generale di categoria. Al termine di un incontro ieri l´Abi ha comunicato la disdetta del contratto collettivo nazionale del 19 gennaio 2012 per i quadri direttivi e il personale delle imprese creditizie, la cui scadenza ufficiale era prevista il 30 giugno 2014. L´intento, afferma l´Abi, è di avviare in anticipo le consultazioni per arrivare a un nuovo contratto più coerente con la situazione del settore.

È il panorama che caratterizza il mondo del credito, frutto delle conseguenze della crisi, quello che, per l´Abi, ha indotto alla decisione e i banchieri ne sottolineano la liceità visto che la legge prevede che la disdetta sia data almeno sei mesi prima della scadenza.

Nella lettera ai sindacati l´Abi ricorda che «per le banche la caduta della redditività si conferma significativa e insostenibile». E sul settore pesa «un costo del lavoro tra i più alti, nel confronto con le banche europee e gli altri settori produttivi». Le banche, lamenta l´associazione, «si trovano pertanto a dover gestire gli addetti in eccedenza, con una vita lavorativa che è nel frattempo allungata per effetto della riforma delle pensioni, e le cui competenze e professionalità non risultano più coerenti con l´attuale modo di fare banca».

Lando Maria Sileoni leader della Fabi, parla di «attacco inaudito ai diritti dei lavoratori», sottolineando la «doppiezza delle banche»,definite «perfetti Giano Bifronte». La decisione dell´Abi è definita «un gravissimo errore» dal Agostino Megale, leader della Fisac Cgil, che annunciando la protesta sottolinea come i sindacati ieri abbiano chiesto all´Abi una riduzione dei compensi dei banchieri per i prossimi due o tre anni sotto i 600-700 mila euro annui per «dare il buon esempio, prima di mettere in discussione i diritti e le condizioni di lavoro». La disdetta «costituisce un atto che compromette le relazioni sindacali nel credito» per Massimo Masi, Uilca, mentre la Fiba Cisl sottolinea come la disdetta «mandi a monte 15 anni di concertazione».

I sindacati avevano già lanciato l´allarme e sottolineato come la rottura comporti il blocco degli accordi in atto sulle ristrutturazioni. Operazioni delicate e importanti in questa fase di criticità del settore, calcolando che nei prossimi anni ci saranno da gestire circa 19mila uscite dal comparto che lo scorso anno ha visto un calo di 7mila unità.

 ————————————————————————————————————-

CORRIERE DELLA SERA.it, lunedì 16 settembre 2013 – 15:41:05

Banche: Sileoni (Fabi), ‘arma disdetta per fare pressioni sul Governo’

Top manager congelino loro retribuzioni a tetto 600mila euro Roma, 16 set – L’Abi “vuole utilizzare il sindacato per fare pressioni sul Governo e ottenere quelle agevolazioni fiscali che la lobby bancaria non ha ottenuto”. Questa, secondo il segretario generale del sindacato Fabi Lando Sileoni, la motivazione dietro la decisione dell’Abi di disdettare anticipatamente il contratto nazionale dei 330mila bancari. “E’ un’iniziativa senza precedenti, un gioco che non ci piace” osserva il leader del maggiore sindacato autonomo della categoria che alla riunione in Abi ha proposto, assieme al segretario Fisac Agostino Megale, un autolimitazione delle retribuzioni dei top manager per un biennio con un tetto a 600mila euro l’anno. Fabi chiede al Governo “un tavolo con una cabina di regia indipendente per un nuovo modello di banca con maggiore produttivita’ per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali”. Ggz 16-09-13 15:41:05 (0343) 5

 ————————————————————————————————————-

CORRIERE DELLA SERA.it – Economia, lunedì 16 settembre 2013 | 16:56

L’Abi disdetta il contratto dei bancari – Sindacati verso lo sciopero unitario – La mossa dell’Associazione per ridurre il costo del lavoro. Sono 330 mila i dipendenti degli istituti italiani

L’Abi ha formalizzato la disdetta anticipata del contratto nazionale dei bancari la cui scadenza sarebbe stata il prossimo giugno 2014. Lo rendono noto i sindacati al termine della riunione con la delegazione dei banchieri guidata da Francesco Micheli. I rappresentanti di quasi tutte le single sono riuniti dal primissimo pomeriggio nella stessa sede romana dell’ Associazione delle banche italiane per decidere sullo sciopero e altre azioni da intraprendere. Da parte delle banche, si apprende, sarebbe stato consegnato un documento con le motivazioni alla base della disdetta anticipata: la crisi e l’aumento delle sofferenze.

Con la disdetta l’Abi blocca gli aumenti contrattuali automatici, previsti dall’attuale contratto firmato il 19 gennaio 2012 e valido fino al 30 giugno 2014. I sindacati sottolineano che le banche hanno già pesantemente tagliato il costo del personale riducendo, a livello di sistema, dal 2008 al 2012 28.500 posti di lavoro. Altri 40.000 esuberi sono stimati dai sindacati per i prossimi anni. I dipendenti delle banche italiane aderenti all’Abi oggi sono circa 330.000.

La disdetta del Contratto Nazionale da parte dell’Abi, «in una riunione che avrebbe dovuto affrontare un argomento di grande importanza come il rinnovo del Fondo di Solidarietà di settore, costituisce un atto che compromette gravemente le relazioni sindacali nel credito». Questo il commento del segretario generale della Uilca Massimo Masi che annuncia da parte delle organizzazione sindacali una risposta unitaria «determinata e di forte mobilitazione». Secondo Masi «in questa fase purtroppo emerge in modo chiaro che l’Abi e le banche non hanno mai creduto al Contratto Nazionale sottoscritto a gennaio 2012, come dimostra la sua scarsa se non quasi inesistente applicazione nelle varie banche, dove solo alcune soluzioni trovano riscontro, e mai in modo organico come l’assetto del Contratto richiederebbe per raggiungere tutti i suoi obiettivi».

La notizia provoca anche la reazione della Fabi, il maggior sindacato del comparto bancario. Lando Maria Sileoni, segretario generale, dice: «La disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari con 10 mesi di anticipo rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui risponderemo per le rime, anche con lo sciopero». E definisce i banchieri «perfetti Giano Bifronte, la cui doppiezza è sotto gli occhi di tutti».

Pronta la replica di Francesco Micheli, banchiere alla guida della delegazione sindacale Abi, che spiega: «Il modello contrattuale non tiene più: ci sono troppi squilibri tra costi e ricavi. «Abbiamo anticipato solo di due mesi rispetto ai sacri riti» osserva Micheli dopo le prime reazioni negative dei sindacati all’annuncio formale della disdetta: «da parte loro (dei sindacati, ndr) c’è solo una valutazione politica» aggiunge. La crisi non permette più alle banche di avere una redditività adeguata a mantenere i requisiti patrimoniali di vigilanza e di conseguenza «qualcosa va fatto». Micheli nell’incontro con i sindacati era spalleggiato, tra gli altri membri della delegazione Abi, dai banchieri Camillo Venesio e Pietro Sella. Micheli interpellato dai cronisti non scopre le carte dell’Abi su un’eventuale richiesta di intervento del Governo di fronte alla situazione di crisi. «Il Governo sa qual è la situazione complessiva ed ha gli stessi documenti consegnati ai sindacati» osserva. I vertici dell’Abi prima della pausa estiva erano saliti a Palazzo Chigi presentando una serie di numeri e di richieste al premier Enrico Letta.

 ————————————————————————————————————-

DAGOSPIA.com, lunedì 16 settembre 2013 18:13

VAFFANBANKA! – I BANCHIERI NON RISPETTANO I PATTI E STRACCIANO IL CONTRATTO DI LAVORO – Mazzata sulla testa di 320mila colletti bianchi: l’Abi si rimangia le promesse e disdetta l’accordo in anticipo – Mossa irresponsabile: mentre il mercato del credito e’ asfittico, gli istituti chiudono gli sportelli e i sindacati, ormai sul piede di guerra, hanno indetto lo sciopero il 31 ottobre…

(ANSA) – L’Abi ha comunicato ai sindacati la disdetta dei contratti nazionali in vigore, in applicazione della normativa, che prevede che la disdetta venga data almeno 6 mesi prima della scadenza (prevista per il 30 giugno 2014). Lo annuncia l’Abi precisando che l’intento è di anticipare le necessarie fasi di consultazione. Nella lettera consegnata ai sindacati l’Abi indica la crisi economica e i suoi effetti sul settore bancario come principale fattore che ha indotto alla disdetta del contratto e alla necessità di una sua rivisitazione.

«L’evoluzione della crisi economica ha portato il Paese in uno stato di recessione particolarmente grave», osserva l’associazione, precisando che, «in questo scenario, per le banche la caduta della redditività si conferma significativa e insostenibile». E sul settore pesa, oltre alle recenti riforme regolamentari che impongono un rafforzamento patrimoniale, anche «un costo del lavoro tra i più alti, nel confronto con le banche europee e gli altri settori produttivi». Inoltre grandi cambiamenti, secondo l’Abi, arriveranno con le innovazioni tecnologiche.

«Le banche – si legge ancora – si trovano pertanto a dover gestire gli addetti in eccedenza, con una vita lavorativa che è nel frattempo allungata per effetto della riforma delle pensioni, e le cui competenze e professionalità non risultano più coerenti con l’attuale modo di fare banca».

Alla luce di queste considerazioni «e per consentire al settore di continuare a svolgere efficacemente il proprio ruolo centrale per l’economia Pel paese e nell’intento di minimizzare e/o fronteggiare positivamente le ricadute sul piano sociale, si ritiene necessario avviare, stanti i modelli organizzativi tipici delle banche italiane, una riflessione approfondita finalizzata ad una complessiva revisione dei contratti di lavoro in vigore».

«La disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari con 10 mesi di anticipo rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui risponderemo per le rime, anche con lo sciopero». È quanto afferma, in una nota, Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, dopo l’annuncio dell’Abi, definendo i banchieri «perfetti Giano Bifronte, la cui doppiezza è sotto gli occhi di tutti».

«Da una parte -prosegue infatti la nota di Sileoni- di fronte alle istituzioni monetarie internazionali e nei loro road show danno ottimistiche comunicazioni ai mercati, dichiarando grande solidità patrimoniale, »core Tier 1« oltre i vincoli di »Basilea3«, di aver ridotto tutti i costi operativi, compresi i costi del personale, di essere capaci di assorbire le rettifiche su crediti generate dalla recessione, di non avere in pancia titoli tossici e di avere rischi degli attivi enormemente minori rispetto alle banche europee.

Dall’altra, a casa loro, quando si devono confrontare con le organizzazioni sindacali, denunciano una redditività del capitale ai minimi storici, senza prospettive di ripresa, utili netti precariamente sostenuti dal carry trade sui titoli di stato grazie ai finanziamenti della BCE, costi del personale e livelli occupazionali insostenibili».

«Com’è possibile -prosegue il segretario Fabi- gestire con responsabilità, trasparenza e partecipazione le relazioni sindacali in presenza di una tale sconcertante, antitetica ed inquietante doppiezza di messaggi? La Banca D’Italia, che ha ribadito, in più occasioni, la solidità del sistema bancario italiano non ha nulla da dire? Qual è la vera situazione economica, reddituale, patrimoniale delle banche italiane? I lavoratori hanno il diritto dì saperlo, prima degli stress test annunciati dalla BCE, che il Parlamento europeo ha investito del compito di Vigilanza sulle grandi banche europee».

————————————————————————————————————-

L’ECO DI BERGAMO.it, lunedì 16 settembre 2013 Economia

Sciopero generale dei bancari- Avviate le procedure nazionali

Sciopero generale dei bancari in vista. È quanto si legge in una nota congiunta di Dircredito Fabi Fiba-Cisl Fisac-Cgil Sinfub Ugl-credito Uilca in cui si annuncia che saranno convocati gli attivi ed assemblee «per avviare tutte le procedure per la proclamazione dello sciopero generale della categoria».

L’Abi, infatti, ha formalmente disdettato il contratto nazionale dei bancari che scade a giugno 2014. Lo hanno reso noto i sindacati al termine della riunione con la delegazione dei banchieri guidata da Francesco Micheli. I sindacati si sono riuniti in un’intersindacale nella stessa sede dell’Abi per decidere le azioni da intraprendere e hanno deciso per la linea dura.

Da parte delle banche è stato consegnato un documento con le motivazioni alla base della disdetta anticipata. Addensamento dei bancari nei livelli inquadramentali più elevati, costo del lavoro che si pone «ben al di sopra» degli altri settori produttivi e della media europea. Sono alcuni degli aspetti con cui che l’Associazione bancaria italiana ha giustificato la disdetta dei contratti nazionali in vigore.

Secondo lo studio di Palazzo Altieri il base ai dati di bilancio elaborati dalla stessa Bankitalia, «il costo medio annuo per dipendente si attesta nel 2012 a 74,8 mila euro, corrispondenti a 77,8 mila tenendo conto dell’effetto Irap stimato». Sostanzialmente i banchieri lamentano che uno degli ostacoli è rappresentato dalla tradizionale contrattazione integrativa aziendale, che «dovrebbe essere sostituita da una regolamentazione derogatoria o sostitutiva di quella prevista dal contratto nazionale» anche in considerazione del contesto di riferimento: recessione nazionale, riforma pensionistica che che comporta un «insostenibile incremento degli anni di permanenza al lavoro anche a danno di nuova eventuale occupazione».

La disdetta del contratto nazionale del credito da parte dell’Abi da un lato è «un tentativo per andare a battere cassa dal Governo sulla fiscalità» e dall’altro un voler «scaricare i guasti del sistema sui lavoratori» ha osservato il segretario generale della Fiba, Giulio Romani, all’uscita dalla sede dell’Abi.

«I banchieri non si prendono un grammo di responsabilità rispetto alle loro gestioni», ha aggiunto il sindacalista da pochi mesi alla guida del sindacato dei bancari della Cisl. L’iniziativa anticipata della disdetta, secondo Romani, ha una tempistica ben studiata a tavolino da parte dei banchieri: «Stressare la situazione in coincidenza con la scadenza dei termini per l’adeguamento del Fondo esuberi» il prossimo 31 ottobre.

Un tema che sta a cuore ai sindacati perché l’ammortizzatore del settore ha già permesso l’uscita anticipata di circa 48mila addetti. La legge Fornero ne ha limitato il raggio d’azione con l’allungamento dei termini per la quiescenza. «Se pensano che non romperemo le relazioni industriali per il Fondo si sbagliano», ha concluso minaccioso Romani.

 ————————————————————————————————————-

 LINKIESTA.it, lunedì 16 settembre 2013

L’Abi disdetta il contratto collettivo – Il bancario è precario: fine di un mestiere – Dal sogno piccolo borghese del lavoro fisso agli esuberi. Gli errori degli istituti e dei sindacati

Antonio Vanuzzo

Anche il bancario è precario. La disdetta unilaterale del contratto collettivo decisa oggi dall’Abi, l’associazione bancaria italiana, simbolicamente è la pietra tombale del sogno piccolo borghese del dopoguerra. Posto fisso, ferie pagate, soldi sicuri per comprarsi l’auto e la lavatrice. A detta delle sigle sindacali, la mossa dell’Abi (leggi la lettera di disdetta) rappresenta uno strumento di pressione nei confronti del Governo delle larghe intese per ottenere degli sgravi fiscali. In buona sostanza, una potenziale impasse che potrebbe mettere seriamente a rischio il consolidamento del sistema bancario italiano. Sul tavolo i dossier sono numerosi: c’è la trasformazione in Spa della Popolare di Milano, oggetto di un braccio di ferro serrato proprio tra i sindacati e il presidente Andrea Bonomi, che fa parte del comitato esecutivo dell’Abi; le trattative sugli ulteriori esuberi – dopo i 4.600 già concordati – chiesti da Bruxelles a Mps in cambio del disco verde al piano di risanamento per ripagare i Monti Bond; le duemila uscite del gruppo Ubi, il negoziato sugli sportelli di Unicredit. Tutti i piani industriali presentati tra il 2012 e il 2013 includono un nutrito numero di uscite, più o meno incentivate.

La disdetta era nell’aria, era soltanto questione di tempo. È questa la sensazione di quanti hanno partecipato all’esecutivo Abi della scorsa settimana. Assise nel corso della quale si sarebbe dovuta adottare una delibera per ampliare il Fondo di solidarietà entro fine ottobre, secondo quanto previsto dalla legge Fornero. Invece, a detta di uno dei presenti, si è discusso della disdetta del contratto, resa nota ai rappresentanti dei lavoratori nell’incontro odierno. «La disdetta non è molto anticipata, si tratta solo di due mesi rispetto ai sacri riti. I sindacati fanno una valutazione politica» ha detto all’Adnkronos il vicepresidente dell’Abi, Francesco Micheli, aggiungendo: «Il costo del lavoro è uno dei problemi perchè è mediamente più alto rispetto al resto d’Europa».

La corsa alla compliance indotta dalle nuove regole di Basilea III, che in termini di assorbimento di capitale privilegiano il trading all’attività retail tradizionale, il costo del funding sui mercati e la penalizzazione causata dal rischio Paese che si riverbera sui libri zeppi di titoli di Stato, l’aumento dei crediti inesigibili, quadruplicati dal 2008 a oggi (le sofferenze hanno toccato i 137 miliardi, +22% anno su anno). Tutti elementi che influiscono pesantemente sulla redditività degli istituti di credito. Poi c’è l’evoluzione delle abitudini dei consumatori. Il web ha ridotto «del 50-60% le transazioni allo sportello», dice ancora Micheli. Presi ad esempio da Tremonti nei giorni del crollo di Lehman Brothers, di cui ricorre in questi giorni il quinto anniversario, per dimostrare la solidità del sistema finanziario nazionale: «Le banche italiane hanno gli sportelli, le altre i grattacieli».

Peccato che gli sportelli ora siano in vendita, o addirittura in smantellamento come nel caso di Intesa Sanpaolo. I dati interni dell’Abi (vedi tabella sopra) evidenziano come, se nel 1999 il numero di sportelli ogni 100mila abitanti era pari a 47, nel 2011 è salito a 55, in Europa è sceso da 48 a 41. Il tutto per un numero di transazioni diminuito da 13 a 8 milioni al mese dal 2008 al 2011. Per quanto riguarda la produttività (vedi tabella sotto), le elaborazioni dell’Abi sui dati di bilancio 2012 evidenziano, nel confronto con cinque Paesi (Francia, Spagna, Olanda, Germania), un valore aggiunto per sportello inferiore del 15% (1,5 su 2,8 milioni di euro), e del 22% per dipendente (111mila su 142mila euro). C’è da dire che il posto fisso appartiene già al passato: dal 2009 al 2012 (fonte Fabi) solo il 30% dei nuovi ingressi avviene con contratto a tempo indeterminato. Anche nel riparato mondo del credito si entra con formule a termine (29%), apprendistato (13%), somministrazione (11%), inserimento (9%) tirocinio (6%). Ciò nonostante, rispetto ai primi 20 gruppi europei, le spese per il personale in rapporto all’attivo hanno pesato nel 2012 sullo 0,93%, contro una media dello 0,67 per cento.

«Le banche si trovano a dover gestire gli addetti in eccedenza, con una vita lavorativa che si è nel frattempo allungata per effetto della riforma delle pensioni, e le cui competenze e professionalità non risultano più coerenti con l’attuale modo di fare banca», si legge nella lettera recapitata oggi dall’Abi ai sindacati. E dunque liberi tutti: «Ci si riferisce, in particolare, sia alla parte economica che a quella normativa del ccnl 29 febbraio 2012 (dirigenti) che scadrà il 30 giugno 2014 per il quale è previsto (art. 37) che la disdetta sia comunicata almeno sei mesi prima della richiamata a scadenza (e cioè entro il 31 dicembre 2013», recita ancora la missiva Abi. Non riguarderà quindi l’accordo siglato il 19 gennaio 2012, che ha coivolto 340mila bancari e prevedeva un aumento di 170 euro al mese in cambio dello stop per un anno e mezzo agli scatti di anzianità, a sportelli aperti fino alle 20 e al fondo per l’occupazione che, nelle premesse iniziali, avrebbe dovuto garantire l’assunzione di 6.500 giovani per cinque anni. Proprio l’oggetto della discussione dell’esecutivo Abi della scorsa settimana.

Al netto delle reazioni durissime dei sindacati – Massimo Masi (Uilca) ha parlato di «inadeguatezza ad affrontare i problemi attuali dell’intero management bancario italiano, che quindi dovrebbe, per coerenza, dimettersi in blocco dalle proprie aziende e, analogamente, dall’Esecutivo dell’Abi», Lando Sileoni (Fabi) «i banchieri sono dei perfetti Giani Bifronte», e Agostino Megale (Fisac – Cgil) «i banchieri diano l’esempio e si riducano gli stipendi» – sorge una domanda: si tratta dell’inizio di una stagione di contrattazione decentrata e flessibile modello Fiat anche per gli istituti di credito? Intanto pare che le sigle stiano organizzando uno sciopero previsto per fine ottobre. Il famoso autunno caldo. Allo sportello. Twitter: @antoniovanuzzo

 ————————————————————————————————————-

 AFFARI ITALIANI.it, lunedì 16 settembre 2013 – 15:46:00

L’Abi disdetta il contratto: i sindacati proclamano lo sciopero

Rottura. Le banche hanno disdetto il contratto nazionale di lavoro dei bancari con 10 mesi d’anticipo. E i sindacati sono pronti allo sciopero. Come nel più classico gioco delle parti, le versioni sono opposte. Per l’Abi l’obiettivo è “anticipare le necessarie fasi di consultazione”. Per i sindacati, al contrario, è una forma di pressione sul governo per ottenere gli sgravi fiscali richiesti dall’associazione e mai ottenuti. Ma ci sarebbe anche l’obiettivo di mettere in difficoltà i sindacati nella trattativa in corso per l’adeguamento del Fondo di solidarietà.

Dura la risposta di Lando Maria Sileoni, segretario della Fabi: “La disdetta del contratto nazionale rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui risponderemo per le rime, anche con lo sciopero. In questa vicenda senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore, ci troviamo di fronte a dei banchieri che sono dei perfetti Giano Bifronte, la cui doppiezza è sotto gli occhi di tutti”.

I sindacati reclamano infatti sulla doppiezza delle banche. “Da una parte – prosegue Sileoni – di fronte alle istituzioni monetarie internazionali e nei loro road show gli istituti danno ottimistiche comunicazioni ai mercati, dichiarando grande  solidità patrimoniale. Dall’altra , a casa loro, ai sindacati denunciano una redditività ai minimi storici, senza prospettive di ripresa”. Come si legge nella lettera consegnata ai sindacati, sono infatti “la caduta della redditività” e “la necessità di rafforzamento patrimoniale” a spingere verso “sull’innovazione tecnologica”. In sostanza, le banche hanno l’esigenza di tagliare i costi e per farlo intendono ridurre il numero degli sportelli, a vantaggio delle reti telematiche. Gli effetti? Come scrive il direttore generale Abi Giovanni Sabatini, ci sono “addetti in eccedenza, le cui competenze non risultano più coerenti con l’attuale modo di fare banca”. Tradotto: chi ha già passato decenni in banca (e lì dovrebbe rimanere a causa della riforma Fornero) sarà “invitato” a lasciare l’isituto.

E se per il segretario generale della Fisac Cgil Agostino Megale è “un gravissimo errore”, per il vicesegretario generale di Unità Sindacale Falcri Silcea (Unisin), Sergio Mattiacci, la disdetta unilaterale “è un segnale devastante per l’intero Paese”. Le sigle sindacali spingono per la riduzione dei compensi dei manager, che spesso guadagnano 100 volte di più dei dipendenti. Ma l’Abi non ci sta e parla di “posizione politica” da parte dei sindacati.

————————————————————————————————————-

LA STAMPA.it, lunedì 16 settembre 2013 15.52  

Banche: Sileoni (Fabi), disdetta del contratto? Risponderemo per le rime, anche con lo sciopero

“La disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari, disposta dall’Abi, con 10 mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale, rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui risponderemo per le rime, anche con lo sciopero”.Lo dichiara Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari.

“In questa vicenda senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore, ci troviamo di fronte a dei banchieri che sono dei perfetti Giani Bifronte, la cui doppiezza è sotto gli occhi di tutti.Da una parte di fronte alle istituzioni monetarie internazionali e nei loro road show danno ottimistiche comunicazioni ai mercati, dichiarando grande solidità patrimoniale, “core Tier 1” oltre i vincoli di “Basilea3”, di aver ridotto tutti i costi operativi, compresi i costi del personale, di essere capaci di assorbire le rettifiche su crediti generate dalla recessione, di non avere in pancia titoli tossici e di avere rischi degli attivi enormemente minori rispetto alle banche europee.

Dall’altra, a casa loro, quando si devono confrontare con le organizzazioni sindacali, denunciano una redditività del capitale ai minimi storici, senza prospettive di ripresa, utili netti precariamente sostenuti dal carry trade sui titoli di stato grazie ai finanziamenti della BCE, costi del personale e livelli occupazionali insostenibili.

Com’è possibile gestire con responsabilità, trasparenza e partecipazione le relazioni sindacali in presenza di una tale sconcertante, antitetica ed inquietante doppiezza di messaggi?La Banca D’Italia, che ha ribadito, in più occasioni, la solidità del sistema bancario italiano non ha nulla da dire?Qual è la vera situazione economica, reddituale, patrimoniale delle banche italiane?I lavoratori hanno il diritto dì saperlo, prima degli stress test annunciati dalla BCE, che il Parlamento europeo ha investito del compito di Vigilanza sulle grandi banche europee”. (GD)

 ————————————————————————————————————-

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, lunedì 16 settembre 2013|

Banche: sindacati per sciopero generale – Disdetta contratto da parte Abi atto di inaudita gravità

(ANSA) – ROMA, 16 SET – Sciopero generale dei bancari in vista.

E’ quanto si legge in una nota congiunta di Dircredito Fabi Fiba-Cisl Fisac-Cgil Sinfub Ugl-credito Uilca in cui si annuncia che saranno convocati gli attivi ed assemblee “per avviare tutte le procedure per la proclamazione dello sciopero generale della categoria”.

Nella nota i sindacati definiscono un atto, “di inaudita arroganza e gravità” la disdetta del contratto da parte dell’Abi.

————————————————————————————————————-

IL SOLE 24 ORE.com, lunedì 16 settembre 2013

I sindacati: grave errore, ora sarà scontro. Riducete i bonus ai banchieri

I sindacati dei bancari, al termine della riunione con l’Abi, che ha disdetto il contratto nazionale del lavoro, hanno deciso una giornata di sciopero che sottoporranno ora al voto dei lavoratori. La data ipotizzata è quella del 31 ottobre, la cosiddetta Giornata mondiale del risparmio.

Sileoni (Fabi): iniziativa senza precedenti

L’Abi «vuole utilizzare il sindacato per fare pressioni sul Governo e ottenere quelle agevolazioni fiscali che la lobby bancaria non ha ottenuto». Questa, secondo il segretario generale del sindacato Fabi Lando Sileoni, la motivazione dietro la decisione dell’Abi di disdettare anticipatamente il contratto nazionale dei 330mila bancari. «È un’iniziativa senza precedenti, un gioco che non ci piace» osserva il leader del maggiore sindacato autonomo della categoria che alla riunione in Abi ha proposto, assieme al segretario Fisac Agostino Megale, un autolimitazione delle retribuzioni dei top manager per un biennio con un tetto a 600mila euro l’anno. Fabi chiede al Governo «un tavolo con una cabina di regia indipendente per un nuovo modello di banca con maggiore produttività per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali».

Megale (Fisac Cgil): la disdetta è un grave errore

La disdetta del contratto nazionale dei bancari «è un grave errore che sarà contrastato in modo netto e fermo fino al suo ritiro» afferma il segretario generale della Fisac Cgil Agostino Megale al termine dell’incontro in Abi con la formalizzazione della disdetta al contratto che scade nel giugno del 2014. Megale afferma che l’Abi dimostra «scarsa lungimiranza» con l’iniziativa presa «mentre Confindustria e le Confederazioni siglano un patto con al centro l’occupazione e gli investimenti». La prima misura che le banche dovrebbero avviare, invece, secondo il leader della Fisac è «la riduzione netta dei compensi dei manager e delle consulenze». Megale ricorda il «cattivo esempio» dei banchieri con compensi «oltre 100 volte il salario medio dei dipendenti».

Masi (Uilca): sarà scontro anche nei grandi gruppi

La disdetta del contratto dei bancari da parte dell’Abi porterà a uno scontro sindacale «non solo a Roma ma anche nei gruppi bancari e senza contratto nazionale gli accordi aziendali perderanno valore». Così Massimo Masi, segretario generale della Uilca al termine dell’incontro in Abi con la delegazione dei banchieri. Per Masi la disdetta rischia di bloccare l’adeguamento del Fondo esuberi della categoria alla legge Fornero, un adempimento da concludere secondo la legge entro il prossimo 31 ottobre.

————————————————————————————————————-

PANORAMA.it, lunedì 16-09-201316:11

L’Abi disdice il contratto dei bancari: i veri motivi – Per i sindacati è una strumentazione politica per ottenere migliori condizioni fiscali chieste più volte al Governo

di Ilaria Molinari

Una doccia fredda per i 310 mila italiani che lavorano in banca. Oggi l’Associazione delle banche italiane (Abi) ha comunicato con una lettera ai sindacati la disdetta dei contratti nazionali in vigore. E lo ha fatto con 10 mesi di anticipo, ovvero con quattro mesi in più del preavviso necessario (i sei mesi previsti per legge).

In sostanza il contratto dei bancari, che scade il 30 giugno 2014, non verrà confermato e dovrà essere rivisto di certo. Il motivo? La crisi. Le banche sono in difficoltà, non possono più mantenere certe clausole… insomma, meglio anticipare le necessarie fasi di consultazione.

Apriti cielo. I sindacati sono subito insorti. “Una comunicazione come questa costituisce un atto che compromette gravemente le relazioni sindacali nel credito” ha subito commentato il segretario generale della Uilca Massimo Masi.

Ma perché l’Abi ha fatto questo gesto? E cosa vuole ottenere? “Gli obiettivi sono due e noi temevamo da tempo che si sarebbe arrivati a questo punto” spiega Lando Maria Sileoni, Segretario Generale della FABI, il maggiore sindacato bancario italiano. “L’Abi punta a costringerci a sottoscrivere un nuovo contratto dopo il giugno del 2014 ben consapevole del fatto che siamo sempre stati contrari alla sottoscrizione di contratti singoli azienda per azienda. Ma il motivo più importante è un altro: tra luglio e settembre l’Abi ha chiesto al Governo di lavorare per migliorare la fiscalità sulle perdite sui crediti, lamentando un trattamento peggiore rispetto a quello delle banche di altri paesi europei. Avere i lavoratori arrabbiati in questo momento diventa un problema in più per il Governo che potrebbe dunque cedere alle richieste delle banche usando il contratto e le condizioni di rinnovo come leva”.

Insomma, una strumentalizzazione per obiettivi propri. “Ovviamente non ci stiamo, sciopereremo e andremo avanti così”, dichiara Sileoni. Ma i sindacati dell’Abi, tutti, hanno chiesto di più: una riduzione dei compensi dei banchieri per i prossimi due o tre anni sotto la soglia dei 600/700 mila euro annui per “dare il buon esempio”, prima di mettere in discussione i diritti e le condizioni di lavoro della base.

————————————————————————————————————-

 IL MONDO  /  economia  / lunedì 16 Settembre 2013

Banche/ Fabi: attacco senza precendenti a diritti lavoratoriSileoni: “risponderemo per le rime, anche con lo sciopero”

Roma, 16 set. “La disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari, disposta dall’Abi, con 10 mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale, rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui risponderemo per le rime, anche con lo sciopero”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari. “In questa vicenda senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore – ha aggiunto – ci troviamo di fronte a dei banchieri che sono dei perfetti Giani Bifronte, la cui doppiezza è sotto gli occhi di tutti. Da una parte di fronte alle istituzioni monetarie internazionali e nei loro road show danno ottimistiche comunicazioni ai mercati, dichiarando grande solidità patrimoniale, core Tier 1 oltre i vincoli di Basilea3, di aver ridotto tutti i costi operativi, compresi i costi del personale, di essere capaci di assorbire le rettifiche su crediti generate dalla recessione, di non avere in pancia titoli tossici e di avere rischi degli attivi enormemente minori rispetto alle banche europee. Dall’altra, a casa loro, quando si devono confrontare con le organizzazioni sindacali, denunciano una redditività del capitale ai minimi storici, senza prospettive di ripresa, utili netti precariamente sostenuti dal carry trade sui titoli di stato grazie ai finanziamenti della Bce, costi del personale e livelli occupazionali insostenibili”.

————————————————————————————————————-

LA REPUBBLICA.it, lunedì 16 Settembre 2013

I bancari restano senza contratto. L’Abi consegna la disdetta ai sindacati – Le banche italiane anticipano la normale scadenza del prossimo giugno: calo di redditività “insostenibile”, riforme regolamentari e cambiamenti tecnologici le motivazioni addotte. Pronta la risposta dei sindacati, in arrivo lo sciopero per la “Giornata del Risparmio”

MILANO – Quanto i sindacati del comparto del credito temevano e condannavano è avvenuto: l’Abi ha disdetto il contratto nazionale di lavoro dei bancari, oltre 300mila, la cui scadenza era prevista per il giugno del 2014. La notizia è stata data nel corso di un incontro tra le parti e le organizzazioni sindacali. Da parte di queste ultime è arrivata immediata la replica, con la proposta di uno sciopero – da sottoporre alla volontà dei lavoratori – per la simbolica “Giornata del Risparmio” del 31 ottobre.

Secondo l’Associazione che riunisce gli istituti di credito italiani, questi ultimi hanno registrato un calo di redditività “insostenibile” dovuto alla crisi ma anche alle riforme regolamentari e all’impatto dell’innovazione tecnologica. Per questo si sarebbe resa necessaria la disdetta, che secondo il direttore generale Giovanni Sabatini è stata data in anticipo “nell’intento di minimizzare le ricadute sociali”. L’intento – precisa l’Abi “- è quello di anticipare le necessarie fasi di consultazione. In precedenti rinnovi contrattuali la disdetta era stata data unilateralmente sia dai sindacati sia dall’Abi”.

Arrivano intanto le prime reazioni: secondo la Uilca la scelta dell’Abi, comunicata nel corso di una riunione che aveva un oggetto importante “come il rinnovo del fondo di solidarietà di settore, costituisce un atto che compromette gravemente le relazioni sindacali nel credito. La risposta unitaria delle organizzazioni sindacali, in contrasto a questa decisione – ha proseguito il sindacato – sarà determinata e di forte mobilitazione”.

Secondo il numero uno della Fabi, Lando Sileoni, l’Abi vuole “utilizzare il sindacato per fare pressioni sul governo e ottenere quelle agevolazioni fiscali che la lobby bancaria non ha ottenuto. E’ un’iniziativa senza precedenti, un gioco che non ci piace” osserva il leader del maggiore sindacato autonomo della categoria. Insieme al segretario Fisac, Agostino Megale, ha proposto un autolimitazione delle retribuzioni dei top manager per un biennio con un tetto a 600mila euro l’anno. Fabi chiede al governo “un tavolo con una cabina di regia indipendente per un nuovo modello di banca con maggiore produttività per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali”. (16 settembre 2013)

  ————————————————————————————————————-

 RaiNews24.rai.it, lunedì 16 settembre 2013

Timori dei sindacati per il rinnovo

Disdetta Abi, migliaia di bancari senza contratto. I sindacati: messaggio per il Governo

L’Abi ha illustrato oggi ai sindacati le condizioni economiche di scenario delle banche italiane, sia dal punto di vista generale che del lavoro, aggiornando cosi documenti già presentati in precedenti incontri — Bancari, mesi difficili

Roma, 16 Settembre 2013

L’Abi ha comunicato ai sindacati la disdetta dei contratti nazionali in vigore, in applicazione della normativa, che prevede che la disdetta venga data almeno 6 mesi prima della scadenza (prevista per il 30 giugno 2014). Lo annuncia l’Abi precisando che l’intento è di anticipare le necessarie fasi di consultazione.

Le banche italiane registrano un calo di redditivita’ “insostenibile” dovuto alla crisi ma anche alle riforme regolamentari e all’impatto dell’innovazione tecnologica. Queste le motivazioni nella lettera di disdetta del contratto nazionale consegnata ai sindacati. Una disdetta anticipata data “nell’intento di minimizzare le ricadute sociali”, scrive il direttore generale Abi Giovanni Sabatini.

Lando Maria Sileoni, segretario nazionale Fabi, non ha escluso uno sciopero di categoria a fine ottobre: “L’atto scellerato dell’Abi serve a fare pressione sul Governo per ottenere misure a favore della lobby delle banche. Si fa riferimento alle sofferenze e si lascia intentere di non poter sopportare gli attuali ilvelli retributivi e di impiego – ha detto a Rainews24 – Uno dei motivi della disdetta antcipata del contratto è la volontà di Abi di recuperare sul prossimo contratto parte dei 140 miliardi di sofferenze”. “Se entro giugno non riusciremo a sottoscrivere un nuovo contratto, ci ha fatto capire l’Abi – dice Sileoni a Rainews24 –  che le banche sono pronte ad andare avanti con contratti banca per banca, modello Marchionne, per intenderci”.

————————————————————————————————————-

Wall Street Italia.it Pubblicato il 16 settembre 2013| Ora 15:50

Abi, la lobby che piange miseria e scarica i dipendenti Disdetto in via anticipata contratto collettivo dei bancari. La denuncia: Ma la Banca D’Italia, che ha ribadito la solidità del sistema bancario italiano, non ha nulla da dire?

ROMA (WSI) – Nuovo schiaffo delle lobby al mondo dei lavoratori. L’Abi ha disdetto in via anticipata il contratto collettivo dei bancari che scade a giugno 2014. Immediata la reazione dei sindacati, pronti allo sciopero, come riferiscono alcune fonti. “Sista mettendo a punto un percorso di mobilitazione che porterà allo sciopero e non solo”. “La disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari, disposta dall’Abi, con 10 mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale, rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui risponderemo per le rime, anche con lo sciopero”, dice Lando Sileoni, Segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari. “In questa vicenda senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore, ci troviamo difronte a dei banchieri che sono dei perfetti Giani Bifronte, la cui doppiezza è sotto gli occhi di tutti. Da una parte difronte alle istituzioni monetarie internazionali e nei loro road show danno ottimistiche comunicazioni ai mercati, dichiarando grande solidità patrimoniale, “core Tier 1” oltre i vincoli di “Basilea3″, di aver ridotto tutti i costi operativi, compresi i costi del personale, di essere capaci di assorbire le rettifiche su crediti generate dalla recessione, di non avere in pancia titoli tossici e di avere rischi degli attivi enormemente minori rispetto alle banche europee”, sottolinea il numero uno della Fabi. “Dall’altra, a casa loro, quando si devono confrontare con le organizzazioni sindacali, denunciano una redditività del capitale ai minimi storici, senza prospettive diripresa, utili netti precariamente sostenuti dal carry trade sui titoli distato grazie ai finanziamenti della Bce, costi del personale e livelli occupazionali insostenibili. Com’è possibile gestire con responsabilità, trasparenza e partecipazione le relazioni sindacali in presenza di una tale sconcertante, antitetica ed inquietante doppiezza di messaggi? La Banca D’Italia, che ha ribadito, in più occasioni, la solidità del sistema bancario italiano non ha nulla da dire? Qual e’ la vera situazione economica, reddituale, patrimoniale delle banche italiane? I lavoratori hanno il diritto di saperlo, prima degli stress test annunciati dalla Bce, che il Parlamento europeo ha investito del parlamento europeo ha investito del compito di Vigilanza sulle grandi banche europee”, conclude Sileoni.

————————————————————————————————————-

da ANSA via Virgilio notizie.it 16-09-2013 18:26

Banche: sindacati per sciopero generale – Disdetta contratto da parte Abi atto di inaudita gravità

(ANSA) – ROMA, 16 SET – Sciopero generale dei bancari in vista. E’ quanto si legge in una nota congiunta di Dircredito Fabi Fiba-Cisl Fisac-Cgil Sinfub Ugl-credito Uilca in cui si annuncia che saranno convocati gli attivi ed assemblee “per avviare tutte le procedure per la proclamazione dello sciopero generale della categoria”. Nella nota i sindacati definiscono un atto, “di inaudita arroganza e gravità” la disdetta del contratto da parte dell’Abi.

————————————————————————————————————-

UK.REUTERS.com, lunedì 16 settembre 2013 18:36

Banche italiane disdetto contratto, minacce di sciopero

ROMA (Reuters) – I più grandi banche italiane il Lunedi unilateralmente disdetto un contratto di lavoro con più di 300.000 dipendenti, mentre essi lottano per ricostruire i profitti e capannone personale, spingendo i sindacati a minacciare scioperi.

Lenders ‘gruppo ABI ha annullato l’attuale accordo collettivo di più di nove mesi prima della scadenza a metà del 2014, l’invio di un messaggio che vuole tagli dei costi sostanziali nel prossimo accordo.

In una lettera ai sindacati, ABI ha dichiarato profitti in calo e la necessità di accantonare più capitale a causa di requisiti normativi sono stati alla base della decisione.

L’uscita anticipata dal contratto darà i due lati più tempo per negoziare prima della scadenza di giugno del prossimo anno, ABI ha detto.

Duramente colpita dalla crisi del debito della zona euro e costretto ad aumentare la loro base di capitale, istituti di credito italiani hanno venduto beni, rami chiusi e ha annunciato 19.000 tagli di posti di lavoro dal 2011 che cercano di ridurre i costi e migliorare la redditività tradizionalmente debole.

Ma i sindacati hanno detto l’anno scorso che temevano l’industria potrebbe essere la preparazione per ben 35.000 posti di lavoro in generale.

Il rendimento medio del capitale proprio per i creditori italiani è sceso 0,47 per cento nel 2012, dal 2,38 per cento di aumento rispetto all’anno precedente, secondo i dati compilati da ABI ogni anno.

Il contratto di movimento “è un inaudito attacco ai diritti dei lavoratori, e noi risponderemo con la forza, anche con uno sciopero,” Lando Maria Sileoni, segretario generale del sindacato FABI, ha detto. Altri dirigenti sindacali eco sciopero avvisi di Sileoni.

Recessione più lunga d’Italia dalla fine della seconda guerra mondiale, iniziata a metà del 2011, ha depresso i profitti delle banche, costringendoli a mettere da parte più soldi per coprire impennata crediti inesigibili.

Grande stock di titoli di Stato italiani I finanziatori ‘è anche esponendoli al rischio di una crisi della zona euro risorgente.

(Segnalazione da Stefano Bernabei; Scritto da Steve Scherer; Montaggio di David Cowell)

=====================

Italian banks pull out of contract, prompt strike threats

6:36pm BST

ROME (Reuters) – Italy’s biggest banks on Monday unilaterally pulled out of a labour contract with more than 300,000 employees as they struggle to rebuild profits and shed staff, prompting labour unions to threaten strikes.

Lenders’ group ABI annulled the current collective deal more than nine months before it expires in mid-2014, sending a message it wants substantial cost cuts in the next agreement.

In a letter to unions, ABI said falling profits and the need to set aside more capital because of regulatory requirements were behind the decision.

The early exit from the contract will give the two sides more time to negotiate before next year’s June deadline, ABI said.

Hit hard by the euro zone debt crisis and forced to boost their capital base, Italian lenders have sold assets, closed branches and announced 19,000 job cuts since 2011 as they seek to reduce costs and improve traditionally weak profitability.

But unions said last year they feared the industry could be preparing for as many as 35,000 job losses overall.

The average return on equity for Italian lenders fell 0.47 percent in 2012, from a 2.38 percent increase the previous year, according to data compiled by ABI every year.

The contract move “is an unheard of attack on workers’ rights, and we will respond by force, including with a strike,” Lando Maria Sileoni, secretary general of the FABI union, said. Other union leaders echoed Sileoni’s strike warning.

Italy’s longest recession since the end of World War II, which began in mid-2011, has depressed banks’ profits by forcing them to set aside more money to cover for soaring bad loans.

The lenders’ large stock of Italian government bonds is also exposing them to the risk of a resurgent euro zone crisis.

(Reporting by Stefano Bernabei; Writing by Steve Scherer; Editing by David Cowell)

————————————————————————————————————-

 ANSA, Pubblicato il 16 settembre 2013| Ora 17:58

Banche:sindacati, verso sciopero generale categoria – Disdetta contratto da parte Abi atto di inaudita gravità

(ANSA) – ROMA, 16 SET – Sciopero generale dei bancari in vista. E’ quanto si legge in una nota congiunta di Dircredito Fabi Fiba-Cisl Fisac-Cgil Sinfub Ugl-credito Uilca in cuisi annuncia che saranno convocati gli attivi ed assemblee “per avviare tutte le procedure per la proclamazione dello sciopero generale della categoria”. Nella nota isindacati definiscono un atto, “di inaudita arroganza e gravità” la disdetta del contratto da parte dell’Abi

————————————————————————————————————-

da ANSA via WallStreetItalia.com, Pubblicato il 16 settembre 2013| Ora 17:58

Banche:sindacati, verso sciopero generale categoria – Disdetta contratto da parte Abi atto di inaudita gravità

(ANSA) – ROMA, 16 SET – Sciopero generale dei bancari in vista. E’ quanto si legge in una nota congiunta di Dircredito Fabi Fiba-Cisl Fisac-Cgil Sinfub Ugl-credito Uilca in cuisi annuncia che saranno convocati gli attivi ed assemblee “per avviare tutte le procedure per la proclamazione dello sciopero generale della categoria”. Nella nota isindacati definiscono un atto, “di inaudita arroganza e gravità” la disdetta del contratto da parte dell’Abi

————————————————————————————————————-

 Adnkronos, Pubblicato il 16 settembre 2013| Ora 16:17

Banche: dopo disdetta contratto sindacati verso sciopero 31 ottobre

In occasione della Giornata mondiale del risparmio.

Roma, 16 set. (Labitalia) – I sindacati dei bancari, al termine della riunione con l’Abi, che ha disdetto il contratto nazionale del lavoro, hanno deciso una giornata di sciopero che sottoporranno ora al voto dei lavoratori. La data ipotizzata è quella del 31 ottobre, la cosiddetta Giornata mondiale del risparmio. “La disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari, disposta dall’Abi, con 10 mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale, rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui risponderemo per le rime, anche con lo sciopero”, spiega Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. “In questa vicenda senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore, ci troviamo difronte a dei banchieri che sono dei perfetti Giani Bifronte, la cui doppiezza è sotto gli occhi di tutti”, continua Sileoni.”Da una parte difronte alle istituzioni monetarie internazionali-aggiunge Sileoni- e nei loro road show danno ottimistiche comunicazioni ai mercati, dichiarando grande solidità patrimoniale, ‘core Tier 1’ oltre i vincoli di ‘Basilea3’, di aver ridotto tutti i costi operativi, compresi i costi del personale, di essere capaci di assorbire le rettifiche su crediti generate dalla recessione, di non avere in pancia titoli tossici e di avere rischi degli attivi enormemente minori rispetto alle banche europee. Dall’altra, a casa loro, quando si devono confrontare con le organizzazioni sindacali, denunciano una redditività del capitale ai minimi storici, senza prospettive di ripresa, utili netti precariamente sostenuti dal carry trade sui titoli distato grazie ai finanziamenti della Bce, costi del personale e livelli occupazionali insostenibili”. “Com’è possibile gestire con responsabilità, trasparenza e partecipazione le relazioni sindacali in presenza di una tale sconcertante, antitetica e inquietante doppiezza di messaggi? La Banca d’Italia, che ha ribadito, in più occasioni, la solidità del sistema bancario italiano non ha nulla da dire?

Qual è la vera situazione economica, reddituale, patrimoniale delle banche italiane? I lavoratori-conclude Sileoni- hanno il diritto di saperlo, prima degli stress test annunciati dalla Bce, che il Parlamento europeo ha investito del compito di Vigilanza sulle grandi banche europee”. “La disdetta del contratto nazionale da parte dell’Abi, in una riunione che avrebbe dovuto affrontare un argomento di grande importanza come il rinnovo del Fondo di solidarietà disettore, costituisce – spiega ils egretario generale Uilca, Massimo Masi- un atto che compromette gravemente le relazioni sindacali nel credito. La risposta unitaria delle Organizzazioni Sindacali, in contrasto a questa decisione, sarà determinata e di forte mobilitazione”. “In questa fase – continua Masi- purtroppo emerge in modo chiaro che l’Abi e le banche non hanno mai creduto al contratto nazionale sottoscritto a gennaio 2012, come dimostra la sua scarsa se non quasi inesistente applicazione nelle varie banche, dove solo alcune soluzioni trovano riscontro, e mai in modo organico come l’assetto del contratto richiederebbe per raggiungere tutti i suoi obiettivi. L’azione unilaterale dell’Abi sancisce la responsabilità di tutte le banche, pertanto è evidente che tutte le decisioni unitarie che il sindacato deciderà per contrapporsi a questa decisione sarà estesa a tutte le aziende del settore, condizionandone quindi il prosieguo delle relazioni sindacali”. “Se l’Abi avesse voluto, come dichiara, avviare un dialogo propedeutico al prossimo rinnovo, poteva, come avviene in altre categorie, convocare il sindacato -continua Masi- per aprire una discussione ed evitare una soluzione così dirompente, invece ha scelto la strada della rottura di un consolidato impianto dire lazioni sindacali, che negli anni ha consentito di gestire radicali cambiamenti in tutto il credito. Attribuire questa scelta, da parte dell’associazione datoriale, alla situazione di crisi del Paese sancisce l’inadeguatezza ad affrontare i problemi attuali dell’intero management bancario italiano, che quindi dovrebbe, per coerenza, dimettersi in blocco dalle proprie aziende e, analogamente, dall’Esecutivo dell’Abi”. “Un gravissimo errore che abbiamo respinto con forza unitariamente chiedendo il ritiro della disdetta”, sottolinea il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale. Una decisione, quest’ultima, “contro la quale ci mobiliteremo insieme con attivi unitari e assemblee per preparare lo sciopero della categoria”, aggiunge Megale. Nel corso dell’incontro di oggi, inoltre, fa sapere Megale, “come organizzazioni sindacali, oltre che sostenere la necessità di una legge sui compensi dei top manager, abbiamo chiesto alla controparte di dare il buon esempio prima di mettere in discussione i diritti e le condizioni di lavoro: i banchieri dovrebbero infatti ridursi per i prossimo due o tre anni i loro compensi, passando dai due, ai tre e fino ai quattro milioni attuali, sotto la soglia dei 6/700 mila euro”, conclude. “L’interesse dell’Abi alla disdetta anticipata – spiega Giulio Romani, segretario generale Fiba Cisl- punta a mettere in discussione il contratto non solo da punto di vista economico ma anche normativo. Insomma l’Abi vuole battere cassa al governo sulla fiscalità. Il ricatto si consuma sul rinnovo del Fondo di solidarietà della categoria che andrebbe rinnovato entro la fine di ottobre”.

————————————————————————————————————-

 da Adnkronos via WallStreetItalia.com, Pubblicato il 16 settembre 2013| Ora 16:17

Banche: dopo disdetta contratto sindacati verso sciopero 31 ottobre

In occasione della Giornata mondiale del risparmio.

Roma, 16 set. (Labitalia) – I sindacati dei bancari, al termine della riunione con l’Abi, che ha disdetto il contratto nazionale del lavoro, hanno deciso una giornata di sciopero che sottoporranno ora al voto dei lavoratori. La data ipotizzata è quella del 31 ottobre, la cosiddetta Giornata mondiale del risparmio. “La disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari, disposta dall’Abi, con 10 mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale, rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui risponderemo per le rime, anche con lo sciopero”, spiega Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. “In questa vicenda senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore, ci troviamo difronte a dei banchieri che sono dei perfetti Giani Bifronte, la cui doppiezza è sotto gli occhi di tutti”, continua Sileoni.”Da una parte difronte alle istituzioni monetarie internazionali-aggiunge Sileoni- e nei loro road show danno ottimistiche comunicazioni ai mercati, dichiarando grande solidità patrimoniale, ‘core Tier 1’ oltre i vincoli di ‘Basilea3’, di aver ridotto tutti i costi operativi, compresi i costi del personale, di essere capaci di assorbire le rettifiche su crediti generate dalla recessione, di non avere in pancia titoli tossici e di avere rischi degli attivi enormemente minori rispetto alle banche europee. Dall’altra, a casa loro, quando si devono confrontare con le organizzazioni sindacali, denunciano una redditività del capitale ai minimi storici, senza prospettive di ripresa, utili netti precariamente sostenuti dal carry trade sui titoli distato grazie ai finanziamenti della Bce, costi del personale e livelli occupazionali insostenibili”. “Com’è possibile gestire con responsabilità, trasparenza e partecipazione le relazioni sindacali in presenza di una tale sconcertante, antitetica e inquietante doppiezza di messaggi? La Banca d’Italia, che ha ribadito, in più occasioni, la solidità del sistema bancario italiano non ha nulla da dire?

Qual è la vera situazione economica, reddituale, patrimoniale delle banche italiane? I lavoratori-conclude Sileoni- hanno il diritto di saperlo, prima degli stress test annunciati dalla Bce, che il Parlamento europeo ha investito del compito di Vigilanza sulle grandi banche europee”. “La disdetta del contratto nazionale da parte dell’Abi, in una riunione che avrebbe dovuto affrontare un argomento di grande importanza come il rinnovo del Fondo di solidarietà disettore, costituisce – spiega ils egretario generale Uilca, Massimo Masi- un atto che compromette gravemente le relazioni sindacali nel credito. La risposta unitaria delle Organizzazioni Sindacali, in contrasto a questa decisione, sarà determinata e di forte mobilitazione”. “In questa fase – continua Masi- purtroppo emerge in modo chiaro che l’Abi e le banche non hanno mai creduto al contratto nazionale sottoscritto a gennaio 2012, come dimostra la sua scarsa se non quasi inesistente applicazione nelle varie banche, dove solo alcune soluzioni trovano riscontro, e mai in modo organico come l’assetto del contratto richiederebbe per raggiungere tutti i suoi obiettivi. L’azione unilaterale dell’Abi sancisce la responsabilità di tutte le banche, pertanto è evidente che tutte le decisioni unitarie che il sindacato deciderà per contrapporsi a questa decisione sarà estesa a tutte le aziende del settore, condizionandone quindi il prosieguo delle relazioni sindacali”. “Se l’Abi avesse voluto, come dichiara, avviare un dialogo propedeutico al prossimo rinnovo, poteva, come avviene in altre categorie, convocare il sindacato -continua Masi- per aprire una discussione ed evitare una soluzione così dirompente, invece ha scelto la strada della rottura di un consolidato impianto dire lazioni sindacali, che negli anni ha consentito di gestire radicali cambiamenti in tutto il credito. Attribuire questa scelta, da parte dell’associazione datoriale, alla situazione di crisi del Paese sancisce l’inadeguatezza ad affrontare i problemi attuali dell’intero management bancario italiano, che quindi dovrebbe, per coerenza, dimettersi in blocco dalle proprie aziende e, analogamente, dall’Esecutivo dell’Abi”. “Un gravissimo errore che abbiamo respinto con forza unitariamente chiedendo il ritiro della disdetta”, sottolinea il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale. Una decisione, quest’ultima, “contro la quale ci mobiliteremo insieme con attivi unitari e assemblee per preparare lo sciopero della categoria”, aggiunge Megale. Nel corso dell’incontro di oggi, inoltre, fa sapere Megale, “come organizzazioni sindacali, oltre che sostenere la necessità di una legge sui compensi dei top manager, abbiamo chiesto alla controparte di dare il buon esempio prima di mettere in discussione i diritti e le condizioni di lavoro: i banchieri dovrebbero infatti ridursi per i prossimo due o tre anni i loro compensi, passando dai due, ai tre e fino ai quattro milioni attuali, sotto la soglia dei 6/700 mila euro”, conclude. “L’interesse dell’Abi alla disdetta anticipata – spiega Giulio Romani, segretario generale Fiba Cisl- punta a mettere in discussione il contratto non solo da punto di vista economico ma anche normativo. Insomma l’Abi vuole battere cassa al governo sulla fiscalità. Il ricatto si consuma sul rinnovo del Fondo di solidarietà della categoria che andrebbe rinnovato entro la fine di ottobre”.

————————————————————————————————————-

ASCA, Pubblicato il 16 settembre 2013| Ora 15:27

Banche: Sileoni, Dall’abi Attacco Senza Precedenti A Diritti Lavoratori

(ASCA) – Roma, 16 set – ”La disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari, disposta dall’Abi, con 10 mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale, rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui nrisponderemo per le rime, anche con lo sciopero”, cosi’ Lando Sileoni, Segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari. ”In questa vicenda senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore, ci troviamo difronte a dei banchieri che sono dei perfetti Giani Bifronte, la cui doppiezza e’ sotto gli occhi di tutti. Da una parte difronte alle istituzioni monetarie internazionali e nei loro road show danno ottimistiche comunicazioni ai mercati, dichiarando grande solidita’ patrimoniale, ”core Tier 1” oltre i vincoli di ”Basilea3”, di aver ridotto tutti i costi operativi, compresi i costi del personale, di essere capaci di assorbire le rettifiche su crediti generate dalla recessione, di non avere in pancia titoli tossici e di avere rischi degli attivi enormemente minori rispetto alle banche europee”, sottolinea il numero uno della Fabi. ”Dall’altra, a casa loro, quando si devono confrontare con le organizzazioni sindacali, denunciano una redditivita’ del capitale ai minimi storici, senza prospettive di ripresa, utili netti precariamente sostenuti dal carry trade sui titoli distato grazie aifinanziamenti della Bce, costi del personale e livelli occupazionali insostenibili. Com’e’ possibile gestire con responsabilita’, trasparenza e partecipazione le relazioni sindacali in presenza di una tale sconcertante, antitetica ed inquietante doppiezza di messaggi? La Banca D’Italia, che ha ribadito, in piu’ occasioni, la solidita’ delsistema bancario italiano non ha nulla da dire? Qual e’ la vera situazione economica, reddituale, patrimoniale delle banche italiane? I lavoratori hanno il diritto di’ saperlo, prima degli stress test annunciati dalla Bce, che il Parlamento europeo ha investito del compito di Vigilanza sulle grandi banche europee”, conclude Sileoni.

 ————————————————————————————————————-

da ASCA via WallStreetItalia.it, Pubblicato il 16 settembre 2013| Ora 15:27

Banche: Sileoni, Dall’abi Attacco Senza Precedenti A Diritti Lavoratori

(ASCA) – Roma, 16 set – ”La disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari, disposta dall’Abi, con 10 mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale, rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui nrisponderemo per le rime, anche con lo sciopero”, cosi’ Lando Sileoni, Segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari. ”In questa vicenda senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore, ci troviamo difronte a dei banchieri che sono dei perfetti Giani Bifronte, la cui doppiezza e’ sotto gli occhi di tutti. Da una parte difronte alle istituzioni monetarie internazionali e nei loro road show danno ottimistiche comunicazioni ai mercati, dichiarando grande solidita’ patrimoniale, ”core Tier 1” oltre i vincoli di ”Basilea3”, di aver ridotto tutti i costi operativi, compresi i costi del personale, di essere capaci di assorbire le rettifiche su crediti generate dalla recessione, di non avere in pancia titoli tossici e di avere rischi degli attivi enormemente minori rispetto alle banche europee”, sottolinea il numero uno della

Fabi. ”Dall’altra, a casa loro, quando si devono confrontare con le organizzazioni sindacali, denunciano una redditivita’ del capitale ai minimi storici, senza prospettive di ripresa, utili netti precariamente sostenuti dal carry trade sui titoli distato grazie aifinanziamenti della Bce, costi del personale e livelli occupazionali insostenibili. Com’e’ possibile gestire con responsabilita’, trasparenza e partecipazione le relazioni sindacali in presenza di una tale sconcertante, antitetica ed inquietante doppiezza di messaggi? La Banca D’Italia, che ha ribadito, in piu’ occasioni, la solidita’ delsistema bancario italiano non ha nulla da dire? Qual e’ la vera situazione economica, reddituale, patrimoniale delle banche italiane? I lavoratori hanno il diritto di’ saperlo, prima degli stress test annunciati dalla Bce, che il Parlamento europeo ha investito del compito di Vigilanza sulle grandi banche europee”, conclude Sileoni.

 ————————————————————————————————————-

TREND ONLINE.com, lunedì 16 settembre 2013 15:21

Banche: Sileoni (Fabi), disdetta del contratto? Risponderemo per le rime, anche con lo sciopero

“La disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari, disposta dall’Abi, con 10 mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale, rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui risponderemo per le rime, anche con lo sciopero”.

 ————————————————————————————————————-

 FINANCIAL TREND ANALYSIS, lunedì 16 settembre 2013 15:21

“La disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari, disposta dall’Abi, con 10 mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale, rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui risponderemo per le rime, anche con lo sciopero”.Lo dichiara Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari.

“In questa vicenda senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore, ci troviamo di fronte a dei banchieri che sono dei perfetti Giani Bifronte, la cui doppiezza è sotto gli occhi di tutti.Da una parte di fronte alle istituzioni monetarie internazionali e nei loro road show danno ottimistiche comunicazioni ai mercati, dichiarando grande solidità patrimoniale, “core Tier 1” oltre i vincoli di “Basilea3”, di aver ridotto tutti i costi operativi, compresi i costi del personale, di essere capaci di assorbire le rettifiche su crediti generate dalla recessione, di non avere in pancia titoli tossici e di avere rischi degli attivi enormemente minori rispetto alle banche europee.

Dall’altra, a casa loro, quando si devono confrontare con le organizzazioni sindacali, denunciano una redditività del capitale ai minimi storici, senza prospettive di ripresa, utili netti precariamente sostenuti dal carry trade sui titoli di stato grazie ai finanziamenti della BCE, costi del personale e livelli occupazionali insostenibili.

Com’è possibile gestire con responsabilità, trasparenza e partecipazione le relazioni sindacali in presenza di una tale sconcertante, antitetica ed inquietante doppiezza di messaggi?La Banca D’Italia, che ha ribadito, in più occasioni, la solidità del sistema bancario italiano non ha nulla da dire?Qual è la vera situazione economica, reddituale, patrimoniale delle banche italiane?I lavoratori hanno il diritto dì saperlo, prima degli stress test annunciati dalla BCE, che il Parlamento europeo ha investito del compito di Vigilanza sulle grandi banche europee”.

“La disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari, disposta dall’Abi, con 10 mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale, rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui risponderemo per le rime, anche con lo sciopero”.

  ————————————————————————————————————-

RADIOCOR, lunedì 16 settembre 2013 15:41:05

BANCHE: SILEONI (FABI), ‘ARMA DISDETTA PER FARE PRESSIONI SUL GOVERNO’ – Top manager congelino loro retribuzioni a tetto 600mila euro

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Roma, 16 set – L’Abi “vuole utilizzare il sindacato per fare pressioni sul Governo e ottenere quelle agevolazioni fiscali che la lobby bancaria non ha ottenuto”. Questa, secondo il segretario generale del sindacato Fabi Lando Sileoni, la motivazione dietro la decisione dell’Abi di disdettare anticipatamente il contratto nazionale dei 330mila bancari. “E’ un’iniziativa senza precedenti, un gioco che non ci piace” osserva il leader del maggiore sindacato autonomo della categoria che alla riunione in Abi ha proposto, assieme al segretario Fisac Agostino Megale, un autolimitazione delle retribuzioni dei top manager per un biennio con un tetto a 600mila euro l’anno. Fabi chiede al Governo “un tavolo con una cabina di regia indipendente per un nuovo modello di banca con maggiore produttivita’ per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali”. Ggz – (RADIOCOR) 16-09-13 15:41:05 (0343) 5 NNNN

————————————————————————————————————-

da RADIOCOR via BorsaItaliana, lunedì 16 settembre 2013 15:41:05

BANCHE: SILEONI (FABI), ‘ARMA DISDETTA PER FARE PRESSIONI SUL GOVERNO’ – Top manager congelino loro retribuzioni a tetto 600mila euro

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Roma, 16 set – L’Abi “vuole utilizzare il sindacato per fare pressioni sul Governo e ottenere quelle agevolazioni fiscali che la lobby bancaria non ha ottenuto”. Questa, secondo il segretario generale del sindacato Fabi Lando Sileoni, la motivazione dietro la decisione dell’Abi di disdettare anticipatamente il contratto nazionale dei 330mila bancari. “E’ un’iniziativa senza precedenti, un gioco che non ci piace” osserva il leader del maggiore sindacato autonomo della categoria che alla riunione in Abi ha proposto, assieme al segretario Fisac Agostino Megale, un autolimitazione delle retribuzioni dei top manager per un biennio con un tetto a 600mila euro l’anno. Fabi chiede al Governo “un tavolo con una cabina di regia indipendente per un nuovo modello di banca con maggiore produttivita’ per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali”.

Ggz – (RADIOCOR) 16-09-13 15:41:05 (0343) 5 NNNN

————————————————————————————————————-

BUSINESS ONLINE.it, lunedì 16 settembre 2013|

Disdetta contratto bancari: i sindacati sul piede di guerra

I sindacati dei bancari sul piede di guerra e pronti a dichiarare scioperi. Il motivo? L’intenzione dell’Abi di procedere alla disdetta unilaterale anticipata del contratto collettivo nazionale di lavoro che scade a giugno 2014.

La decisione dovrebbe essere ufficializzata oggi, lunedì 16 settembre, nel corso di un incontro con i rappresentanti dei lavoratori convocato per discutere la trasformazione del Fondo di solidarietà in ente bilaterale.

Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ha detto: “Siamo certi, purtroppo, che  l’Abi ci consegnerà un documento con la lettera di disdetta anticipata del contratto e temiamo che l’obiettivo sia quello di non rinnovarlo alla scadenza naturale di giugno 2014.

Reagiremo con tutti i mezzi a nostra disposizione e siamo anche pronti allo sciopero. E’ inconcepibile che di fronte all’opinione pubblica e ai mercati le banche tendano sempre a dire che ci sono miglioramenti e che non devono essere accomunate con gli istituti stranieri quando, invece, all’interno, di fronte ai lavoratori e ai sindacati, piangono lacrime di coccodrillo.

Le banche lamentano tutta una serie di costi eccessivi e la maniera più facile è sempre quella di scaricare sul personale il problema”.  Per i sindacati l’obiettivo delle banche è quello di ridurre ulteriormente il costo del lavoro e di congelare gli aumenti economici dal 2014.

Secondo il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, “Se Abi dovesse procedere con la disdetta anticipata del contratto nazionale di lavoro commetterebbe un gravissimo errore a cui risponderemo unitariamente con lo sciopero e la mobilitazione dei lavoratori”.

Anche Giulio Romani, segretario generale Fiba Cisl, afferma: “Non siamo disponibili a ricevere una disdetta anticipata del contratto che, oltre a essere una decisione che agisce direttamente sulle norme e le tutele dei lavoratori, è anche un segnale di rottura politica. Reagiremo con la massima durezza, con la mobilitazione dei lavoratori, lo sciopero e ricorreremo a tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per impedire una deriva di questo tipo”.

You may also like

Lascia un Commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.