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"IL SOLITO GIOCHETTO DI PRESTIGIO DI ABI" – IL VIDEOMESSAGGIO DI SILEONI RIPRESO DA STAMPA E WEB

di Redazione

Cliccare sul link sottostante  per vedere il nuovo video del Segretario Generale FABI Lando Maria Sileoni

Video

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LA STAMPA/pubblicato su tutte le edizioni – giovedì 28 novembre 2013 

SILEONI (FABI) “Le sofferenze? Frutto delle scelte dei manager”

La maggioranza delle sofferenze bancarie da 133 miliardi di euro non deriva da piccoli prestiti. Per lo più (circa 110 miliardi l’ 84% del totale) riguardano prestiti sopra i 125 mila euro. E la loro concessione rientra non nelle responsabilità dei bancari allo sportello, ma «nelle autonomie e nelle competenze delle direzioni generali, dei cda e dei consigli di gestione delle banche». È quanto denuncia il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, in risposta al presidente Abi Antonio Patuelli che aveva parlato delle sofferenze come «fenomeno sociale», in quanto diffuso tra piccoli debitori. Ma se il bancario che sbaglia «può rischiare il licenziamento», sottolinea Sileoni, quei manager che hanno causato il boom di sofferenze «sono ancora al loro posto, strapagati e impuniti». [F. SP.] 

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Corrieredellasera.it, mercoledì 27 novembre 2013 17:53

Banche: Sileoni, sofferenze colpa di manager strapagati e impuniti

Milano, 27 nov – “Se un bancario sbaglia, talvolta puo’ rischiare anche il licenziamento, mentre quei manager che hanno contribuito a raggiungere la cifra record di 133 miliardi di sofferenze stanno ancora li’ al loro posto, strapagati e impuniti”. Cosi’ il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, commenta in un video pubblicato sul sito internet del sindacato le parole del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, sulle sofferenze bancarie. Patuelli, nota Sileoni, “sta dichiarando in questi giorni alle televisioni, radio e quotidiani nazionali, che il problema delle sofferenze bancarie e’ ormai diventato un fenomeno dal grave impatto sociale”, per “dimostrare che non c’e’ disattenzione nella gestione del credito da parte delle banche” e che “le sofferenze non sono figlie di una cattiva gestione del credito erogato sempre ai soliti noti”. Sileoni cita la ripartizione delle sofferenze in base all’importo dei crediti, sottolineando che “il cosi’ detto impatto sociale sui volumi delle sofferenze bancarie e’ pari al 15,6% (in pratica, caro Patuelli, le 924mila posizioni in sofferenza su crediti fino a 25mila euro rappresentano circa 20 miliardi sui 133 complessivi), mentre i crediti inesigibili superiori a 125mila euro arrivano a toccare la percentuale del 72,6% e i super debitori, quelli con debito superiore a 25 milioni, pesano per l’11,7%”. Secondo Sileoni, quindi, “l’Abi vuol fare vedere soltanto una faccia della luna, mentre la faccia nascosta, ve la facciamo vedere noi”. “Non e’ un caso – attacca Sileoni – che gli affidamenti a partire da 125mila euro in su rientrano tutti nelle autonomie e nelle competenze delle direzioni generali, dei consigli d’amministrazione e dei consigli di gestione delle banche”. Si tratta insomma, prosegue, del “solito giochetto di prestigio, che rispediamo al mittente”. “Dichiari l’Abi – conclude Sileoni – quali fra i 133 miliardi di sofferenze sono quelli erogati senza garanzie, dica apertamente e con chiarezza e trasparenza a quanto ammontano gli importi di affidamenti erogati sulla parola, chi li ha erogati e perche'”. Com-Ppa- 27-11-13 17:53:47 (0542) 5

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Ilfattoquotidiano.it, mercoledì 27 novembre 2013

Banche, Fabi: “Sofferenze bancarie scaricate sui lavoratori”

Un’analisi di Bankitalia segnala invece che i consigli di amministrazione degli istituti di credito sono “sostanzialmente vecchi, maschilisti e piuttosto provinciali, con una capacità mai troppo approfondita di valutare professionalità e reputazione dei propri membri”

“Le sofferenze bancarie, che a giugno del 2013 ammontavano a circa 133 miliardi di euro, vengono sistematicamente inserite nei piani industriali dei grandi gruppi bancari e scaricate sui lavoratori anche in termini di recupero dei costi”. Questa l’accusa, lanciata in un video messaggio pubblicato sul sito internet del sindacato, del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, nei confronti dell’Abi nella figura del suo presidente Patuelli, accusato di “voler dimostrare che non c’è disattenzione nella gestione del credito da parte delle banche”.

“I crediti inesigibili superiori a 125mila euro – sostiene Sileoni- arrivano a toccare la percentuale del 72,6% e non è un caso che sono nelle competenze delle direzioni generali, dei consigli d’amministrazione e dei consigli di gestione delle banche. Se un bancario sbaglia- aggiunge il segretario- può rischiare anche il licenziamento, mentre quei manager che hanno contribuito a raggiungere la cifra record di 133 miliardi di sofferenze stanno ancora lì al loro posto, strapagati e impuniti”. L’Abi deve quindi “dichiarare quali fra i 133 miliardi di sofferenze sono quelli erogati senza garanzie, dica apertamente e con chiarezza e trasparenza a quanto ammontano gli importi di affidamenti erogati sulla parola, chi li ha erogati e perché”.

Un’analisi di Bankitalia basata sui processi di autovalutazione di 43 istituti pubblica intanto un’analisi che segnala “consigli sostanzialmente vecchi al vertice delle banche, maschilisti e piuttosto provinciali, con una capacità mai troppo approfondita di valutare professionalità e reputazione dei propri membri”. Uno studio che mostra come la presenza di donne sia pressoché inesistente, l’età media dei consiglieri superi i 60 anni e che pochissimi di essi abbiano respiro internazionale. Nel 93% dei casi i board sono composti da uomini. Nonostante la presenza femminile sia in aumento, in 17 delle 43 realtà esaminate la componente femminile è ancora del tutto assente e in altre 18 è pari ad una sola rappresentante. Se poi si vanno ad analizzare le figure di vertice, il genere femminile è ancora meno rappresentato: nessuna donna siede infatti sulla poltrona di presidenza e una sola su quella di amministratore delegato.

I board risultano poi sostanzialmente vecchi: basti pensare che in media i consiglieri hanno 60,4 anni, ben di più rispetto all’età media rilevata per le società quotate italiane di maggiori dimensioni (59,3) e a quella delle omologhe Ue (58,2 anni). In particolare, in tutti i board esaminati la figura del presidente fa capo a un uomo con età media più elevata degli altri consiglieri. Scarso anche il turn over. I consiglieri delle banche hanno infatti in media una permanenza nello stesso board pari a 6,2 anni. E l’analisi evidenzia un periodo di permanenza più lungo per le cariche di presidente (in media pari a 9,2 anni con casi in cui è superiore ai 15 anni) e di amministratore delegato (superiore in alcuni casi a 10 anni).

I Cda hanno poi una connotazione piuttosto provinciale: sono infatti rari i casi di consiglieri con esperienza internazionale e per le banche più orientate al mercato nazionale, anche se di grandi dimensioni, la gran parte dei consiglieri proviene da imprese rilevanti del territorio o delle associazioni di categoria e da organizzazioni locali. A livello di istruzione, poi, nel 64% i consiglieri sono laureati, quota inferiore ai componenti dei cda delle maggiori società quotate (75%). Quanto ai requisiti di professionalità e onorabilità, l’analisi della Banca d’Italia rileva poi che nel concreto la presenza di inopportunità della nomina – quali, ad esempio, le condanne penali per reati finanziari, sanzioni amministrative anche interdittive o coinvolgimenti in procedure fallimentari – non viene adeguatamente valutata né sotto il profilo della competenza professionale né sotto quello della reputazione.

Mentre le modalità di valutazione della professionalità dei consiglieri sono prevalentemente formali e non sempre assicurano l’adeguata composizione del board sotto il profilo della competenza tecnica. Bankitalia osserva inoltre un’insufficiente attenzione dedicata alla distinzione e alla valorizzazione di ruoli e responsabilità all’interno dei board. Per quanto riguarda infine i comitati costituiti internamente dalle banche, quello per il controllo interno e/o rischi è presente nel 53% degli istituti a fronte del 99% delle società quotate, mentre il comitato remunerazioni è presente nel 44% delle banche contro l’88% degli emittenti quotati.

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ASCA, mercoledì 27 novembre 2013 – 17:59 

Banche: Sileoni (Fabi), manager non pagano per crescita sofferenze 

(ASCA) – Roma, 27 nov – ”Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli sta dichiarando in questi giorni alle televisioni, radio e quotidiani nazionali, che il problema delle sofferenze bancarie e’ ormai diventato un fenomeno dal grave impatto sociale. Nonostante le dichiarazioni del Direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, che vanno esattamente nella direzione opposta. Voglio ricordare che le sofferenze bancarie a giugno del 2013 ammontavano a circa 133 miliardi di euro e le stesse sofferenze vengono sistematicamente inserite nei piani industriali dei grandi gruppi bancari e scaricate sui lavoratori anche in termini di recupero dei costi” cosi’ Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il maggiore sindacato del credito. 

”Come dire: la cattiva qualita’ del credito e’ colpa dei lavoratori bancari. Gli stessi numeri citati dal presidente Patuelli, dimostrano esattamente il contrario: i crediti inesigibili superiori a 125mila euro arrivano a toccare la percentuale del 72,6% e i super debitori, quelli con debito superiore a 25 milioni di euro, pesano per l’11,7%. E non e’ un caso che gli affidamenti a partire da 125mila euro in su rientrano tutti nelle autonomie e nelle competenze delle direzioni generali, dei consigli d’amministrazione e dei consigli di gestione delle banche. Insomma: il solito giochetto di prestigio, che rispediamo al mittente.Se un bancario sbaglia, talvolta puo’ rischiare anche il licenziamento, mentre quei manager che hanno contribuito a raggiungere la cifra record di 133 miliardi di sofferenze stanno ancora li’ al loro posto, strapagati e impuniti”, prosegue il numero uno della Fabi. 

”Dichiari l’Abi quali fra i 133 miliardi di sofferenze sono quelli erogati senza garanzie, dica apertamente e con chiarezza e trasparenza a quanto ammontano gli importi di affidamenti erogati sulla parola, chi li ha erogati e perche’. Questo e’ il nuovo modello di banca che vogliamo, piu’ attento ai territori, alle famiglie e alle imprese, alle lavoratrici e ai lavoratori bancari, un nuovo modello di banca al servizio del Paese che sappia riconquistare, con la trasparenza, la fiducia dei mercati e delle persone”, conclude Sileoni. com/men 

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ANSA, mercoledì 27 novembre 2013
Banche: Fabi, sofferenze causate da scelte dirigenti. Sileoni risponde a Patuelli, 84% superiori a 125mila euro
(ANSA) – ROMA, 27 NOV – Le maxi sofferenze da 133 miliardi di euro che stanno colpendo le banche sono frutto delle scelte dei dirigenti e dei vertici bancari poiché sono costituite per l stragrande maggioranza (circa 110 miliardi l’84% del totale) dai prestiti sopra i 125mila euro, soglia oltre la quale decidono le direzioni generali, i cda e i consigli di gestione e non i lavoratori bancari. E’ quanto denuncia il segretario generale della Fabi Lando Sileoni in risposta al presidente Abi Antonio Patuelli che aveva parlato delle sofferenze come ”fenomeno sociale” visto che su 1,1 milioni di soggetti in sofferenza oltre 900mila erano per crediti di importo minore fino a 125mila euro. ”Gli stessi numeri citati dal presidente Patuelli dimostrano esattamente il contrario – spiega – il così detto impatto sociale sui volumi delle sofferenze bancarie è pari al 15,6% (in pratica, caro Patuelli, le 924.000 posizioni in sofferenza su crediti fino a 25.000 euro rappresentano circa 20 miliardi sui 133 complessivi), mentre i crediti inesigibili superiori a125mila euro arrivano a toccare la percentuale del 72,6% e i super debitori, quelli con debito superiore a 25 milioni di euro, pesano per l’11,7%”. ”Se un bancario sbaglia, talvolta può rischiare anche il licenziamento, mentre quei manager che hanno contribuito a raggiungere la cifra record di 133 miliardi di sofferenze stanno ancora lì al loro posto, strapagati e impuniti” aggiunge e chiede ”all’Abi quali fra i 133 miliardi di sofferenze sono quelli erogati senza garanzie, dica apertamente e con chiarezza e trasparenza a quanto ammontano gli importi di affidamenti erogati sulla parola, chi li ha erogati e perché”. (ANSA)

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RADIOCOR, mercoledì 27 novembre 2013 – 17:53:47 

17:53 – Banche: Sileoni, sofferenze colpa di manager strapagati e impuniti  

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Milano, 27 nov – “Se un bancario sbaglia, talvolta puo’ rischiare anche il licenziamento, mentre quei manager che hanno contribuito a raggiungere la cifra record di 133 miliardi di sofferenze stanno ancora li’ al loro posto, strapagati e impuniti”. Cosi’ il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, commenta in un video pubblicato sul sito internet del sindacato le parole del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, sulle sofferenze bancarie. Patuelli, nota Sileoni, “sta dichiarando in questi giorni alle televisioni, radio e quotidiani nazionali, che il problema delle sofferenze bancarie e’ ormai diventato un fenomeno dal grave impatto sociale”, per “dimostrare che non c’e’ disattenzione nella gestione del credito da parte delle banche” e che “le sofferenze non sono figlie di una cattiva gestione del credito erogato sempre ai soliti noti”. Sileoni cita la ripartizione delle sofferenze in base all’importo dei crediti, sottolineando che “il cosi’ detto impatto sociale sui volumi delle sofferenze bancarie e’ pari al 15,6% (in pratica, caro Patuelli, le 924mila posizioni in sofferenza su crediti fino a 25mila euro rappresentano circa 20 miliardi sui 133 complessivi), mentre i crediti inesigibili superiori a 125mila euro arrivano a toccare la percentuale del 72,6% e i super debitori, quelli con debito superiore a 25 milioni, pesano per l’11,7%”. Secondo Sileoni, quindi, “l’Abi 

vuol fare vedere soltanto una faccia della luna, mentre la faccia nascosta, ve la facciamo vedere noi”. “Non e’ un caso – attacca Sileoni – che gli affidamenti a partire da 125mila euro in su rientrano tutti nelle autonomie e nelle competenze delle direzioni generali, dei consigli d’amministrazione e dei consigli di gestione delle banche”. Si tratta insomma, prosegue, del “solito giochetto di prestigio, che rispediamo al mittente”. “Dichiari l’Abi – conclude Sileoni – quali fra i 133 miliardi di sofferenze sono quelli erogati senza garanzie, dica apertamente e con chiarezza e trasparenza a quanto ammontano gli importi di affidamenti erogati sulla parola, chi li ha erogati e perche'”. Com-Ppa- (RADIOCOR) 27-11-13 17:53:47 (0542) 5 NNNN   

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Yahoo Notizie tramite Asca, mercoledì 27 novembre 2013

Banche: Sileoni (Fabi), manager non pagano per crescita sofferenze

(ASCA) – Roma, 27 nov – ”Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli sta dichiarando in questi giorni alle televisioni, radio e quotidiani nazionali, che il problema delle sofferenze bancarie e’ ormai diventato un fenomeno dal grave impatto sociale. Nonostante le dichiarazioni del Direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, che vanno esattamente nella direzione opposta. Voglio ricordare che le sofferenze bancarie a giugno del 2013 ammontavano a circa 133 miliardi di euro e le stesse sofferenze vengono sistematicamente inserite nei piani industriali dei grandi gruppi bancari e scaricate sui lavoratori anche in termini di recupero dei costi” cosi’ Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il maggiore sindacato del credito. ”Come dire: la cattiva qualita’ del credito e’ colpa dei lavoratori bancari. Gli stessi numeri citati dal presidente Patuelli, dimostrano esattamente il contrario: i crediti inesigibili superiori a 125mila euro arrivano a toccare la percentuale del 72,6% e i super debitori, quelli con debito superiore a 25 milioni di euro, pesano per l’11,7%. E non e’ un caso che gli affidamenti a partire da 125mila euro in su rientrano tutti nelle autonomie e nelle competenze delle direzioni generali, dei consigli d’amministrazione e dei consigli di gestione delle banche. Insomma: il solito giochetto di prestigio, che rispediamo al mittente.Se un bancario sbaglia, talvolta puo’ rischiare anche il licenziamento, mentre quei manager che hanno contribuito a raggiungere la cifra record di 133 miliardi di sofferenze stanno ancora li’ al loro posto, strapagati e impuniti”, prosegue il numero uno della Fabi. ”Dichiari l’Abi quali fra i 133 miliardi di sofferenze sono quelli erogati senza garanzie, dica apertamente e con chiarezza e trasparenza a quanto ammontano gli importi di affidamenti erogati sulla parola, chi li ha erogati e perche’. Questo e’ il nuovo modello di banca che vogliamo, piu’ attento ai territori, alle famiglie e alle imprese, alle lavoratrici e ai lavoratori bancari, un nuovo modello di banca al servizio del Paese che sappia riconquistare, con la trasparenza, la fiducia dei mercati e delle persone”, conclude Sileoni.

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WALL & STREET, mercoledì 27 novembre 2013 

La cambiale (scaduta) delle banche 

Il Blog di Massimo Restelli e Gian Maria De Francesco 

Se le banche italiane hanno gli archivi informatici pieni di mutui, leasing e più in generale di prestiti diventati inesigibili come fossero cambiali scadute, la responsabilità è quasi tutta da cercare nella «cattiva gestione» prodotta dagli stessi  vertici degli istituti. La stoccata è del leader della Fabi, Lando Maria Sileoni, che torna così ad incrociare le lame con il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli

Secondo il leader del primo sindacato del credito, il cosiddetto «impatto sociale» sui volumi delle sofferenze bancarie  si ferma infatti  al 15,6% : «In pratica, caro Patuelli, le 924mila posizioni in sofferenza su crediti fino a 25mila euro rappresentano circa 20 miliardi sui 133 complessivi, mentre i crediti inesigibili superiori a 125mila euro arrivano a toccare la percentuale del 72,6% e i super debitori, quelli con debito superiore a 25 milioni di euro, pesano per l’11,7%», attacca Sileoni facendo così precipitare  il macigno delle sofferenze sul campo di battaglia Abi-sindacati che deciderà  il modello di banca del futuro: il contratto che regola la vita dei 303mila bancari italiani è stato disdettato da Palazzo Altieri in anticipo rispetto alla scadenza naturale di giugno 2014, premettendo che in mancanza di un accordo con le forze sociali, il settore è pronto a essere regolato dai soli accordi aziendali. Sebbene il tavolo sia formalmente saltato e i sindacati, dopo la serrata di fine ottobre,  abbiano proclamato altre 15 ore di sciopero entro gennaio, le trattative sottotraccia stanno proseguendo: il capo del Casl è Francesco Micheli che è anche direttore generale di Intesa Sanpaolo, di cui è il fine uomo-macchina. 

Pochi giorni fa, Patuelli aveva invece evidenziato come  le sofferenze fossero un fenomeno dal grave impatto sociale:  a giugno le sofferenze pesavano appunto già 133 miliardi sui bilanci dell’industria bancaria, cui sommare altri 200 miliardi di incagli. Una situazione da film horror, tanto che il governo è intervenuto con la Legge di stabilità introducendo un regime fiscale più favorevole dell’attuale e sostanzialmente allineato a quanto accade nel resto d’Europa. 

«Nonostante le dichiarazioni del direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, vadano esattamente nella direzione opposta, Patuelli vuole dimostrare che non c’è disattenzione nella gestione del credito da parte delle banche, vuole far passare il messaggio che le sofferenze non sono figlie di una cattiva gestione del credito erogato sempre ai soliti noti», rincara la dose Sileoni sottolineando come i crediti detriorati siano  «sistematicamente inseriti nei piani industriali dei grandi gruppi bancari e  scaricate sui lavoratori anche in termini di recupero dei costi. Come dire: la cattiva qualità del credito è colpa dei lavoratori bancari». 

E non è un caso – prosegue senza mezzi termini la Fabi –  che gli affidamenti a partire da 125mila euro rientrano nelle autonomie e nelle competenze delle direzioni generali, dei consigli d’amministrazione e dei consigli di gestione delle banche. «Se un bancario sbaglia – conclude Sileoni – può rischiare il licenziamento, mentre quei manager che hanno contribuito a raggiungere la cifra record di 133 miliardi di sofferenze stanno ancora lì al loro posto, strapagati e impuniti». Wall & Street 

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IL MONDO  /  Finanza, mercoledì 27 novembre 2013  

Banche: Sileoni (Fabi), manager non pagano per crescita sofferenze 

Roma, 27 nov – ”Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli sta dichiarando in questi giorni alle televisioni, radio e quotidiani nazionali, che il problema delle sofferenze bancarie e’ ormai diventato un fenomeno dal grave impatto sociale. Nonostante le dichiarazioni del Direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, che 

vanno esattamente nella direzione opposta. Voglio ricordare che le sofferenze bancarie a giugno del 2013 ammontavano a circa 133 miliardi di euro e le stesse sofferenze vengono sistematicamente inserite nei piani industriali dei grandi gruppi bancari e scaricate sui lavoratori anche in termini di recupero dei costi” cosi’ Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il maggiore sindacato del credito. ”Come dire: la cattiva qualita’ del credito e’ colpa dei lavoratori bancari. Gli stessi numeri citati dal presidente Patuelli, dimostrano esattamente il contrario: i crediti inesigibili superiori a 125mila euro arrivano a toccare la percentuale del 72,6% e i super debitori, quelli con debito superiore a 25 milioni di euro, pesano per l’11,7%. E non e’ un caso che gli affidamenti a partire da 125mila euro in su rientrano tutti nelle autonomie e nelle competenze delle direzioni generali, dei consigli d’amministrazione e dei consigli di gestione delle banche. Insomma: il solito giochetto di prestigio, che rispediamo al mittente.Se un bancario sbaglia, talvolta puo’ rischiare anche il licenziamento, mentre quei manager che hanno contribuito a raggiungere la cifra record di 133 miliardi di sofferenze stanno ancora li’ al loro posto, strapagati e impuniti”, prosegue il numero uno della Fabi. ”Dichiari l’Abi quali fra i 133 miliardi di sofferenze sono quelli erogati senza garanzie, dica apertamente e con chiarezza e trasparenza a quanto ammontano gli importi di affidamenti erogati sulla parola, chi li ha erogati e perche’. Questo e’ il nuovo modello di banca che vogliamo, piu’ attento ai territori, alle famiglie e alle imprese, alle lavoratrici e ai lavoratori bancari, un nuovo modello di banca al servizio del Paese che sappia riconquistare, con la trasparenza, la fiducia dei mercati e delle persone”, conclude Sileoni. 

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1 commento

Silvano Franchini 28 Novembre 2013 - 13:35

Segretario buongiorno.
Ottimo intervento!
Mi riferisco all’ultima intervista TV del 27 nov. 2013 la quale si aggiunge alle numerose opportune prese di posizioni precedenti.
Un tracciato che auspico possa avere un epilogo altrettanto coerente ed efficace nei risultati della vertenza in atto.
Cordialità.
Con stima
Silvano Franchini

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