MF-MILANO FINANZA, mercoledì 29 gennaio 2014
Bpm, Giarda incontra i sindacati – L’incontro informale potrebbe focalizzarsi sulla riforma della governance chiesta da Bankitalia e dalle banche del consorzio di garanzia. Ieri intanto primo cdg post-Bonomi. Sileoni: uscita ibrida
di Luca Gualtieri
Piero Giarda e i suoi grandi elettori non si erano ancora incontrati tra le mura della Banca popolare di Milano. L’occasione dovrebbe arrivare venerdì mattina quando i principali segretari generali dei sindacati del credito (Lando Sileoni della Fabi, Massimo Masi della Uilca, Agostino Megale della Fisac-Cgil e Giulio Romani della Fiba-Cisl) dovrebbero incontrare il professore della Cattolica, il presidente del consiglio di gestione Mario Anolli e il consigliere delegato e direttore generale Giuseppe Castagna. Il vertice dovrebbe tenersi nella sede di Piazza Meda (qualcuno suggerisce in mensa, in linea con la frugalità tanto cara a Giarda) e avrà ufficialmente uno scopo conoscitivo, anche se potrebbero essere toccati alcuni temi decisivi per i prossimi mesi, a partire dalla riforma della governance. È noto infatti che la Banca d’Italia chiede da tempo a Bpm di mettere mano allo statuto e tale richiesta sarebbe sostanzialmente condivisa anche dalle banche che compongono il consorzio di garanzia per l’aumento di capitale da 500 milioni previsto entro luglio. L’impegno di pre-sottoscrizione siglato lo scorso anno con Mediobanca, Barclays, Deutsche Bank e JP Morgan è infatti condizionato nero su bianco a una modifica incisiva degli assetti di governo. Per il momento non ci sarebbe comunque ancora nulla di specifico sul tavolo, anche perché il nuovo consiglio di gestione è stato appena costituito. Nelle scorse settimane Giarda si è infatti limitato a stigmatizzare alcune anomalie dello statuto, come la composizione del consiglio di sorveglianza o il potere di veto dei soci di capitale. Il problema centrale però, secondo la Vigilanza, resta la presa dei soci dipendenti ed ex dipendenti sul cds e sull’assemblea. Per risolvere il problema l’ex presidente Andrea Bonomi aveva suggerito di mettere in minoranza i rappresentanti dei dipendenti in cds, aumentando così il peso dei soci di capitale, a partire dai fondi di investimento. Era quello il cosiddetto modello della popolare bilanciata, poi accantonato a novembre con il rinnovo dei vertici. Di certo, comunque, Giarda si muoverà con una maggiore prudenza rispetto al suo predecessore, evitando dure contrapposizioni con le varie anime della banca e tutelando comunque la forma della cooperativa. In ogni caso la riforma è molto attesa dagli analisti, come dimostra un report di Citi pubblicato ieri. La banca americana infatti ha quantificato in 710 milioni i vantaggi derivanti dalla trasformazione della governance. Nel frattempo ieri si è tenuto il primo consiglio di gestione della fase post-Bonomi. Venerdì scorso, infatti, è stata annunciata l’uscita di Investindustrial dal capitale di Piazza Meda, con una serie di vendite sul mercato avvenute tra lunedì 20 e mercoledì 22. La mossa ha creato non poche incognite, a partire dalla sorte dei consiglieri di sorveglianza eletti a dicembre in quota Investindustrial, ovvero Luca Perfetti e Cesare Piovene (quest’ultimo tra l’altro è anche membro del comitato controlli). Come riportato ieri dall’agenzia MF-Dow Jones Perfetti e Piovene potrebbero restare in carica fino alla prossima assemblea, per poi dimettersi e lasciare il posto a rappresentanti di altri soci istituzionali. A quelle poltrone nel board potrebbe guardare infatti Raffaele Mincione, oggi primo azionista della Bpm al 7%. Alla fine del 2013 Mincione era sceso in campo come avversario di Bonomi, ma si era poi ritirato. Oggi la ridefinizione degli assetti di controllo di Piazza Meda potrebbe offrire al finanziere una nuova opportunità.
Ieri intanto lo stesso Bonomi si è limitato a spendere poche parole sulla uscita da Bpm. Castagna è «un manager valido e capace che se posto nelle condizioni di lavorare può fare bene», ha spiegato il numero uno di Investindustrial a margine di un convegno. L’uscita di scena dell’ex presidente non è stata comunque immune dalle polemiche, almeno velate. Ad esempio Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, ha dichiarato: «Siamo passati dalla popolare ibrida all’uscita ibrida di Bonomi».
In Piazza Affari il titolo Bpm ha perso l’1,89% a 0,45 euro in scia con l’andamento dell’intero comparto bancario. (riproduzione riservata)