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CONTRATTO, SILEONI STOPPA MICHELI: "NO A UN RINNOVO A COSTO ZERO"

di Redazione

IL SOLE 24 ORE, venerdì 31 gennaio 2014

Banche, il nodo del salario – Micheli (Abi): «Integrativi non più sostenibili, vanno riformati» LE POSIZIONI Sileoni (Fabi): inaccettabile un rinnovo a costo zero per le imprese – Romani (Fiba): non siamo tutti come Electrolux

Cristina Casadei

Salario o occupazione? Tra i bancari si torna all’antico dilemma. Abi e i sindacati sono ai blocchi di partenza per il rinnovo del contratto nazionale per 310mila lavoratori. Il vicepresidente Abi e presidente del Casl Francesco Micheli anticipa che «dovrà essere innovativo e riformista. È necessario creare le condizioni perché si sostenga comunque l’occupazione. E pertanto questo contratto non potrà non mettere in conto uno scambio tra salario e occupazione». Anche per l’ultimo contratto è stato così, ma a quanto pare questa volta lo scambio potrebbe essere più alto che in passato. Sugli integrativi, per esempio. «La contrattazione integrativa attuale, frutto della banca opulenta del passato non è più sostenibile. Pertanto tutta la materia dovrà essere profondamente riformata», continua Micheli. Una strada potrebbe essere bloccare gli integrativi e fare ripartire da zero la loro contrattazione, calandola nel contesto attuale. Potrebbe partire proprio di qui lo scambio. Ma i sindacati frenano.

Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, nel mezzo dei lavori preparatori del congresso di marzo, parla chiaro: «I banchieri non devono aspettarsi un rinnovo a costo zero perché è inaccettabile. Bisogna tutelare le retribuzioni tanto più in un momento come questo in cui il problema della riduzione dei salari è una delle ragioni per cui ci si sta avvitando in una spirale recessiva da cui non si riesce a uscire».

Il segretario generale della Fiba, Giulio Romani, aggiunge: «Non siamo tutti Electrolux. Se poi la gente non ha più i soldi chi le compra le lavatrici e come si fa a dare un contributo alla ripresa? Ci muoveremo per il recupero dell’inflazione, la tenuta dell’area contrattuale e quella dell’occupazione». Contrattazione di secondo livello e occupazione sono i titoli di due dei capitoli della piattaforma sindacale. Ieri sono iniziati i lavori della commissione contrattuale per la stesura con l’intento di concluderla entro febbraio e di tenere insieme tutte le sette sigle (Dircredito, Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, Ugl, Sinfub). Tenendo conto, però, che «l’unità sindacale è il mezzo ma non il fine», osserva Romani. Parallelamente una commissione di esperti del sindacato sta lavorando a un documento di proposte che accompagnerà la piattaforma e che si intitolerà «Documento di proposte sindacali sul modello di banca». Per ora i capitoli della piattaforma sono quattro. Occupazione, economico, area contrattuale e contrattazione di secondo livello. A Palazzo Altieri, nel frattempo, si sta lavorando su temi che non sono poi così distanti. Come conferma Micheli «anche Abi sta riflettendo approfonditamente su punti che potrebbero essere in qualche parte coincidenti, in quanto a titolo, con quelli del sindacato».

Per entrambe le parti, avere inserito un capitolo dedicato all’occupazione significa di per sè ammettere che la questione esiste. Nel sindacato, a tutela dell’occupazione si sta riflettendo sulla capacità di assorbimento che potrebbe avere la creazione di consorzi di back office e di una bad bank. Sileoni però afferma che «non ci sono stati annunci ufficiali di esuberi. Negli ultimi due anni sono stati conclusi 15 accordi con i grandi gruppi e non sono stati comunicati nuovi esuberi. La situazione è blindata. Soprattutto perché è esaurito il bacino dei lavoratori che si possono prepensionare e i conti non sono cambiati rispetto ai mesi passati». Alcune vertenze, non a tre ma a due zeri, sono però notizia di questi giorni. Secondo Massimo Masi, segretario generale della Uilca, «il problema vero sono le aziende più piccole. Da Tercas a Cassa di Risparmio di Ferrara a Banca dell’Etruria. Soprattutto perché all’orizzonte non si vedono cavalieri bianchi disposti a salvare le situazioni più critiche. Sui grandi gruppi però non ci sono dossier aperti». © RIPRODUZIONE RISERVATA ================

– I NUMERI –

310mila: La platea – Sono circa 310mila i bancari che attendono il rinnovo del contratto nazionale. Abi e sindacati sono ancora ai blocchi di partenza, in attesa di definire le rispettive piattaforme e aprire il confronto. I rappresentanti delle aziende hanno disdettato il contratto lo scorso mese di settembre

15: Le intese – Negli ultimi due anni – ricordano le sigle sindacali – nel settore sono stati conclusi quindici accordi con i grandi gruppi, senza che venissero comunicati nuovi esuberi. «La situazione – spiega il sindacato – è blindata, soprattutto perché è esaurito il bacino dei lavoratori che si possono prepensionare»

 

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2 commenti

camillo bongiovi 2 Febbraio 2014 - 12:04

come non si può essere sulle posizioni della fabi e del suo leader sileoni. siamo diventati una categoria di oppressi dalle varie dirigenze e ora dall abi. lotta dura sempre. i colleghi sono con noi finalmente hanno capito che il sindacato è essenziale per potere andare avanti con proposta forti e razionali. viva la fabi viva lando.

CAMILLO BONGIOVI 14 Giugno 2014 - 11:07

NOTO CON GRANDE AMAREZZA CHE L’UNICO SINDACATO AD ESPRIMERE PARERI E OSSERVAZIONI SUL CONTRATTO è LA SOLA FABI CON IL SUO SEGRETARIO NAZIONALE E LEADER INDISCUSSO SILEONI- PER TROVARE GLI ALTRI DOBBIAMO SCRIVERE ALLA SCIARELLI

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