MF-MILANO FINANZA, martedì 24 giugno 2014
Bancari, il contratto s’allontana Le banche non mollano, per due anni niente aumenti, ma le distanze restano forti anche sulle altre questioni sul tappeto. Inevitabile la chiamata in causa del governo
di Antonio Satta
Non è ancora la rottura finale ma poco ci manca. Banchieri e bancari sono tornati a vedersi ieri per discutere del rinnovo del contratto di lavoro e si vedranno ancora lunedì 30, ma solo per darsi un nuovo appuntamento per settembre. Quando, inevitabilmente, si arriverà allo scontro finale che farà saltare il tavolo. Rompere adesso, infatti, non è possibile perché l’ Abi sta preparando l’ assemblea nazionale che si terrà il 10 luglio e sarà quella l’ occasione per capire se il capo della delegazione, Francesco Micheli, resterà al suo posto. C’ è bisogno di una sua nuova designazione nel Comitato esecutivo dell’ Abi (il presidente del Casl, il Comitato sindacale e del lavoro dell’ associazione, per statuto, deve essere membro dell’ esecutivo), ma Micheli attualmente siede nell’ organismo di vertice in qualità di chief operating officer di Intesa Sanpaolo e soprattutto di amministratore delegato della controllata Intesa Sanpaolo group service. Ora però Micheli è andato in pensione, lasciando il gruppo e ogni decisione al riguardo la dovrà prendere l’ assemblea e dovrà essere ratificata nell’ esecutivo del 24 luglio. A quel punto, in ogni caso, bisognerà superare la pausa estiva, che certo non servirà a ravvicinare le distanze, definite «abissali» dai sindacati. Mesi di trattative informali e tre riunioni operative non sono bastate per superare il muro contro muro su quasi ogni singolo punto. A cominciare dalla questione economica. Le banche sostengono che non ci sono risorse per garantire sia i livelli d’ occupazione (poco più di 300 mila addetti), sia un aumento salariale. Chiedono in sostanza ai sindacati di congelare gli attuali stipendi per almeno due anni, rinunciando anche agli adeguamenti per l’ inflazione, gli scatti ecc. I sindacati, invece, vogliono un aumento di 175 euro, disposti semmai ad accettare uno slittamento degli adeguamenti, senza mettere in discussione il meccanismo degli scatti. E sulla questione neanche ieri si sono fatti passi avanti, anzi, le banche hanno presentato nuovi numeri sulla redditività del settore nel primo quadrimestre dell’ anno, rimasta sotto l’ 1%, mentre il mercato chiederebbe incrementi di almeno il 9%. Se la delegazione dei banchieri si è lamentata dell’ indifferenza dei sindacati rispetto alla difficile situazione congiunturale del settore, all’ altro fronte non è andato giù il no a clausole esplicite nel contratto che impediscano l’ esternalizzazione dei servizi da parte delle banche. Fare però l’ elenco dei punti di contrasto sarebbe molto lungo. Le banche, per esempio, vogliono ridurre drasticamente il numero di quadri direttivi (oltre il 40% degli addetti) e comunque differenziare anche sul piano contrattuale compiti e retribuzioni di chi compie attività commerciali, amministrative, di back office e strumentali (allineando le attività non commerciali ai costi che hanno negli altri settori produttivi). Non solo, i sindacati chiedono che il contratto collettivo si applichi pure a chi lavora nel settore parabancario e vogliono impegni vincolanti per impedire che, una volta firmato il contratto, i piani industriali dei singoli gruppi possano riaprire la partita degli esuberi. L’ Abi replica che nessun contratto può limitare l’ autonomia delle aziende, ma a loro volta le banche chiedono garanzie per evitare che la contrattazione aziendale possa riaprire la partita degli aumenti retributivi, una volta definita la questione nel contratto nazionale. Come si vede, dunque, le posizioni restano agli antipodi, tanto che Lando Maria Sileoni, segretario della Fabi, il maggiore dei sindacati di categoria, conclude che «a oggi l’ Abi non ha l’ autorevolezza politica per raggiungere un accordo con il sindacato: non lo vuole, né si adopera per ricercarlo. Il biennio economico a costo zero proposto dalle banche rappresenta l’ ennesima provocazione che rispediamo al mittente». L’ associazione non replica, ma l’ incompatibilità delle posizioni è chiara. A questo punto nessuno scommette sulla ripresa a settembre. La rottura è nei fatti e l’ unica carta che entrambe le parti potranno giocare sarà il coinvolgimento del governo. (riproduzione riservata)
IL MESSAGGERO, martedì 24 giugno 2014
ABI Scontro sul contratto Distanze abissali fra Abi e sindacati sul rinnovo del contratto dei dipendenti di banca. L’ incontro di ieri non ha appianato le divergenze fra le due parti. Per il leader della Fabi, Lando Sileoni, «se i vertici delle banche non cambiano atteggiamento lo scontro sarà inevitabile. Il biennio economico a costo zero proposto da loro rappresenta l’ ennesima provocazione che rispediamo al mittente».
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, martedì 24 giugno 2014
Banche: sindacati e Abi ancora lontani sul nuovo contratto Distanze ancora grandi fra Abi e sindacati sul rinnovo del contratto dei 309 mila bancari. L’ incontro di ieri non ha appianato le divergenze fra le due parti con i sindacati che si spingono a chiedere un cambio di atteggiamento, pena un «inevitabile scontro». Nella riunione, che è stata aggiornata al 30 giugno, l’ Abi ha risposto punto per punto alla piattaforma presentata dai sindacati nelle scorse settimane e resta scettica sulla possibilità di garantire la piena occupazione del settore e permettere l’ aumento contrattuale in un settore, come spiegano le fonti dell’ associazione, «in cui la redditività è quasi a zero», che sconta una domanda di credito debole e che «non può sostenere oneri economici». «Il contratto non regge più» aggiungono rilevando la necessità di considerare «l’ evoluzione del lavoro in questi anni, come la multicanalità». Per Giulio Romani della Fiba Cisl, «Abi ha consegnato ai sindacati un ulteriore documento che delinea un modello organizzativo, piuttosto che un modello di banca. È invece necessario ragionare sulla mission della banca e solo successivamente passare alle declinazioni organizzative. Per Lando Sileoni (Fabi) «Non si può partire dai modelli organizzativi che mirano al taglio dei costi – ha detto – senza accedere alle motivazioni che stanno alla base di questa situazione critica e senza ragionare sulle alternative». «Se non cambiano atteggiamento lo scontro sarà inevitabile: condividono solo a parole l’ obiettivo del mantenimento degli attuali 309 mila addetti del settore, mentre in realtà, depotenziando le norme contrattuali su esternalizzazioni e inquadramenti, vogliono garantire alle aziende e ai gruppi bancari gli strumenti per realizzare pesantissimi tagli occupazionali». Per Il segretario generale della Uilca Massimo Masi «ci aspettavamo risposte diverse, più in linea con i tempi veloci che la politica sta imponendo in questi giorni. Siamo ai rituali della prima Repubblica. Il prossimo incontro definirà le strategie e le prese di posizione di entrambe le parti». Infine Megale (Fisac) fa inoltre notare come, «insieme agli altri sindacati di categoria, abbiamo sostenuto la necessità che Abi rispetti pienamente quanto pattuito col precedente contratto: deve mettere nel conto che non c’ è blocco salariale che tenga poichè tutelare il potere d’ acquisto dall’ inflazione vuol dire semplicemente rispettare quelle regole che insieme sono state sottoscritte».
ANSA, lunedì 23 giugno 2014
Banche: Fabi,cambio atteggiamento o scontro inevitabile (ANSA) – ROMA, 23 GIU – “La politica di Abi è inaccettabile in quanto tutta incentrata sul recupero dei costi a danno dei diritti dei lavoratori”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni, Segretario generale Fabi, dopo l’incontro che si è svolto oggi pomeriggio in Abi e che ha rivelato ancora sostanziali distanze tra le parti in merito alla trattativa sul rinnovo del contratto dei 309mila bancari italiani. “Se non cambiano atteggiamento lo scontro sarà inevitabile: condividono solo a parole l’obiettivo del mantenimento degli attuali 309mila addetti del settore, mentre in realtà, depotenziando le norme contrattuali su esternalizzazioni e inquadramenti, vogliono garantire alle aziende e ai gruppi bancari gli strumenti per realizzare pesantissimi tagli occupazionali. Ad oggi l’Abi non ha l’autorevolezza politica per raggiungere un accordo con il sindacato: non lo vuole, né si adopera per ricercarlo. Il biennio economico a costo zero proposto dalle banche rappresenta l’ennesima provocazione che rispediamo al mittente. L’Abi non è in grado di condividere nessun modello di banca con il sindacato, perché vuole un modello di funzionamento da realizzare senza la condivisione delle parti sociali”.(ANSA).
RADIOCOR, lunedì 23 giugno 2014 – 18:55:42
Banche: Sileoni (Fabi), Abi cambi atteggiamento o scontro sarà inevitabile (Il Sole 24 Ore Radiocor) – Roma, 23 giu – Sale la tensione tra sindacati e Abi nella trattativa sul rinnovo del contratto dei bancari gia’ dopo il secondo incontro. Il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, in una nota parla apertamente di possibile scontro. ‘Se non cambiano atteggiamento lo scontro sara’ inevitabile: condividono solo a parole l’obiettivo del mantenimento degli attuali 309mila addetti del settore, mentre in realta’, depotenziando le norme contrattuali su esternalizzazioni e inquadramenti, vogliono garantire alle aziende e ai gruppi bancari gli strumenti per realizzare pesantissimi tagli occupazionali” Per il segretario Fabi inoltre ‘la politica di Abi e’ inaccettabile in quanto tutta incentrata sul recupero dei costi a danno dei diritti dei lavoratori’. com-Ggz (RADIOCOR) 23-06-14 18:55:42
Bancari in sciopero
IL SECOLO XIX, lunedì 23 giugno 2014
Banche, Abi e sindacati ancora lontani sul contratto
Roma – Distanze ancora grandi fra Abi e sindacati sul rinnovo del contratto dei 309mila bancari. L’incontro di oggi non ha appianato le divergenze fra le due parti con i sindacati che si spingono a chiedere un cambio di atteggiamento, pena un “inevitabile scontro”. Nella riunione, che è stata aggiornata al 30 giugno, l’Abi ha risposto punto per punto alla piattaforma presentata dai sindacati nelle scorse settimane e resta scettica sulla possibilità di garantire la piena occupazione del settore e permettere l’aumento contrattuale in un comparto, come spiegano le fonti dell’associazione, «in cui la redditività è quasi a zero», che sconta una domanda di credito debole e che «non può sostenere oneri economici». «Il contratto non regge più» aggiungono rilevando la necessità di considerare «l’evoluzione del lavoro in questi anni, come la multicanalità». Per Giulio Romani della Fiba Cisl, «Abi ha consegnato ai sindacati un ulteriore documento, che delinea un modello organizzativo, piuttosto che un modello di banca. È invece necessario ragionare sulla mission della banca e solo successivamente passare alle declinazioni organizzative.
Per Lando Sileoni (Fabi) «Non si può partire dai modelli organizzativi che mirano al taglio dei costi – ha detto – senza accedere alle motivazioni che stanno alla base di questa situazione critica e senza ragionare sulle alternative. «Se non cambiano atteggiamento lo scontro sarà inevitabile: condividono solo a parole l’obiettivo del mantenimento degli attuali 309mila addetti del settore, mentre in realtà, depotenziando le norme contrattuali su esternalizzazioni e inquadramenti, vogliono garantire alle aziende e ai gruppi bancari gli strumenti per realizzare pesantissimi tagli occupazionali».
Per Il segretario generale della Uilca Massimo Masi «ci aspettavamo risposte diverse, più in linea con i tempi veloci che la politica sta imponendo in questi giorni. Siamo ai rituali della prima repubblica. Il prossimo incontro definirà le strategie e le prese di posizione di entrambe le parti». Infine Megale (Fisac) fa inoltre notare come, «insieme agli altri sindacati di categoria, abbiamo sostenuto la necessità che Abi rispetti pienamente quanto pattuito col precedente contratto: deve mettere nel conto che non c’è blocco salariale che tenga poiché tutelare il potere d’acquisto dall’inflazione vuol dire semplicemente rispettare quelle regole che insieme sono state sottoscritte». © Riproduzione riservata
TMNews, lunedì 23 giugno 2014| Ora 20:14
Banche, Fabi: politica Abi inaccettabile, scontro se non cambia
E’ tutta incentrata su recupero costi a danno diritti lavoratori Roma, 23 giu. (TMNews) – “La politica di Abi è inaccettabile in quanto tutta incentrata sul recupero dei costi a danno dei diritti dei lavoratori”. Ad affermarlo Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi, a margine dell’incontro che si è svolto oggi pomeriggio in Abi e che ha rivelato ancora sostanziali distanze tra le parti in merito alla trattativa sul rinnovo del contratto dei 309mila bancari italiani. “Se non cambiano atteggiamento lo scontro sarà inevitabile: condividono solo a parole l’obiettivo del mantenimento degli attuali 309mila addetti del settore, mentre in realtà, depotenziando le norme contrattuali su esternalizzazioni e inquadramenti, vogliono garantire alle aziende e ai gruppi bancari gli strumenti per realizzare pesantissimi tagli occupazionali. Ad oggi – prosegue – l’Abi non ha l’autorevolezza politica per raggiungere un accordo con il sindacato: non lo vuole, né si adopera per ricercarlo. Il biennio economico a costo zero proposto dalle banche rappresenta l’ennesima provocazione che rispediamo al mittente. L’Abi non è in grado di condividere nessun modello di banca con il sindacato, perché vuole un modello di funzionamento da realizzare senza la condivisione delle parti sociali”.
da RADIOCOR VIA Borsa Italiana, lunedì 23 giugno 2014 – 18:55:42
Banche: Sileoni (Fabi), Abi cambi atteggiamento o scontro sarà inevitabile (Il Sole 24 Ore Radiocor) – Roma, 23 giu – Sale la tensione tra sindacati e Abi nella trattativa sul rinnovo del contratto dei bancari gia’ dopo il secondo incontro. Il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, in una nota parla apertamente di possibile scontro. ‘Se non cambiano atteggiamento lo scontro sara’ inevitabile: condividono solo a parole l’obiettivo del mantenimento degli attuali 309mila addetti del settore, mentre in realta’, depotenziando le norme contrattuali su esternalizzazioni e inquadramenti, vogliono garantire alle aziende e ai gruppi bancari gli strumenti per realizzare pesantissimi tagli occupazionali” Per il segretario Fabi inoltre ‘la politica di Abi e’ inaccettabile in quanto tutta incentrata sul recupero dei costi a danno dei diritti dei lavoratori’. com-Ggz (RADIOCOR) 23-06-14 18:55:42
LINKSICILIA, lunedì 23 giugno 2014
Banche/Trattativa Abi-Sindacati: nessun passo in avanti. Verso un nuovo sciopero? I BANCHIERI INSISTONO NEL CERCARE DI FAR PAGARE AI LAVORATORI I COSTI DI UNA CRISI CHE, IN PARTE, È ANCHE IL FRUTTO DEI LORO ERRORI
23 giu 2014 Scritto da Redazione Nessun passo in avanti, neanche quello di una lumaca, nella trattativa Abi-Sindacati sul futuro del sistema creditizio in Italia. Questo è l’esito dell’incontro odierno che se ha visto la convergenza dell’Abi sull’ipotesi di un nuovo modello di Banca prospettato dai Sindacati nella piattaforma rivendicativa approvata a stragrande maggioranza dalle assemblee dei lavoratori tenutesi nei posti di lavoro. I nuovi servizi incrementerebbero i ricavi, ma secondo l’Abi ciò sarebbe possibile in tempi non brevi. Pertanto dopo tutti i discorsi da parte datoriale che non hanno portato alcun elemento di novità al tavolo negoziale, hanno preso la parola i Segretari Generali delle sigle sindacali. In particolare, il rappresentante della Fabi, Lando Maria Sileoni, ha parlato con chiarezza ed iniziando con un dato di fatto molto amaro per le Banche: “In questo momento occorrerebbe un Presidente dell’Abi dotato forte autorevolezza che purtroppo non c’è. Ciò sicuramente nuoce sia alle Banche che ai lavoratori”. Sileoni ha aggiunto: “Non si rileva alcun elemento di novità e quindi non si registra nessun passo in avanti”. Insomma l’unico grillo che passa in testa ai banchieri è quello di ridimensionare i costi del personale ed a tale scopo il loro chiaro intendimento è quello di continuare a falcidiare i posti di lavoro. Ma ciò non appagherebbe i loro disegni, perché vorrebbero falcidiare i costi attraverso una contrattazione che riconosca meno diritti tra i quali “gli inquadramenti”. Se la trattativa proseguirà su questa strada i sindacati non staranno a guardare e mobiliteranno di nuovo i lavoratori che hanno già dato una forte risposta di compattezza con lo sciopero del 31 ottobre dell’anno scorso. Insomma, se i banchieri non cambieranno linea, iniziando a prendere in considerazione la piattaforma sindacale, si andrà a vele spiegare verso una nuova ondata di scioperi.
SIRACUSANEWS, lunedì 23 giugno 2014
Siracusa, Stato di agitazione per i lavoratori Unicredit: “si rischia la chiusura degli sportelli per l’estate”
La Fabi di Siracusa, primo sindacato di categoria nazionale e provinciale, lancia l’allarme circa la tenuta organizzativa di Unicredit spa, che è la banca più capillarmente presente sul nostro territorio. Infatti, sostengono dalla Fabi, a causa della politica aziendale che ha imposto ai lavoratori la fruizione forzata delle ferie arretrate, senza provvedere ad un riequilibrio degli organici già gravemente deficitari, si rischia di non poter garantire l’apertura degli sportelli Unicredit in tutta la provincia di Siracusa già nel corso di questa estate. Grave il disagio, quindi, per i pochi lavoratori addetti al front office e rischi per la regolarità dei servizi all’utenza. Vani- sostiene Gaetano Motta- sono stati i tentativi di trovare delle soluzioni che fattivamente potessero scongiurare il pericolo evidenziato; infatti da tutti i momenti di confronto sindacale non si sono avute risposte serie dai vertici provinciali della Direzione Commerciale Unicredit di Siracusa, responsabile anche della complessiva disorganizzazione delle poche risorse umane disponibili. Come organizzazione sindacale abbiamo chiesto, al momento senza esito, il potenziamento degli organici anche con assunzione di lavoratori stagionali – afferma Gaetano Motta leader provinciale e dirigente nazionale della FABI. Recentemente – continua Motta – abbiamo anche diffidato per iscritto l’azienda circa i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori esposti a ritmi e carichi di lavoro divenuti ormai insostenibili; ma tale “messa in mora” è stata finora colpevolmente ignorata da UniCredit”. “Da oltre dieci anni sono impegnato nella FABI a contatto quotidiano con i lavoratori di UniCredit spa, ma posso testimoniare che mai si è toccato il fondo come in questo periodo – sottolinea Antonio Argento- componente del dipartimento nazionale “Comunicazione & immagine” della stessa FABI. “Il tutto -prosegue Argento- mentre dal fronte nazionale di Unicredit si addensano nuvoloni neri di un ennesimo progetto di riorganizzazione aziendale che avrà solo pesanti ricadute sui lavoratori senza che, al momento, si intravvedano reali benefici per la clientela”. “Siamo sempre pronti a riaprire il dialogo con Unicredit – conclude Gaetano Motta – a patto che si mettano da parte rinvii e tatticismi da parte aziendale e si diano risposte serie, concrete e immediate, ricercando soluzioni condivise che risolvano i problemi e garantiscano ai lavoratori e agli utenti del Credito, entrambe categorie che ci stanno a cuore, un futuro dignitoso”. Riproduzione riservata ®
da TMNews via WallStreetItalia, lunedì 23 giugno 2014| Ora 20:14
Banche, Fabi: politica Abi inaccettabile, scontro se non cambia
E’ tutta incentrata su recupero costi a danno diritti lavoratori Roma, 23 giu. (TMNews) – “La politica di Abi è inaccettabile in quanto tutta incentrata sul recupero dei costi a danno dei diritti dei lavoratori”. Ad affermarlo Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi, a margine dell’incontro che si è svolto oggi pomeriggio in Abi e che ha rivelato ancora sostanziali distanze tra le parti in merito alla trattativa sul rinnovo del contratto dei 309mila bancari italiani. “Se non cambiano atteggiamento lo scontro sarà inevitabile: condividono solo a parole l’obiettivo del mantenimento degli attuali 309mila addetti del settore, mentre in realtà, depotenziando le norme contrattuali su esternalizzazioni e inquadramenti, vogliono garantire alle aziende e ai gruppi bancari gli strumenti per realizzare pesantissimi tagli occupazionali. Ad oggi – prosegue – l’Abi non ha l’autorevolezza politica per raggiungere un accordo con il sindacato: non lo vuole, né si adopera per ricercarlo. Il biennio economico a costo zero proposto dalle banche rappresenta l’ennesima provocazione che rispediamo al mittente. L’Abi non è in grado di condividere nessun modello di banca con il sindacato, perché vuole un modello di funzionamento da realizzare senza la condivisione delle parti sociali”.