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SILEONI A PATUELLI: “SERVE UN CAMBIO DI PASSO. L’ABI SI SENTA RESPONSABILE VERSO IL PAESE”

di Redazione

Alla vigilia dell’Assemblea ABI, il Segretario Generale della FABI scrive una lettera al presidente  Antonio Patuelli. Leggi il servizio a firma di Fabrizio Massaro su Il Corriere.it

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Domani l’assemblea dell’associazione delle banche – Credito, la Fabi scrive a Patuelli (Abi): «Settore fermo, ripensiamo la banca» – «68 mila bancari perderanno il posto di lavoro entro il 2020. Torni la specializzazione»

di Fabrizio Massaro

«Serve un nuovo modello di banca, per un aumento dei ricavi, per creare le condizioni per nuovi posti di lavoro, per far ripartire un settore che non trova il coraggio di cambiare». Alla vigilia dell’assemblea dell’Abi — la Confindustria delle banche — di giovedì 10 luglio ci prova la Fabi, il sindacato autonomo più rappresentativo del settore, a scuotere le acque. E lo fa con una lettera aperta al presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, da parte di Lando Maria Sileoni, con l’obiettivo di rimettere al centro della discussione il ruolo del bancario, che è stato colpito da «tagli occupazionali come strumento di reciproca competitività economica e finanziaria: a fine 2020 il settore perderà 68.000 posti di lavoro», scrive Sileoni. Sottotraccia c’è lo scontro con l’Abi sul rinnovo del contratto nazionale, nei confronti del quale la Fabi accusa la lobby delle banche di porre un «muro». E c’è l’obiettivo dei sindacati di frenare l’emorragia di personale attraverso un utilizzo maggiore dei dipendenti per funzioni specializzate come la consulenza fiscale o legale, «che una volta le banche facevano ma che ora sono state eliminare, perché la specializzazione costa», dice Sileoni (ma questo nel testo della lettera manca). Domani alla tradizionale assemblea dell’Abi —la 54esima — parteciperanno il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Per il capo della Fabi l’associazione deve »radicalmente cambiare» e non essere più l’Abi «dei top manager, dei tecnici burocraticizzati e condizionati dalle società di consulenza».

Il cambiamento evocato a parole»

Scrive Sileoni che «il livello delle sofferenze, dei crediti deteriorati, gli alti compensi ai manager, la tutela del potere di acquisto delle retribuzioni, la necessità di creare occupazione, la mancanza di redditività del sistema, il “muro” di Abi sul rinnovo del contratto nazionale» impongono un «cambio di passo»: «Le difficoltà che il settore, le famiglie, le imprese stanno affrontando non possono essere risolte solo con la logica della furbizia, di una presunta superiorità intellettuale e generazionale, di un cambiamento invocato a parole ma nei fatti purtroppo negato, a causa dei troppi condizionamenti ambientali». Sileoni chiama in causa anche il governatore Visco, che «potrà affermare che nel settore non c’è ripresa e la conseguente politica di riduzione dei costi, tagliando occupazione, rappresenta un danno per l’intera società». Secondo il leader sindacale, l’Abi ha manifestato solo «interessi corporativi», mentre «vorremmo un’associazione che guardi oltre se stessa, che si senta responsabile verso il Paese, che persegua una visione del bene comune, che contribuisca a creare ricchezza non solo per i propri associati, ma per tutti. È questo che ci aspettiamo da chi gestisce strategicamente l’intera economia nazionale», conclude.

 

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