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CONTRATTO, ROTTE LE TRATTATIVE

di Redazione

Profumo tira dritto: blocco degli scatti e del Tfr in cambio di un minimo riconoscimento del recupero inflattivo. Ma i sindacati non ci stanno. Sileoni: “Pronti allo sciopero. Se Abi disdetterà contratto, se ne assumerà responsabilità di fronte al Paese” 

“Abbiamo rotto le trattative. Ora si apre una fase di organizzazione interna tra i sindacati; riuniremo i lavoratori in assemblea dal 15 dicembre e diamo un orientamento per lo sciopero nazionale, che sarà indetto presumibilmente nella seconda metà di gennaio 2015”. Lo ha annunciato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, al termine del vertice tra sindacati e Abi, che si è svolto stamattina a Milano. Uscendo dalla sede milanese dall’Associazione, Sileoni ha sottolineato che i sindacati intendono anche “interrompere le relazioni industriali in tutti i gruppi, a partire dalla data dello sciopero”. Interrogato dai cronisti su quali ritiene possano essere ora le mosse dell’Abi, Sileoni ha replicato: “Probabilmente potrà disdettare il contratto nazionale, ma a quel punto si assume una responsabilità enorme di fronte al Paese”.

“C’è uno scontro politico in atto”, ha concluso il leader della FABI, “loro vogliono interrompere la dinamica di crescita automatica del costo del lavoro e far pagare ai lavoratori il prezzo della crisi”.

La decisione d’interrompere le trattative sul rinnovo del contratto è stata presa oggi, al termine dell’incontro tra la delegazione sindacale di Abi e i segretari generali dei sindacati di categoria, dopo che il Presidente del Casl, Alessandro Profumo, ha ribadito la pregiudiziale sul blocco del Tfr e degli scatti, in cambio del quale l’Abi si è dichiarata disponibile a concedere un recupero dell’inflazione pari solo all’1,85%.

Profumo ha poi confermato l’intenzione di voler modificare inquadramenti e area contrattuale.

Proposte rispedite al mittente dai sindacati, che hanno visto nello smantellamento del contratto nazionale e dell’area contrattuale “il miglior viatico per cancellare migliaia di posti di lavoro”.

Da qui la chiamata allo sciopero.

  

 

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