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ASSEMBLEA ABI, L’APPELLO DI SILEONI A PATUELLI

di Redazione

 Il leader della FABI commenta la relazione del Presidente Patuelli in occasione dell’assemblea annuale di Abi. “Intervento approfondito. Bene il passaggio sulle relazioni industriali, ma ora Patuelli s’impegni per far rispettare alle banche il contratto nazionale in vista delle fusioni”

“Quella del Presidente di Abi, Antonio Patuelli, è stata una relazione approfondita e ha affrontato analiticamente tutti i problemi del settore, valorizzando però i risultati fin qui ottenuti.

L’intervento ha toccato elementi economici insieme a principi morali ed etici, che fanno parte della cultura del presidente e che ci auguriamo siano condivisi da tutti.

Abbiamo, in particolare, apprezzato il passaggio sulle relazioni industriali di settore, dove Patuelli ha riconosciuto alle organizzazioni sindacali tenacia, lungimiranza politica e concretezza, soprattutto in occasione dell’ultimo rinnovo contrattuale”.

Così Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, ha commentato l’intervento del Presidente Antonio Patuelli, in occasione dell’assemblea annuale dell’Abi che si è svolta a Roma oggi.

“Ora”, ha sottolineato Sileoni, “chiediamo al presidente un impegno politico affinché, in occasione sia delle prossime fusioni bancarie sia dei nuovi piani industriali, si adoperi a far rispettare ai gruppi creditizi gli accordi presi all’interno del rinnovo del contratto nazionale, il cui testo è stato ufficialmente sottoscritto oggi.

Anche l’auspicio di un’Europa dei popoli, più solidaristica e meno burocratica, espresso da Patuelli, ci trova d’accordo, ma deve tradursi in azioni concrete da parte dell’intera industria bancaria italiana”.

 

Roma 8/7/15

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MF-MILANO FINANZA, giovedì 9 luglio 2015

Patuelli: non soffocate la ripresa – Il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana sostiene che il 2015 può essere l’anno della svolta, a patto che la burocrazia europea non imponga misure che provochino una riduzione del credito

di Antonio Satta  

La ripresa è iniziata, adesso bisogna fare di tutto per non soffocarla. Questo, in estrema sintesi, il messaggio politico lanciato ieri dall’Abi nella sua 55esima assemblea, che cade nel settantesimo anniversario della rinascita dell’associazione bancaria. Nella sua relazione il presidente Antonio Patuelli ha citato il Talmud («Se non ora, quando?») per dire che «questo 2015 deve essere l’anno della svolta e l’inizio di una decisa ripresa».

Per Patuelli gli indicatori sono chiari. «Da qualche mese percepiamo in Italia un’aria nuova e più costruttiva, dovuta alla convergenza delle iniziative delle istituzioni per la ripresa, degli sforzi delle categorie economiche e di fattori esterni, ora prevalentemente positivi, come la svalutazione dell’euro sul dollaro e sul franco svizzero, il calo del prezzo del petrolio e i tassi più bassi della storia d’Italia».

E i numeri, per l’Abi, confermano il mood positivo, con i prestiti a famiglie e imprese che hanno superato i livelli pre-crisi (nel 2007 ammontavano complessivamente a 1.279 miliardi di euro, ora sono a quota 1.403 miliardi). Non solo; i nuovi mutui sono cresciuti nei primi cinque mesi dell’anno del 64% rispetto all’analogo periodo del 2014, il credito al consumo è aumentato dell’11% e i nuovi prestiti alle imprese dell’11,6%.

I rischi di una gelata sui germogli di ripresa, però, sono tanti e i pericoli maggiori vengono, secondo Patuelli, dall’Europa, «che non è quella che abbiamo sognato e che vogliamo». Un’Europa squilibrata tra una testa monetarista che «spinge per lo sviluppo» e un’altra burocratica che s’inventa sempre nuove regole, soprattutto per le banche, con proposte come quelle di portare i coefficienti patrimoniali «a soglie addirittura superiori al 20% per le banche sistemiche», con il risultato di ridurre sempre di più il credito per imprese e famiglie. Quindi va bene la proposta della Commissione Ue di creare, dopo l’Unione bancaria, anche un’Unione dei mercati dei capitali», ma l’Europa deve disinnescare le «pratiche burocratiche che ne contraddicono l’identità e la strategia originaria, favorendo solo la conflittualità eccessiva fra economie nazionali».

Sulla necessità di cambiare registro a Bruxelles è d’accordo il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenuto all’assemblea dell’Abi assieme al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Il dialogo tra le autorità italiane e la Commissione Europea sul tema cruciale della bad bank, per Visco, «va finalizzato in tempi rapidi». Anche perché «il protrarsi dell’incertezza su questa materia può disincentivare la finalizzazione di transazioni sul mercato». D’altra parte dotare il Paese di una società specializzata nell’acquisto di crediti deteriorati «mira a riattivare meccanismi di mercato, non a porre rimedio, a carico della collettività, alle difficoltà di singoli intermediari» e in ultima analisi «potrà anch’essa contribuire a ristabilire un adeguato flusso di credito e, per questa via, a sostenere la ripresa economica».

Un tema, quello delle sofferenze e dello smaltimento dei crediti deteriorati presenti nella pancia delle banche, cruciale anche per Padoan, che ha incassato i giudizi positivi di Abi e Bankitalia sulla riforma delle procedure fallimentari e sulla riduzione ad un anno dei termini per la deducibilità delle perdite su crediti. «Mi auguro che le banche approfittino del nuovo quadro legislativo e accelerino la pulizia dei loro bilanci per liberare risorse per il credito e la crescita», ha detto infatti il ministro, ricordando che «lo stock dei crediti deteriorati pesa per circa un quinto degli impieghi e le sofferenze circa il 10%». E in questo quadro «lo smobilizzo dei crediti deteriorati è cruciale per liberare risorse per il credito; compiere passi avanti è cruciale per sostenere la ripresa».

Nel quadro del rinnovamento bancario e dello sforzo per la ripresa Patuelli infine ha collocato anche il nuovo contratto di lavoro del settore bancario, firmato definitivamente proprio ieri, Un contratto che rappresenta il massimo risultato possibile «degli obiettivi per la riorganizzazione e il rilancio del mondo bancario italiano, anche con sensibilità sociali a cominciare dai giovani che iniziano a lavorare in banca». Risultati di cui gli ha dato atto anche Lando Maria Sileoni, il segretario della Fabi, il principale sindacato di categoria, che ora però chiede al presidente Abi «un impegno politico affinché, in occasione sia delle prossime fusioni bancarie sia dei nuovi piani industriali, si adoperi a far rispettare ai gruppi creditizi gli accordi presi all’interno del rinnovo del contratto nazionale». (riproduzione riservata)

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IL SOLE 24 ORE, giovedì 9 luglio 2015

Patuelli: questa Europa non ci piace – Il presidente Abi: prestiti a famiglie e imprese in ripresa, il 2015 sia l’anno della svolta

ROMA. Le banche italiane credono fermamente nel progetto di costruzione europea ma «questa Europa non ci piace, non è quella che abbiamo sognato e vogliamo» afferma il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli nella relazione all’assemblea annuale dell’associazione dei banchieri, anche se non bisogna chiudersi «in un antistorico neonazionalismo». Oggi l’Europa «è come un’aquila bicipite in cui una testa (quella monetarista) spinge per lo sviluppo, mentre l’altra crea troppe regole, sempre più stringenti per il capitale delle banche, anche con annunci continui di sempre altre misure che riducono la disponibilità di credito all’economia». Ci sono proposte, ha sostenuto, che renderebbero ancor più rigido il mercato creditizio perchè ridurrebbero fortemente i prestiti, come le ipotesi di aumentare gli assorbimenti patrimoniali a soglie addirittura superiori al 20% per le banche sistemiche, così come la proposta di rendere ancora più stringenti i criteri per considerare deteriorato un credito. Non basta. Patuelli ha richiamato anche la proposta di inserire un assorbimento patrimoniale per le banche di fronte all’acquisto di titoli europei : anche questa, ha affermato «porta a ridurre i prestiti a famiglie e imprese e gli investimenti in titoli di Stato». Al contrario, secondo il presidente dell’Abi, la soluzione è «completare urgentemente il disegno di rilancio europeo con l’approvazione di Testi unici europei con identiche norme bancarie, finanziarie, di diritto penale dell’economia, di diritto fallimentare e con una maggiore omogeneità fiscale, senza le quali le contraddizioni sono evidenti».

Quanto all’Italia, secondo Patuelli, per l’attività economica stanno cominciando a spirare venti più favorevoli: «Da qualche mese percepiamo in Italia un’aria nuova e più costruttiva, dovuta alla convergenza delle iniziative delle istituzioni per la ripresa, degli sforzi delle categorie economiche» e dal contesto esterno largamente favorevole. E dà la parola alle cifre: «Anche i numeri bancari evidenziano elementi di ripresa: il complesso dei prestiti a famiglie e imprese che nel 2007, prima della crisi, ammontava a 1.279 miliardi, ora e’ di 1.403 miliardi».

Nei primi cinque mesi di quest’anno i nuovi mutui crescono del 64% mentre il credito al consumo aumenta dell’11% e i nuovi prestiti alle imprese crescono dell’11,6%. Secondo Patuelli, dunque le banche esprimono «il massimo impegno per la ripresa, pur con i sempre più stringenti vincoli normativi europei. Questo 2015 deve essere l’anno della svolta e l’inizio di una decisa ripresa. Se non ora, quando?».

Poi, il responsabile dell’Associazione di Palazzo Altieri ha reso omaggio all’operato del governo, dopo aver ricordato che i prestiti in sofferenza delle banche italiane ad aprile scorso sono arrivati sulla cima dei 191 miliardi. E ha affermato di apprezzare «il ruolo lungimirante della Banca d’Italia e l’impegno del Governo di trovare nuovi strumenti per favorire lo smaltimento della massa dei crediti deteriorati». L’apprezzamento, in particolare, va al recente decreto legge che «modernizza il diritto fallimentare, in particolare per il recupero dei crediti, e realizza l’omogeneizzazione del trattamento fiscale delle perdite sui crediti ai tempi europei».

Nella relazione, Patuelli si è soffermato anche sul tema delle relazioni industriali, ringraziando Alessandro Profumo, che ha guidato il comitato affari sindacali e del lavoro, e dando atto ai sindacati «degli sforzi costruttivi e convergenti» per il preambolo del nuovo contratto. Una cortesia ricambiata da Fabi, Fisac e Uil.«Quella del presidente di Abi, Antonio Patuelli, è stata una relazione approfondita e ha affrontato analiticamente tutti i problemi del settore, valorizzando però i risultati fin qui ottenuti» ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei bancari. «Ora», ha concluso Sileoni, «chiediamo al presidente un impegno politico affinché, in occasione sia delle prossime fusioni bancarie sia dei nuovi piani industriali, si adoperi a far rispettare ai gruppi creditizi gli accordi presi all’interno del rinnovo del contratto nazionale». © RIPRODUZIONE RISERVATA R.Boc.

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