Home Comunicati Stampa SILEONI A MILANO FINANZA: "GOVERNO TUTELI I RISPARMIATORI"

SILEONI A MILANO FINANZA: "GOVERNO TUTELI I RISPARMIATORI"

di Redazione

Il leader della FABI sottolinea l’urgenza di tutelare, oltre che i lavoratori, anche i risparmiatori che hanno investito nelle azioni e nelle obbligazioni subordinate di Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti: “Evitare che la situazione degeneri”

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MF-Milano Finanza, giovedì 3 dicembre 2015

Fondazioni, il risiko unica strada – Le istituzioni potrebbero essere escluse dalle forme di indennizzo previste dal governo. La sola soluzione potrebbe quindi passare attraverso aggregazioni mirate. Nicastro incontra i sindacati

di Luca Gualtieri

L’unica certezza per le sei fondazioni coinvolte nel decreto salva banche è che non beneficeranno delle misure di indennizzo a cui starebbe lavorando il governo. I correttivi in vista per alleviare gli effetti dei salvataggi dovrebbe infatti riguardare soltanto gli investitori retail (si veda articolo a pagina 6) e non i grandi azionisti delle quattro banche. È stata questa l’unica, amara certezza per i sei presidenti che ieri si sarebbero incontrati per fare il punto con le autorità sul decreto del governo.

In due distinti vertici al Tesoro (in mattinata) e in Acri (nel pomeriggio), gli amministratori delle fondazioni Carife, CariChieti, CariMacerata, CariJesi, CariPesaro e CariFano avrebbero espresso la loro viva preoccupazione per l’azzeramento dei titoli delle banche. Una misura che avrà effetti devastanti sui bilanci, comportando in alcuni casi un’irreparabile taglio del patrimonio che potrebbe mettere a repentaglio la sopravvivenza degli enti. Se forme di indennizzo sembrano escluse, l’unica ipotesi teoricamente praticabile sembrerebbe l’individuazione di eventuali cavalieri bianchi. «L’Acri si è resa sollecita su ogni fronte anche perché, in tempi di guerra, servono soluzioni di guerra», ha fatto sapere un presidente a margine dell’incontro. L’ipotesi di un’aggregazione insomma è nell’aria, anche se al momento non ci sarebbero strategie operative sul tavolo. Anche perché molti aspetti del decreto vanno ancora chiariti e nuovi incontri potrebbero tenersi entro la fine dell’anno. In aggiunta un’eventuale integrazione tra fondazioni richiederà un particolare dispiego di energie, anche perché non ci sono precedenti di rilievo nel sistema italiano. Tecnicamente è impossibile rilevare una fondazione, che non ha un capitale frazionato in azioni, ma la disciplina introdotta dal decreto legislativo 153 del 1999 rende possibili operazioni di fusione se preventivamente autorizzate dal Tesoro. Per farlo bisognerebbe prima sciogliere i due partner e poi costituire una nuova fondazione con il patrimonio di entrambi. Malgrado queste difficoltà tecniche comunque l’operazione sarebbe praticabile e i candidati potenziali per i salvataggi non mancano. Ad esempio si guarda alle mosse della Fondazione CariVerona che l’anno scorso aveva messo nel mirino i quattro enti azionisti di Banca delle Marche. Al momento comunque non c’è ancora nulla di concreto, mentre da oggi i vertici delle fondazioni dovranno fare i conti con il nuovo drammatico quadro finanziario in un contesto di grande incertezza.

Lunedì intanto anche i sindacati del credito avrebbero incontrato i segretari dei principali sindacati del credito. Al centro dell’incontro ci sarebbero state le problematiche occupazionali legate ai salvataggi, ma anche gli eventuali effetti dell’operazione sui risparmiatori retail. «Al governo chiediamo un impegno concreto per tutelare i risparmiatori ed evitare che la situazione degeneri, come dimostrano le reazioni di questi ultimi giorni», ha spiegato Lando Sileoni, segretario generale della Fabi. Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso Agostino Megale, numero uno della Fisac-Cgil: «È difficile immaginare un recupero integrale delle somme perse, ma servono forme di indennizzo che tutelino i risparmiatori con una specifica clausola correttiva di tipo sociale». (riproduzione riservata)

 

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