Home Articoli MPS, SILEONI: “RENZI INTERVENGA IN SEDE EUROPEA” – TUTTA LA STAMPA

MPS, SILEONI: “RENZI INTERVENGA IN SEDE EUROPEA” – TUTTA LA STAMPA

di Redazione

Crisi Mps, titolo in caduta.  Sileoni interviene con forza: “Renzi intervenga in sede europea”.

Le dichiarazioni del Segretario generale FABI sulla stampa di oggi

————————

CORRIERE DELLA SERA

Titolo giù del 19,3%, mossa antispeculativa della Consob Vietate da oggi le vendite allo scoperto. Il governo accelera sul decreto per i rimborsi dei bond Etruria

La città L’allarme del sindaco della città, Valentini: servono misure risolutive e tempestive

ROMA Il problema ormai è esploso, e il governo accelera i piani per la messa in sicurezza delle banche e soprattutto del Monte dei Paschi, la più debole, presa di mira dal mercato. Ieri il titolo ha avuto un nuovo crollo in Borsa, dove ha accumulato una perdita del 30,6% in due sedute, che ha portato la quotazione al minimo storico di 0,26 euro. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, garantisce che il governo opera per «minimizzare l’instabilità». Ma la preoccupazione dell’esecutivo è molto forte, accentuata dall’enfasi della stampa internazionale sui problemi delle banche italiane. La Consob, l’autorità di controllo sulla Borsa, ha intanto vietato per tutta la giornata di oggi le vendite «allo scoperto» delle azioni Mps, nell’intento di frenare la speculazione. Ma l’esecutivo studia altre misure, che si stanno faticosamente negoziando con Bruxelles, e punta a sbloccare nel più breve tempo possibile i rimborsi per gli obbligazionisti delle quattro banche messe in risoluzione nel 2015. Prima che scoppino altri problemi. Il rischio che un intervento pubblico nel salvataggio delle banche in difficoltà (oltre a Mps, tra i casi più delicati c’è anche Carige), per il rigore delle regole Ue sugli aiuti di Stato, comporti il sacrificio degli obbligazionisti, è elevato. Anche per questo, da ieri, l’ondata di vendite ha colpito pure i bond del Monte Paschi, con cali tra il 10 ed il 20%. Il negoziato con la Ue, ora in stallo, verte proprio su questo punto. Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, ricorda che le regole permettono «un sostegno finanziario pubblico straordinario per garantire la stabilità finanziaria senza attivare la risoluzione. Ciò si applica solo a istituzioni solventi ed è soggetto — dice — a condizioni precise e rigorose insieme al controllo degli aiuti di Stato». Palazzo Chigi, anche pensando al referendum costituzionale, vuole evitare a tutti i costi altri danni ai risparmiatori, il Tesoro appare un po’ meno ottimista. Tutti, però, sono convinti che occorra fare qualcosa. La Bce ha appena chiesto a Siena di vendere altri 10 miliardi di sofferenze. E si teme che gli «stress test» di fine luglio sulla tenuta delle banche evidenzino un nuovo fabbisogno di capitale per il Monte, appesantito da sofferenze elevatissime. Ieri, da Siena, è arrivato anche l’allarme del sindaco, Bruno Valentini, che ha chiesto al governo «misure tempestive e risolutive» per salvare il Monte a tutti i costi, dentro o fuori le regole Ue. E quello dei sindacati bancari. «Reni non lasci fare ai burocrati e si faccia rispettare» ha detto Lando Sileoni, segretario della Fabi. Domani, in città, si riunisce il cda della banca per rispondere alla richiesta Bce di accelerare la cessione delle sofferenze. I senesi, intanto, si interrogano sui 5o milioni che il Monte ha appena conferito ad Atlante, che dovrebbe salvare le banche, per non dire dei 5o pagati lunedì al Tesoro in cash, invece che in azioni.

————

IL MESSAGGERO

Mps crolla in Borsa aiuti di Stato in salita piano B del governo

Nuovo tonfo: -20%. Stop vendite scoperte I fondi valutano una causa contro la Bce

Nuovo crollo del titolo in Borsa (-20%) in due anni bruciati 7 miliardi di valore ` La Consob vieta le vendite allo scoperto I fondi valutano una causa contro la Bc Ieri Tononi e Viola hanno incontrato tesoro e bankitalia irritazione in atlante contro penati mentre si cercano altri soci caso banche

ROMA Governo e Bankitalia in stato di massima allerta per il Montepaschi, ormai in balìa della volatilità dopo il diktat Bce sulla vendita di 9,6 miliardi di sofferenze entro il 2018. Il piano di emergenza abbozzato attorno all’intervento di Atlante sugli Npl e alla ricapitalizzazione “precauzionale” che sarebbe una delle pochissime soluzioni consentite da Bruxelles, non fa passi in avanti. Come sarebbe emerso ieri al termine di una giornata frenetica nella quale, secondo quanto ricostruito dal Messaggero presso fonti di Via XX Settembre, ci sarebbe stata una lunga riunione a Roma tra il vertice della banca senese (il presidente Massimo Tononi e l’ad Fabrizio Viola) con alti rappresentanti del Tesoro, alla presenza di esponenti di Bankitalia, mentre il titolo viveva un’altra giornata drammatica bruciando il 19,4% a 0,26 euro che, sommato al crollo della seduta precedente, porta a una perdita di 344 milioni in due giorni, con un valore di Borsa sceso a 778 milioni (in due anni sono di fatto andati in fumo 7 miliardi degli 8 di aumento di capitale). A questi prezzi c’è più di un timore da parte delle Autorità monetarie e di Vigilanza, di take-over da parte di qualche investitore raider. Sotto tensione anche i bond subordinati: hanno un valore che si aggira sui 6 miliardi e il mercato teme che nel caso di burden sharing, cioè la condivisione dei rischi prevista dall’art. 132 della direttiva Brrd, dopo gli azionisti ci rimettano propri i detentori delle obbligazioni. Per tutti questi motivi la Consob ha vietato per l’intera giornata borsistica odierna le vendite allo scoperto, ma non basta. Occorre che il mercato abbia segnali forti e decisi nel senso dell’alleggerimento degli Npl che è il vero tallone d’Achille. Purtroppo Atlante ha disponibilità limitate: gli sono rimasti 1,7 miliardi dopo averne investiti 1,5 per l’aumento della Popolare di Vicenza e 1 per quello di Veneto Banca. Nelle ultime ore, i calcoli e le valutazioni fatte avrebbero fatto emergere l’incongruità delle risorse. In tutto questo, c’è l’irritazione degli investitori istituzionali che assistono all’impoverimento dell’investimento: 5-6 di loro ieri hanno avuto una riunione a Milano con i legali di un primario studio legale internazionale. Sono intenzionati a una class action contro la Bce per la pretestuosità delle argomentazioni alla base dello stillicidio sul titolo. SI TORNA A GUARDARE AD UBI Il governo è mobilitato a rimpinguare le casse del fondo, con pressing a tutto campo, presso gli attuali investitori e anche di quelli nuovi: allertati fondi investitori ma anche importanti società di investimento estere guidate da imprenditori italiani molto accreditati. C’è da rimarcare che Alessandro Penati, presidente di Quaestio, la sgr che gestisce Atlante, è nel mirino del comitato degli investitori del fondo: da giorni i componenti gli stanno sollecitando una riunione per fare il punto della situazione e capire il da farsi. E’ un’altra delle grane che non agevola la situazione compromessa dalle difficoltà di far decollare le soluzioni. La ricapitalizzazione “precauzionale” sta trovando intoppi per applicarla. Ecco perché ieri sera in Via XX Settembre gli sherpa hanno iniziato a lavorare su un piano B che giocoforza, però, deve richiamare in campo gli stessi soggetti come la Cdp. «Auspico che Renzi si faccia rispettare e intervenga in sede europea», ha sollecitato Lando Sileoni, leader del sindacato Fabi. Al tirar delle somme, il mercato sembra da un lato preoccupato dai 46 miliardi lordi di Npl e dall’altro, però, sconta negativamente l’ombra dello stato azionista della banca: Siena tornerebbe indietro al 1995 quando faticosamente e dopo una corsa ad ostacoli, venne privatizzata. Dal governo si guarda Ubi come una delle poche soluzioni di mercato. Da ieri l’ad Victor Massiah è a Londra in road show: ma un suo rappresentante segue costantemente il dossier presso il Tesoro. Comunque il banchiere, in ottimi rapporti con Piercarlo Padoan, ha fatto sapere che prima va risolto il nodo degli Npl. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Rosario Dimito


MILANO FINANZA

IL TRACOLLO DI MPS CHIEDE RISPOSTE CELERI MA IL NEGOZIATO CON LA UE NON E SEMPLICE Il mercato mette fretta a Renzi

Il governo e Bankitalia si fanno forza con l’apertura della Bce sugli aiuti di Stato, la Commissione Ue però fa resistenza. Qualche novità forse nel fine settimana. Intanto la Fabi invoca la bad bank

DI ANTONIO SATTA

Ondata di vendite che sta trascinando giù vorticosamente il titolo del Monte dei Paschi ha preso in contropiede il governo e anche la Banca d’Italia, impegnati entrambi in una difficile triangolazione con Bruxelles e Francoforte per trovare una soluzione valida non solo per Mps, ma anche per le altre banche italiane impiombate da troppi crediti deteriorati. Il governo ha spiegato che non intende fare corse in avanti e del resto è evidente che anche proporre soluzioni non concordate con la Commissione Ue o addirittura contrarie alle regole comuni, non verrebbe accolta bene dai mercati. Quindi la condizione è che si arrivi a un’intesa, ma la trattativa finale non è ancora cominciata, mentre sono in corso frenetiche consultazioni informali tra tutti i soggetti per delimitare il campo delle ipotesi. Il governo, per la verità, alcuni paletti li ha posti facendo tesoro di quanto accaduto a fine dicembre con la risoluzione di Etruria e c. Lo fanno capire le stesse parole pronunciate da Matteo Renzi alla Direzione Pd: «Noi non abbiamo salvato i banchieri, ma i correntisti». II che significa che per Mps non si escludono sacrifici per gli azionisti ma nessun onere dovrà cadere sui clienti retail, che siano correntisti od obbligazionisti. II governo, insomma, vuole evitare una nuova ondata di sfiducia sulle banche ed è consapevole che l’apertura della Ue rispetto alla garanzia pubblica fino a 150 miliardi a sostegno della liquidità non basta affatto. L’esecutivo punta a portare a casa un via libera sul rafforzamento del Fondo Atlante o la discesa in campo di altri veicoli del genere per assorbire buona parte degli Npl. Dalla Bce è arrivato un assist importante, con l’affermazione di Ignazio Angeloni, membro del consiglio di vigilanza non sempre in accordo con la casa madre Bankitalia. La funzione Ue di controllo sugli aiuti di Stato «avrà bisogno di essere ridefinita», ha detto, e proprio di un allentamento dei limiti agli aiuti di Stato è quello di cui ha bisogno Renzi. Ma la Bce è anche, di fatto, responsabile dell’aggravamento della crisi di mercato di Mps, per effetto della sua richiesta di accelerare la cessione di npl per almeno 10 mld. La banca senese ha avuto tempo fino a venerdì 8 luglio per presentare le proprie argomentazioni a risposta dei rilievi di Francoforte. E 1’8 luglio è anche il giorno dell’Assemblea nazionale dell’Abi, dove a fianco del presidente dell’associazione, Antonio Patuelli, prenderanno la parola sia il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan sia il governatore Ignazio Visco. Sarà quella l’occasione nella quale governo e Bankitalia cominceranno a scoprire le loro carte. Non basteranno, infatti, le parole pronunciate ieri dal ministro all’assemblea annuale dell’Ania. «Il ruolo della politica economica in senso lato è minimizzare l’instabilità di breve termine. E visto che si parla di strumenti, ricordo lo strumento precauzionale per la liquidità che è a disposizione se necessario». I sindacati sono già sul piede di guerra, in una nota congiunta la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan ed il segretario generale della First Cisl, Giulio Romani, si dicono esterrefatti. «Per la seconda volta, dall’inizio dell’anno, il Monte dei Paschi di Siena finisce sotto il tiro della speculazione e come in passato, nessuno interviene per fronteggiare questo assalto». Mentre il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, invita il premier a gettare il cuore oltre l’ostacolo. «Verso il settore bancario italiano c’è un atteggiamento di netta chiusura da parte della Bce e della Commissione europea. Se lasciamo fare a dei burocrati che applicano solo formule matematiche, rischiamo che crolli l’industria bancaria italiana. Auspico che Renzi si faccia rispettare e che intervenga in sede europea affinché per Mps si possa applicare la soluzione della good bank e bad bank. E indispensabile che siano mantenuti gli attuali livelli occupazionali e l’italianità del Gruppo. E necessario, inoltre, costruire le condizioni per un’aggregazione che crei valore per dipendenti, clienti e azionisti».

————

IL TEMPO

In Borsa Dopo la lettera Bce che chiede meno sofferenze è fuga di azionisti e obbligazionisti

Il mercato non si fida e Monte Paschi trema Perde il 20% in un giorno. Ora vale 777 milioni Sileoni (Fabi) «Renzi si faccia rispettare Serve una bad company»

 Filippo Caleri

È quasi un assalto, forse l’ultimo quello che la speculazione sta dando al Monte dei Paschi di Siena. La banca più antica del mondo, dopo innumerevoli aumenti di capitale e l’ingresso dello Stato nella compagine societaria, ha mandato in fumo oltre 200 milioni di capitalizzazione nella seduta di ieri. La società in Borsa vale ora 777 milioni mentre lunedì il valore era di 981 milioni. Il copione è sempre lo stresso: titolo a picco in Borsa, e fuga degli obbligazionisti. Una caduta iniziata due giorni fa dopo la voce grossa della Banca Centrale Europea che, con una lettera ufficiale, ha chiesto di raddoppiare il taglio delle sofferenze nette (da 5,5 miliardi a 9,6 miliardi) rispetto a quanto previsto dal piano de12015. Un colpo che ha provocato il panico in Borsa al punto che la la Consob ha dovuto sospendere la vendita allo scoperto del titolo per evitare speculazioni ancora più importanti. Ieri però l’azione ha chiuso con una discesa in picchiata del 19,4%. Insomma un terremoto che potrebbe generare un allarme-liquidità se si registrassero fughe da parte dei correntisti. E che ha comunque spaventato gli obbligazionisti subordinati, quelli che sulla scorta del crac Etruria, potrebbero vedere azzerato il loro investimento. Ieri hanno venduto a piene mani i bond subordinati con cali del 10%. Una storia che si ripete. L’ammontare delle sofferenza è la grande zavorra della banca senese e non accenna ad alleggerirsi: nonostante le dismissioni del 2015 lo stock di crediti deteriorati resta a quota 24 miliardi (47 miliardi lordi). Una prova che la cura in corso non funziona e che serviranno misure più incisive per tentare di salvare l’istituto senese. Peraltro, l’ipotesi di vendere gli Npl (i Non performing loans) al fondo Atlante, a cui restano in dotazione solo 1,75 miliardi, significherebbe per la banca dover scrivere in bilancio importanti perdite e costringere il vertice guidato dall’ad Fabrizio Viola a varare l’ennesimo aumento di capitale. Un’ennesima salassata per i soci che, negli ultimi due aumenti effettuati per complessivi 8 miliardi, hanno visto andare quasi interamente in fumo i loro fondi. Ed è molti difficile pensare che la banca senese abbia la reputazione necessaria per ripresentarsi al mercato e chiedere soldi, considerato anche le turbolenze seguite alla Brexite le recenti esperienze fallimentari di ricapitalizzazione della banche venete salvate da Atlante. L’altra strada, di salvataggio, passa obbligatoriamente per gli aiuti di Stato. Da due settimane i contatti tra Siena, Roma e Milano si sono infittiti e gli scenari immaginabili sono due: intervento diretto attraverso con iniezione di liquidità (con l’arrivo dei Padoan-bond dopo i Tremonti e i Monti bond) oppure creazione dellabad-bank, come piùvolte auspicatae chiesta dallo stesso Viola. Per arrivare a quest’ultima strada però bisognerebbe bypassare Bruxelles che ad oggi concederebbe soltanto la deroga all’intervento diretto dello Stato. Intanto, anche dal mondo dei sindacati si torna a lanciare questa ipotesi con il leader della Fa-bi, Lando Sileoni, che ha chiesto a Renzi di farsi rispettare e di intervenire in sede europea affinché per il Monte «si possa applicare la soluzione della good bank e bad bank, garantendo cosl gli attuali livelli di occupazione».

————

LA NAZIONE – IL RESTO DEL CARLINO – IL GIORNO

Mps sprofonda, Siena sotto choc «Fermate le speculazioni o è la fine» Mai così basso il valore delle azioni. La Fabi: serve una bad bank

CROLLO IN BORSA La Consob vieta vendite allo scoperto, il titolo capitalizza solo 770 milioni Francesco Meucci

SIENA IL SIGNORE si stringe nelle spalle mentre esce dall’agenzia del Monte dei Paschi in piazza Salimbeni a Siena. Lui, come migliaia di altri senesi, vive in modo disincantato le vicende della banca cittadina. Non ha ancora ritirato i risparmi, ma, ovviamente, ci pensa su. Come qualcuno ha già fatto ai primi dell’anno, quando il titolo crollò nel giro di pochi giorni da poco sopra l’euro a 50 centesimi. D’altronde, tra Siena e la banca oggi guidata dall’ad Fabrizio Viola (nella foto) e dal presidente Massimo Tono-ni, c’è stato per secoli un legame filiale: la citta era la banca e viceversa. Ma oggi è diverso. Ieri, con il titolo sprofondato a 0,26 euro per azione — a inizio anno valeva 1,23 e negli anni d’oro si aggirava attorno ai 4 — la città sembrava stordita sì, ma pienamente consapevole della propria impotenza. Come se un po’ tutti si attendessero di arrivare a un passo dal baratro e di dover — ancora una volta — confidare in un salvataggio dall’esterno. OGGI l’àncora è l’Europa, in passato sono stati i Monti-Bond; mentre sono lontanissimi i tempi in cui la Fondazione deteneva il 50% e Siena si sentiva una capitale della finanza internazionale. A quell’epoca gli utili ricadevano sul territorio sotto forma di erogazioni della Fondazione: nel 2005, prima dell’acquisto di Antonveneta, furono circa 200 milioni, oggi da tempo sono pari a zero. Ma la realtà è questa: il Monte vale circa un terzo in meno della Popolare di Sondrio: 770 milioni contro 974 milioni dei lombardi. A Sondrio si gestiscono attività per 36 miliardi, a Siena 173 e la Popolare ha 4,3 miliardi di sofferenze lorde su 26 miliardi di crediti totali, mentre in Mps le sofferenze sono circa 44 miliardi su 113. È questo ciò che resta di una banca che dieci anni fa dettava legge sul mercato e che oggi vede vietarsi dalla Consob le vendite allo scoperto per tutta la giornata. Un segnale positivo potrebbe arrivare dalla semestrale, attesa per fine mese, i cui conti dovrebbero essere in linea con l’andamento positivo dell’ultimo bilancio. MA SIENA è avvezza a questo andazzo. Dopo la gestione Mussari ha conosciuto un quasi tracollo, l’onta delle inchieste, il salvataggio da parte dello Stato e due aumenti di capitale che hanno reso la banca liquida fino a ridurre il peso della Fondazione all’1,49%. Un boccone amaro per un città di neanche 60mila abitanti dove il Monte dà lavoro a 2.500 persone e l’economia locale gira grazie alle pensioni degli ex dipendenti. L’unico che ieri ha parlato è stato il sindaco, Bruno Valentini. I suoi predecessori sceglievano i vertici della banca, lui oggi è costretto a chiedere l’intervento dell’Europa: «Bloccare la speculazione è possibile ottenendo soluzioni analoghe a quelle utilizzate per la salvaguardia banche di altri Paesi». Concetti ribaditi da Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, che si appella a Renzi affinché «si possa applicare la soluzione della good bank e e della bad bank, garantendo così gli attuali livelli di occupazione».

————

IL MATTINO

L’allarme banche

Mps precipita aiuti di Stato ancora in salita. Il titolo Montepaschi precipitato in Borsa. Una caduta che ha fatto aprire la Bce all’ipotesi di un intervento pubblico magli aiuti di Stato restano in salita.

L’allarme Mps, altro crollo: governo in affanno timori dall’Europa Aiuti di Stato in

salita, il Tesoro contatta Ubi Il Financial times: «Renzi dalla parte giusta» I dubbi Siena perde un ulteriore 19 per cento Vietate da Consob le vendite allo scoperto

ROMA. Governo e Banktalia in stato di massima allerta per il Montepaschi, ormai in balla della volatilità dopo l’alto-là della Bce di vendere 9,6 miliardi di sofferenze entro il 2018. Il piano di emergenza abbozzato attorno all’intervento di Atlante sugli npl e alla ricapitali77azione “precauzionale” che sarebbe una delle pochissime soluzioni consentite da Bruxelles, non fa passi in avanti. Come sarebbe emerso ieri al termine di una giornata frenetica nella quale ci sarebbe stata una lunga riunione a Roma tra il vertice della banca senese (il presidente Massimo Tononi e l’ad Fabrizio Viola), con alti rappresentanti del Tesoro, alla presenza di esponenti di Banldtalia mentre il titolo viveva un’altra giornata drammatica bruciando il 19,4% a 0,26 euro che, sommata alla discesa della seduta precedente, porta a una perdita di 344 milioni in due giorni, con un valore di borsa sceso a 778 milioni. A questi prezzi c’è più di un fondato timore da parte delle Autorità monetarie e di Vigilanza, di take-over da parte di qualche investitore raider. Sotto tensione anche i bond subordinati: hanno un valore che si aggira sui 6 miliardi e il mercato teme che nel caso di burden sharing, cioè la condivisione dei rischi prevista dall’art. 132 della direttiva Brrd, dopo gli azionisti ci rimettano propri i detentori delle obbligazioni. Per tutti questi motivi la Consob ha vietato per l’intera giornata borsistica odierna le vendite allo scoperto, ma non basta. Occorre che il mercato abbia segnali forti e decisi nel senso dell’alleggerimento degli npl che è il vero tallone d’Achille. Purtroppo Atlante ha disponibilità limitate: gli sono rimasti 1,7 miliardi dopo averne investito 1,5 per l’aumento della Popolare di Vicenza e 1 per quello di Veneto Banca. Nelle ultime ore, i calcoli e le valutazioni fatte avrebbero fatto emergere l’incongruità delle risorse. In tutto questo, c’è l’irritazione degli investitori istituzionali che assistono al depauperamento dell’investimento: 5-6 di loro ieri hanno avuto una lunga riunione a Milano con i legali di un primario studio legale internazionale. Sono intenzionati a una class action contro la Bce per la pretestuosità delle argomentazioni alla base dello stillicidio sul titolo. Il governo è mobilitato a rimpinguare le casse del fondo, con pressing a tutto campo, presso gli attuali investitori e anche di quelli nuovi: allertati fondi investitori ma anche importanti società di investimento estere guidate da imprenditori italiani molto accreditati. Ieri il Financial Times ha dato ragione però a Renzi: «L’Europa ha un problema nel settore bancario», titolava il quotidiano su un intervento di Philipp Hildebrand, vicepresidente del fondo d’investimenti statunitense BlackRock ed ex governatore della Banca nazionale della Svizzera. «L’Ue dovrebbe lasciare che i governi correggano i problemi strutturali che soffocano la crescita», si legge nel sottotitolo dell’articolo. Intanto Alessandro Penati, presidente di Quaestio, la sgr che gestisce Atlante, è nel mirino del comitato degli investitori del fondo: da giorni i componenti gli stanno sollecitando una riunione per fare il punto della situazione e capire il da farsi. E’ un’altra delle grane che non agevola la situazione compromessa dalle difficoltà di far decollare le soluzioni. La ricapitali7 ‘azione “precauzionale” sta trovando intoppi per applicarla. Ecco perchè ieri sera in via XX settembre gli sherpa hanno iniziato a lavorare su un piano B che gioco forza, però, deve richiamare in campo gli stessi soggetti come la Cdp. «Auspico che Renzi si faccia rispettare e intervenga in sede europea», auspica Lando Sileoni, leader della Fabi che il rilancia l’attenzione sui livelli occupazionali. Al tirar delle somme, il mercato sembra da un lato preoccupato dai 46 miliardi lordi di nple dall’altro, però, sconta negativamente l’ombra dello stato azionista della banca: Siena tornerebbe indietro al 1995 quando faticosamente e dopo una corsa ad ostacoli, venne privatizzata. Dal govrno si guarda ad Ubi come una delle pochissime soluzioni di mercato e industriali. Ieri e oggi Victor Massiah è a Londra impegnato nel road show: ieri qualcuno a lui vicino era al Tesoro. Comunque il banchiere che è in ottimi rapporti con Pier-Carlo Padoan ha fatto sapere che prima va risolto il nodo degli npl.

————

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

Banca Mps crolla in Borsa perso il 30% in due sedute

Crollo Monte Paschi obbligazionisti in fuga Pressioni sul governo per la soluzione «bad bank» STOP VENDITE ALLO SCOPERTO Decisione Consob ieri sera. Ardua la strada dell’aumento di capitale «bruciati» i precedenti 8 miliardi

MILANO. Titolo a picco in Borsa, fuga degli obbligazionisti. n film sul Monte dei Paschi di Siena è lo stesso di lunedì dopo il diktat’ della Bce di raddoppiare il taglio sulle sofferenze nette (da 5,5 miliardi a 9,6 miliardi) rispetto a quanto previsto dal ‘capital plan’ del 2015. E la reazione in Borsa è stata disastrosa con la Consob che è intervenuta in serata per vietare oggi la vendita allo scoperto. ll titolo ha così chiuso in picchiata del 19,4%, bruciando altri 200 milioni di capitalizzazione (adesso vale appena 777 milioni). E come se non bastasse, in attesa di capire se c’è anche un allarme-liquidità dovuto a eventuali fughe nei depositi, si sono registrate anche forti vendite dal lato dei possessori di bond subordinati con tonfi del 10%. Insomma, quella del Monte dei Paschi sembra una storia senza fine con la mole di stock deteriorati che, nonostante le diverse vendite avvenute nell’ultimo anno (2 miliardi nel 2015 e qualche centinaio di milione il mese scorso), resta ancorata a quota 24 miliardi (47 miliardi lordi). Segno, quindi, che la cura in corso non funziona e che serviranno misure più incisive per salvare una volta per tutte la storica banca senese. Peraltro, l’idea di vendere gli Npl ad Atlante, a cui restano in tasca soltanto 1,75 miliardi, significherebbe per la banca dover scrivere in bilancio importanti perdite e costringere il vertice guidato da Fabrizio Viola a varare l’ennesimo aumento di capitale. Dopo gli ultimi due aumenti per complessivi 8 miliardi, ormai andati quasi interamente in fumo, è difficile credere che l’istituto abbia la credibilità per ripresentarsi di fronte al mercato a batter cassa, viste anche le turbolenze in atto per la Brexit e le recenti esperienze fallimentari delle venete salvate proprio da Atlante. Non a caso gli analisti di Equita, la sim milanese guidata dall’ex presidente di Mps, Alessandro Profumo, ritengono che tagliare i non performing loans al 20% del totale entro 112018, come chiesto dalla Bce, imporrebbe alla banca un nuovo aumento di capitale per altri 2 miliardi di euro e con uno sconto di almeno il 37% (sul Terp). L’altra strada, invece, passa obbligatoriamente per gli aiuti di Stato. Da due settimane i contatti sull’asse Siena, Roma e Milano si sono infittiti e gli scenari più facilmente immaginabili sono due: intervento diretto attraverso iniezione di liquidità (si parla di Padoan-bond magari accompagnato dal fondo Atlante per la parte sugli Npl), oppure creazione della tanto sperata bad-bank, come più volte auspicato dallo stesso Viola. Per arrivare a quest’ultimo scenario però bisognerebbe bypassare Bruxelles che ad oggi concederebbe soltanto la deroga all’intervento diretto dello Stato. Intanto, anche dal mondo dei sindacati si torna a lanciare questa ipotesi con il leader della Fabi, Lando Sileoni, che chiede a Renzi di farsi rispettare e di intervenire in sede europea affinché per il Monte «si possa applicare la soluzione della good bank e bad bank», garantendo così gli attuali livelli di occupazione. Nicola Capodanno ***

————

You may also like

Lascia un Commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.