Home Rassegna Stampa Intanto sul Fondo esuberi i sindacati sono sul piede di guerra (MF, venerdì 8 aprile 2011 – di Gianluca Zapponini)

Intanto sul Fondo esuberi i sindacati sono sul piede di guerra (MF, venerdì 8 aprile 2011 – di Gianluca Zapponini)

di Redazione

A meno di dieci giorni dalle prove di negoziato tra Fabi e Abi, in merito all’aumento di 204 euro per ogni bancario di terzo livello (andato in scena nel corso del 117esimo congresso della Fabi, lo scorso 29 marzo), tra le due parti si respira già aria di battaglia. Stavolta però, la miccia non è una busta paga più gonfia, ma il Fondo esuberi, l’ammortizzatore sociale destinato a sostenere i dipendenti sulla via del prepensionamento. L’Associazione Bancaria Italiana ha infatti deciso di interrompere la procedura di accesso volontario al fondo. Una scelta che della sostanza cambia poco (i dipendenti potranno ugualmente accedere al fondo), ma che sul piano politico ha punto nel vivo la Fabi: l’interpretazione data al gesto, è stata quella di un vero e proprio passo indietro nel il dialogo con i lavoratori. Le banche hanno infatti rinunciato, spiegano dalla Fabi, a una consuetudine di lungo corso. Il colpo di mano dell’Abi ha suscitato le ire del segretario generale della Fabi (maggiore sindacato del mondo del credito), Lando Sileoni, che non ha perso tempo a sparare a palle incatenate contro palazzo Altieri. «La decisione dell’Abi di interrompere la procedura di accesso al fondo, rappresenta una dichiarazione di guerra alle organizzazioni sindacali e ai lavoratori del credito, proprio nel giorno in cui era stata presentata alla stampa la piattaforma rivendicativa sul nuovo contratto nazionale». Dentro le stanze del sindacato, insomma, la misura appare colma. «È il momento che alle parole seguano i fatti», ha proseguito Sileoni. «Unitariamente valuteremo nei prossimi giorni tutte le iniziative da intraprendere», ha fatto sapere il sindacalista. E sul perché della mossa dell’Abi, il numero uno della Fabi si è fatto qualche idea. «Chiaro è che all’interno dell’Abi sta prevalendo quella componente rappresentata dalle piccole e medie banche che ha imposto e ottenuto una decisione che peserà immediatamente nelle relazioni sindacali dei Gruppi bancari». Nella nota di denuncia verso la condotta dell’Associazione guidata da Giuseppe Mussari, Sileoni fa notare come sia grottesca «la decisione di far decorrere questa disdetta dal 1 luglio 2011, decisione presa al solo scopo di permettere al gruppo Intesa, la gestione di un piano industriale che parte inevitabilmente in salita». A detta del sindacalista, «l’Abi vuole tentare di distruggere un’intera categoria di lavoratori per colpa dell’inadeguatezza della propria classe dirigente che», rincara ulteriormente la dose Sileoni, «non è stata in grado, nonostante la disponibilità dimostrata dalle organizzazioni sindacali, di condividere una soluzione sui costi del fondo esuberi». Adesso la questione potrebbe spostarsi all’interno degli istituti, con il rischio di un acuirsi dello scontro. A sottolinearlo è lo stesso Sileoni che, conclude, «con la decisione odierna i problemi saranno inevitabilmente trasferiti nelle aziende e nei gruppi bancari, a partire dal prossimo piano industriale del Gruppo Intesa».

(MF, venerdì 8 aprile 2011 – di Gianluca Zapponini)

 

 

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