L’Unesco denuncia lo stato di abbandono delle due statue e minaccia di commissariare l’Italia per il degrado di Pompei
Scritto da Paolo Ribichini il 9 luglio 2013
La denuncia dell’Unesco. Così, dopo Pompei, l’agenzia dell’Onu se la prende con la gestione scandalosa dei Bronzi di Riace. “La situazione dei Bronzi, abbandonati da oltre 1.290 giorni nella sede del Consiglio regionale calabrese a causa del protrarsi dei lavori di restauro del Museo della Magna Grecia, è una vergogna sia dal punto di vista della cura dei beni culturali sia dell’immagine internazionale del nostro Paese”, scrive in una nota Giovanni Puglisi, presidente della commissione per l’Italia dell’Unesco.
Il crollo del turismo. Per tre anni i turisti italiani e stranieri non hanno potuto ammirare i Bronzi e il Museo. Cosicché la stessa Reggio Calabria ha visto crollare il numero dei turisti, con ripercussioni considerevoli anche sul piano economico. Il sito web del Museo oggi spiega che la struttura è chiusa per restauro, senza indicare una data di riapertura e soprattutto senza indicare in altre lingue questo disservizio. E c’è chi giura di aver visto turisti tedeschi recarsi al museo, dopo un viaggio lunghissimo, per trovare la struttura chiusa. Poi con il web “la frittata è fatta”: sui forum per turisti le critiche si moltiplicano in maniera esponenziale, una pessima pubblicità per una città del sud che potrebbe avere molto da quello che la storia ha lasciato.
Pompei a rischio commissariamento. Stesso discorso per Pompei. La città sepolta e ritrovata oggi si sta lentamente sgretolando. I soldi per i restauri non ci sono ma soprattutto è la gestione dell’area che lascia alquanto a desiderare. Il sito archeologico rischia il commissariamento da parte dell’Unesco se entro il 31 dicembre lo Stato italiano non prenderà seri provvedimenti di salvaguardia e cura della città. Manca una biglietteria per i gruppi ed è assente la possibilità di prevendita online. Il sito web ha un’area in inglese, ma cliccando sul bottone “english” si può leggere un testo alquanto esplicativo: “Under construction”. A tutto questo si aggiunge la piaga delle guide non autorizzate che non subiscono di fatto alcuna seria sanzione.
Insomma, nonostante campagne elettorali giocate proprio sul vanto di essere il paese con il maggior numero di siti protetti dall’Unesco, non facciamo nulla o quasi per salvare un patrimonio che è veramente inestimabile e che può essere il volano sul quale far ripartire l’economia italiana.