Home Dal Web "L’esodo globale e l’Europa inesistente" (da L'Espresso.it, venerdì 24 aprile 2015)

"L’esodo globale e l’Europa inesistente" (da L'Espresso.it, venerdì 24 aprile 2015)

di Redazione

– L’esodo globale e l’Europa inesistente –

Fenomeni come le grandi migrazioni non possono essere affrontati guardando agli interessi nazionali

dal blog “Vetro Soffiato”

-di Eugenio Scalfari-

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Prosegue la stagione tragica degli sbarchi di emigranti africani che partono dalla libia con direzione italia per poi proseguire, molti se non tutti, verso altri paesi europei.

Stagione terribile per diverse ragioni, spesso opposte perché opposte sono le motivazioni. Terribile perché semina il Mediterraneo di morti; terribile perché riempie l’Italia e in particolare le nostre regioni meridionali di clandestini; terribile perché l’Europa non interviene e ci lascia soli a fronteggiare una situazione sempre più difficile e infine terribile perché l’ondata di immigranti non avrà fine, questi migranti vengono dall’Africa centrale e fuggono da un vero inferno di povertà, di schiavitù, di terrore. Sono milioni di persone ad alta natalità, sicché questo fenomeno è destinato a durare almeno per altri trent’anni e farà dell’Europa un continente meticcio.

A giudicare la situazione di oggi la prima conclusione è che nel tratto di mare tra la costa libica e quella italiana c’è una guerra vera e propria e i morti in mare ne sono la prova: sommando le cifre degli ultimi cinque anni il totale oscilla tra i ventimila e i venticinquemila annegati.
Papa Francesco prega e interviene quasi quotidianamente invocando e pretendendo che quelle persone siano salvate e fraternamente accolte dai Paesi di destinazione. La Lega di Salvini vorrebbe invece che fossero militarmente respinti non appena escano dalle acque territoriali libiche o addirittura sulle coste di quel paese di partenza, mobilitando marina e aviazione militari. Queste sono le due motivazioni estreme: pietà e fraternità da un lato, brutale egoismo repressivo dall’altro.
La nostra posizione, per quello che può valere, è molto vicina alla prima tesi e lontanissima dalla seconda. Ma le posizioni teoriche contano assai poco se non si individuano e non si perseguono gli strumenti che possano renderle concrete e attuabili.
Il primo strumento è la mobilitazione dell’intera unione europea per far fronte all’emergenza. L’istituzione europea che dovrebbe intervenire con grande fermezza è la Commissione, autorizzata dal Parlamento di Strasburgo e condivisa dai 28 Stati membri della Ue. A parole sia la Commissione sia il Parlamento sono d’accordo per intervenire in forza ma molti degli Stati del Centro e del Nord d’Europa non ne vogliono neppure sentir parlare e quindi per ora l’Italia è sola e insufficiente.
Il nostro governo a sua volta, a parole protesta contro l’immobilismo europeo ma la sua azione per mettere in mora l’Europa è pressoché inesistente. Bisognerebbe affrontare il tema con il vigore e vorrei dire la rabbia che l’inadempienza dell’Europa ampiamente richiede.
Il nostro governo nella persona del presidente del Consiglio dovrebbe “ricattare” l’Europa dicendo che se non interverrà massicciamente con mezzi finanziari e mezzi navali che possano aiutarci a soccorrere quegli infelici, l’Italia voterà contro qualsiasi tema che richieda l’unanimità del voto nel Consiglio dei ministri europeo. «Voi ve ne infischiate dell’immigrazione e noi paralizziamo l’Europa»: questo secondo me è lo strumento politico che abbiamo in mano, l’unico in grado obbligare gli altri Stati a farsi carico del tema in questione.
Ma qui siamo ancora nel quadro dell’emergenza. Quel quadro va superato perché, come già scritto prima, il fenomeno delle migrazioni di massa è destinato a durare fino al 2050 e forse anche di più. La società globale in cui viviamo vedrà in prospettiva una quantità di migrazioni tra i cinque continenti che compongono la terraferma del pianeta. Interi popoli cambieranno residenza e le singole etnie sono destinate a mescolarsi tra loro. Questa nuova distribuzione degli abitanti del pianeta è uno dei fenomeni più imponenti che nascerà, anzi è già nato, dalla globalizzazione del nostro pianeta e pone all’Europa l’imprescindibile necessità di trasformarsi istituzionalmente in uno Stato federato, con il relativo declassamento politico degli Stati nazionali. Soltanto gli Stati Uniti d’Europa possono affrontare i problemi che ci sta già ponendo e sempre più ci porrà la società globale.

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