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Marchesi: le isole care a Gauguin (da La Stampa.it, venerdì 7 marzo 2014)

di Redazione

07/03/2014 – POLINESIA FRANCESE: ISOLE MARCHESI

Marchesi: le isole care a Gauguin

L’arcipelago polinesiano amato dal pittore che qui scelse di morire, colpisce con scenari da sogno tra i quali si celano baie naturali, pittoreschi villaggi e antichi siti archeologici

©I VIAGGI DI MAURIZIO LEVI – Una splendida veduta delle Isole Marchesi
 
 – ELEONORA AUTILIO (NEXTA) –

 

Selvagge, magnifiche e lussureggianti, le Isole Marchesi sono uno di quei luoghi che inducono quasi a pensare che il tempo possa effettivamente fermarsi e preservare quanto di più bello madre natura prima, e le civiltà del passato poi, hanno lasciato su queste terre nel corso dei secoli. Il più affascinante biglietto da visita di questo arcipelago del Pacifico, il più settentrionale della Polinesia Francese, sono certamente i suoi scenari incontaminati, fatti di massicce cime vulcaniche che troneggiano, ricoperte di una vegetazione tanto rigogliosa quanto fitta e impenetrabile, su coste frastagliate e baie naturali bagnate da un mare cristallino ma talvolta prorompente e impetuoso, perchè non arginato dalla barriera corallina.

Queste terre vicine all’equatore, remote ed abitate per secoli dalle sole popolazioni cannibali Taipì, sono state per molto tempo considerate troppo insidiose dai colonizzatori occidentali e con la loro natura affascinante ma indomabile, hanno respinto, nel corso della storia, esperti navigatori del calibro di Magellano, Cook e De Bougainville. Raggiunte dai conquistadores soltanto nel XVI secolo, queste isole vantano insediamenti ben più antichi, risalenti al I secolo a.C. quando vi approdarono le prime popolazioni di origine polinesiana. Le testimonianze delle antiche civiltà che le abitarono sono ancora ben visibili ed hanno dato vita a siti archeologici di grande fascino e suggestione che evocano rituali ancestrali e tradizioni ormai sopite. Non è, dunque, un caso che le Isole Marchesi, in lingua locale Henua Emana (la Terra degli Uomini) vengano considerate il “polo culturale” più vivo della Polinesia dove è ancora ben radicata una fiorente tradizione artigianale e dove è nata l’antica arte del tatuaggio.

Oggi questo arcipelago si presenta come una di quelle mete ancora poco battute dal turismo di massa e scarsamente popolate. Solo sei delle sue 14 isole sono, infatti, abitate ma proprio per questo hanno mantenuto inalterate le loro atmosfere autentiche che nei secoli passati hanno toccato le corde più profonde di animi sensibili alla bellezza e alla contemplazione come quelli del maestro della pitturaGauguin che concluse la propria esistenza sull’isola di Hiva Oa dove produsse alcune delle sue tele più belle, o del musicista Jacques Brel, che riposa a pochi passi dal pittore, o ancora di avventurieri e scrittori come Herman Melville, Robert Louis Stevenson e Jack London.

Proprio l’isola di Gauguin e Jacques Brel è considerata una delle più affascinanti dell’arcipelago. Sul suo territorio sono, infatti, conservati i più grandi Tiki di tutta la Polinesia, monumentali totem di pietra dedicati alle divinità locali che ricordano i Mohai dell’Isola di Pasqua che punteggiano un territorio ricoperto da una vegetazione lussureggiante fatta di frutti spontanei, piantagioni di cocco e di vaniglia. A Hiva Oa, inoltre, si può visitare lo spazio Pual Gauguin, dove ammirare alcune opere del pittore e la ricostruzione della Maison du Jouir, la sua abitazione.

L’isola più grande e più visitata è, però, quella di Nuku Hiva che conta oltre 2.000 abitanti. Qui sono concentrati, infatti, alcuni dei più pittoreschi villaggi dell’arcipelago tra i quali spiccano Taiohae, centro economico dell’arcipelago, Taipivai, di cui parla Melville in uno dei suoi romanzi, e Anhao, che custodisce la più piccola chiesa cattolica delle Isole Marchesi. Non lontano da Taiohae, inoltre, le magnifiche cascate di Hakaui, tra le più alte al mondo, compiono uno spettacolare salto di ben 350 metri regalando un colpo d’occhio d’eccezione.

Le altre isole dell’arcipelago non sono meno affascinanti, e se a Ua Pou, decantata da Stevenson, ci si può imbattere in siti archeologici di rara bellezza ed in capolavori della natura come i dodici maestosi pinnacoli di basalto, a Fatu Hiva ci si può dedicare al piacevole shopping etnico dei prodotti dell’artigianato locale, come i tapa, i caratteristici tessuti ottenuti dalla corteccia degli alberi. A Ua Huka, infine, i cavalli selvaggi superano di ben tre volte il numero degli abitanti e gli scultori del legno, il museo etnografico e il giardino botanico, permettono di entrare in contatto con i più affascinanti aspetti culturali e naturalistici dell’arcipelago.

Visitare questo splendido angolo di paradiso ed osservare dal vivo le più affascinanti specie animali che lo popolano, prime su tutte quelle di pescecani, razze, delfini e balene, sta diventando sempre più semplice, grazie ai voli aerei che più volte alla settimana collegano l’arcipelago a Tahiti, a 1.500 chilometri di distanza, e alle due strutture ricettive di livello internazionale che sono sorte a Nuku Hiva e a Hiva Oa, rispettivamente il Nuku Hiva Keikahanui Pearl Lodge (Tel. +689 92 07 10) e l’Hanakee Hiva Oa Pearl Lodge (Tel. +689 92 75 87). Grazie, inoltre, alle iniziative di tour operator specializzati come, ad esempio, I Viaggi di Maurizio Levi ( tel. 02 34 93 45 28 – www.viaggilevi.com) si potrà esplorare l’intero arcipelago con una crociera entusiasmante che per 15 giorni solcherà l’Oceano Pacifico alla scoperta degli angoli più affascinanti e remoti delle sue isole. 

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