La multinazionale italiana chiede al gigante russo clemenza verso i trenta ambientalisti arrestati durante un’azione pacifica nell’Artico. Lettera delle madri di Plaza de Mayo a Putin: “Liberateli”. Ancora tensione tra Olanda e Russia: picchiato in casa a Mosca il n. 2 dell’ambasciata dei Paesi Bassi

MOSCA – Si muovono le multinazionali nella vicenda degli attivisti di Greenpeace accusati di pirateria per aver manifestato pacificamente nell’Artico contro la trivellazione petrolifera. L’Eni ha deciso di prendere posizione e l’ha fatto scrivendo al Ceo di Gazprom, il gigante energetico russo contro cui hanno protestato i trenta ambientalisti.
A dare la notizia i parlamentari Michele Anzaldi (Pd), Loredana De Petris (Sel) e Bruno Molea (Sc), che nei giorni scorsi avevano inviato una lettera all’Ad dell’Eni per chiedere un intervento. “Paolo Scaroni, ad di Eni, ha rivolto al Ceo di Gazprom – spiegano i tre parlamentari- un invito affinché la compagnia rivolga alle autorità russe un appello alla clemenza. Ci auguriamo che Gazprom raccolga l’invito. La ricerca di una soluzione equa da parte del vertice della nostra compagnia petrolifera dimostra una grande sensibilità per il diritto e per le posizioni anche diverse”. “Esprimiamo gratitudine e riconoscenza -aggiungono i parlamentari- all’Eni per la scelta di esporsi pubblicamente in questa vicenda, all‘indomani di una decisione incomprensibile dal punto di vista giuridico che danneggia la vita di molti giovani, con il rischio di lasciarli in un carcere russo per 10-15 anni solo per aver manifestato le proprie idee in difesa dell’ambiente. Eni ha deciso di esporsi, pur essendo una società che compete alla pari con le più grandi compagnie del mondo, in un settore complicato come quello energetico”.
L’ appello di Greenpeace per liberare gli attivisti, #FreeTheArtic30, ha fatto il giro del mondo, raccogliendo più di un milione di firme. Hanno aderito anche le Madres de Plaza de Mayo: madri, mogli, amiche e figlie dei desaparecidos scomparsi in Argentina dal 1976 al 1983. In una lettera al presidente Vladimir Putin, le donne argentine scrivono: “Data la natura pacifica della protesta e degli obiettivi dell’organizzazione, troviamo incomprensibile l’arresto e le accuse mosse contro di loro”. E concludono: “Poiché condividiamo il suo entusiasmo verso i giovani che difendono il nostro pianeta, noi le chiediamo di liberare i trenta attivisti affinché possano tornare a casa”.
(immagine di copertina di giornalettismo.com)